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THE WORLD’S ON FIRE – IL SECONDO SINGOLO DI LUX

THE WORLD’S ON FIRE – IL SECONDO SINGOLO DI LUX

Oggi vogliamo parlarvi e presentarvi un cantautore che ha moltissimo da dire, c’è del talento che arde, questo possiamo tranquillamente affermarlo. LuX , il suo nome d’arte sul palco, Luca Tiozzo per tutti e per gli amici, è prossimo alla pubblicazione di un EP che uscirà il prossimo novembre, anticipato dal singolo The World’s On Fire, uscito a fine giugno scorso.
Come ha ribadito l’artista stesso, in un periodo così complesso, “così strano per certi versi, la musica si fa spazio, nasce, cresce e prende forma” e naturalmente siamo d’accordo con lui, tutto questo è una splendida magia e un valore.
Quella di LuX è una storia artistica, una raffinatezza ed una vocalità che aveva incuriosito e favorevolmente accolto il gradimento già dal primo singolo: è un talentuoso rocker, ha una sua attitudine originale, una vocalità
profonda e marcatamente rock, ci avvolge in sonorità internazionali, ha mood e progettualità stimolanti. Anche la scelta di cantare in inglese non è casuale: nel suo caso un’attitudine che stimola sia l’artista che l’ascoltatore – il fruitore di buona musica – a guardare oltre. Una musica resiliente, un lavoro di qualità.
Dopo l’esperienza discografica con i Direzione Oltre Confine e i live con il tributo ai Depeche Mode “Mode Inside”, LuX realizza una progettualità importante che lo rappresenti completamente, utilizzando e sfruttando le sue qualità canore, contornato da eccellenti e ottimi musicisti.
Grinta, raffinatezza, determinazione. Abbiamo raggiunto e intervistato LuX per Tuttorock:

Incontriamo LuX alias Luca Tiozzo. Sei prossimo alla pubblicazione di un EP, prossimo novembre, anticipato con la presentazione del tuo singolo, The World’s On Fire: parliamo di questo singolo, come nasce, qual è il filo conduttore? Hai una voce molto bella e sei molto intenso;
The World’s On Fire nasce in un pomeriggio di dicembre 2020: era uno di quei giorni in cui ci trovavamo in zona gialla. Andai a fare una passeggiata e ricordo benissimo le sensazioni contrastanti che mi attraversavano: da una parte la felicità di essere in “semilibertà”, dall’altra la consapevolezza di essere ancora nel pieno di un periodo storico buio e ostile, ma nonostante tutto decisi di lasciarmi invadere dai migliori pensieri: osservavo le persone, e in quel momento le vedevo serene e felici, come se nulla fosse. Arrivai a casa, presi la chitarra e il brano era lì ad aspettarmi. Per quanto riguarda il filo conduttore, non credo molto nell’avere o seguire un “filo conduttore”. Preferisco farmi trasportare dalle sensazioni del momento, o da ciò che mi ispira di volta in volta. In questo preciso instante, cerco il meno possibile di creare delle barriere tra me e la mia musica, perché credo fortemente che ogni domanda che potrei pormi, sul genere o sound da seguire, sia artisticamente limitante.

Quando lo hai scritto? Come hai vissuto il primo lockdown e l’emergenza sanitaria?
Ho vissuto il primo Lockdown in modo molto sereno, come tanti credo, ma a distanza di tempo, posso dire che probabilmente non ci rendevamo conto realmente di ciò che stava per accadere. Sinceramente ho iniziato a capire che tutto sarebbe cambiato da settembre 2020. Mi auguro che tutto ciò possa finire una volta per tutte, mi auguro che questo “buio” che ci avvolge possa ritornare da dove è arrivato.

Quale sarà l’idea comune del tuo prossimo EP, in uscita in autunno?
Il mio EP sta prendendo forma molto lentamente e questa è sicuramente una delle belle libertà che si può prendere un artista autoprodotto. Ogni giorno ci lavoro un po’, ogni giorno metto insieme un tassello, un pezzo del puzzle che ritengo possa combaciare col resto.

Per un artista, il live e l’abbraccio con il pubblico sono fondamentali. Cosa ne pensi della ripartenza della musica e dello spettacolo in generale?
Per quanto mi riguarda, suonare dal vivo è assolutamente fondamentale e di vitale importanza. I live in Italia DEVONO ripartire al più presto, seguendo la scia di altri Paesi dove la musica si è ripresa già da qualche mese.
La musica è cultura, la musica è ciò che ci fa sognare, la musica ci ricorda che siamo vivi, ma la musica, e il settore dello spettacolo in generale, è anche e soprattutto un LAVORO che mantiene le famiglie di tantissimi operatori dello spettacolo, che in questi mesi si sono visti depredati della propria professione.

Ti rappresenta questo tuo nuovo singolo? E’ autobiografico?

Ogni mio brano mi rappresenta in un modo o nell’altro, se così non fosse, passerei al prossimo… Autobiografico non direi: l’argomento trattato è un qualcosa dove in tanti ci si possono rivedere. The World’s On Fire è la voglia di tornare in quel periodo, quando eravamo felici ma non ce ne siamo accorti abbastanza.

Brucia il mondo, in tutti i sensi. Cosa brucia nel tuo?
Nel mio mondo bruciano tante cose: brucia la poca empatia generalizzata per il prossimo, bruciano le ingiustizie, le diversità sociali, bruciano i pregiudizi, bruciano l’intolleranza e la scarsa coesione…credimi potrei andare avanti per ore, sta a noi cercare di cambiare tutto ciò e io ci credo fortemente.

La location del tuo videoclip è molto particolare, luogo ricco di Storia. Perché questa scelta?
Ero alla ricerca di una location simile, con una storia alle spalle, in luogo immerso nella natura, e grazie ad un’amica conobbi il Castello di Padernello, dimora del 1300 che sorge nella provincia di Brescia. Appena vidi questo luogo me ne innamorai subito: i suoi interni, e le stanze sono un esempio perfetto della bellezza architettonica dell’epoca.
Ho amato lo splendido lavoro dei volontari del castello, impegnati ogni giorno per mantenere la bellezza intatta di questa dimora.
Abbiamo girato alcune clip anche nella parte esterna, sul “Ponte di San Vigilio”, opera dell’artista Giuliano Mauri. Il ponte è stato creato tessendo legno di castagno nel bosco di Padernello, nel rispetto assoluto della natura. Girare questo video è stata davvero una bellissima esperienza.

Alessandra Paparelli