Now Reading
GALIL3O – LIVE A ROMA IL 27 MARZO: UNO SGUARDO AL FUTURO VIVENDO IL PRESENTE

GALIL3O – LIVE A ROMA IL 27 MARZO: UNO SGUARDO AL FUTURO VIVENDO IL PRESENTE

Galil3o, alias Francesco Galioto, in concerto a Roma per presentare il suo album “Volevo fare un disco”.

Si terrà domenica 27 marzo alle 22.00, presso L’Asino Che Vola a Roma – uno dei club più amati della Capitale – il primo concerto di Galil3o per la presentazione live di “Volevo fare un disco”, l’album d’esordio del cantautore romano che sabato 26 sarà anche ospite a Radio Roma, radio e tv, nella trasmissione Radio Roma Magazine.
Grandi emozioni ci attendono. Insieme a lui sul palco sarà presente Francesco Fioravanti, chitarra acustica ed elettrica, Cristiana Della Vecchia, piano & keyboard e direzione musicale, Sara Maragna, piano & keyboard, Martina Bertini, basso elettrico e synth ed infine alla batteria, Riccardo Merlo.

La testa, il cuore, la musica: 

Una fase storica per la musica indipendente, per la musica in generale, dopo due anni di pandemia. La musica è migliore e non chiede altro di rinascere e di suonare live, come auspica Galil3o nell’intervista.
Ora che l’underground ed il mainstream, la corrente più tradizionale, si sono livellati, c’è un futuro tutto da scrivere. Ne parliamo durante la chiacchierata.
Galil3o è un artista raffinato che coniuga il cantautorato più puro anni ’60 e ’70 con la modernità e la ricerca pregiata.  Nel disco, un tratteggio profondo di emozioni sottili e i dettagli che determinano e scandiscono la nostra quotidianità, le piccole cose, le gioie, i dolori ed a volte anche le frustrazioni che rimescolano le carte e mescolano la nostra vita, il nostro quotidiano, le nostre piccole-grandi abitudini. Un disco tutto da ascoltare, i racconti di un quotidiano.
Galil3o nasce musicalmente nel 2015, dopo alcune importanti esperienze con gli FSH.  Vince successivamente lo Spaghetti Unplugged Festival e si esibisce numerose volte al MEI – Meeting degli Indipendenti di Faenza, MEI capitanato dal suo Patron, Giordano Sangiorgi. Nel 2020 Galil3o inizia un nuovo percorso artistico in studio, con la nascita di “Viaggiare leggeri”, “Francesco (esci tutte le sere)” e “QuasiMai”, i tre singoli che hanno anticipato l’uscita dell’album, di cui abbiamo parlato in precedenza. “Volevo fare un disco” è il suo primo lavoro in studio. E possiamo dire, come ci racconta nell’intervista, che si è espletato davvero il suo sogno di bambino.

Un percorso artistico tenuto d’occhio e molto apprezzato dagli addetti ai lavori:
Ricordiamo inoltre che Rai Radio2Indie ha mandato in onda tutti i suoi singoli, inoltre i suoi brani sono stati trasmessi da moltissime radio FM e web diffuse sul territorio nazionale: Galil3o li ha presentati dal vivo a Radio1 Music Club e Radio2 Indie, con un esclusivo live, e nella trasmissione “Sulle strade della musica” di Rai Isoradio.
E chissà se davvero un giorno anche la guerra s’inchinerà al suono di una chitarra: quel che è certo è che alcuni artisti trasmettono emozioni e semplicità, dove le parole non bastano arrivano le note, le emozioni, i colori, le forme, la musica. A volte nella musica troviamo le risposte che cerchiamo, quasi senza cercarle.
Abbiamo intervistato Galil3o per Tuttorock:

Francesco, sei riuscito a fare il disco. Era il tuo sogno di bambino?
“Sì è vero ci sono riuscito ed è una grande soddisfazione ma spero che questo sia il primo di tanti passi che farò da qui in avanti. Sicuramente aver messo un caposaldo come questo, è un punto importante per me, molto significativo”

Cosa hai voluto raccontare nel disco, qual è l’idea comune?
“Nel disco ho voluto raccontare me stesso, senza troppi fronzoli nè giri di parole: perchè la più sostanziale scoperta che fatto in questi anni e in questo percorso – da musicista e anche come persona – è quella che più si è veri come persona, più le persone ti rispettano e riescono a comprenderti pur nei limiti, nelle difficoltà e nei pregi. E quindi ho deciso di raccontarmi e di essere me stesso il più possibile all’interno delle canzoni.  Soltanto così si crea un legame forte con chi ti ascolta e in cui ci si possa identificare. Il sottofondo, la cornice, è la mia città: Roma”

A quale canzone sei maggiormente legato?
“Questa è una domanda difficilissima in quanto la scelta di fare otto brani è stata una scelta oculata, poichè ho scartato altre canzoni che avevo nei cassetti. Non ho voluto fare un disco riempitivo di tante canzoni che magari non mi soddisfacevano fino in fondo ma ne ho volute scegliere otto, perchè queste 8 canzoni in questo momento – e durante il periodo storico che abbiamo attraversato si sono rivelate le più vere, le più sincere quindi non riuscirei a sceglierne una perchè in ognuna di esse c’è una parte di me. Quindi potrei rispondere “tutte e otto!”

Il 27 marzo presenterai a Roma, all’Asino che Vola, il tuo album. Quali emozioni e pensieri hai dentro di te?
“Sarà un giorno molto importante, quello di domenica 27: ci stiamo avvicinando alla data e sento una grande responsabilità, quella di riuscire a comunicare tutto quello che ho fatto finora, e farlo dal vivo. Avere sul palco quindi uno scambio di empatie, energie ed emozioni con il mio pubblico sarà grandioso, bellissimo.  Spero sia di buon auspicio per il ritorno della mia musica e per la musica in generale”

Si parla da anni di musica indie. Cosa intendi tu personalmente per musica “indie”, un tuo pensiero sulla musica indipendente attuale.
La musica è anche la categoria di lavoro che ha sofferto maggiormente durante l’emergenza sanitaria, in particolare proprio la musica indipendente:
“Sicuramente, la musica indipendente di oggi è diversa da quella degli anni ’90 o precedenti.  Vedo oggi una grandissima differenza; oggi ormai anche la musica indipendente ha dietro delle strutture che non sono così indipendenti che però hanno permesso a questa musica di emergere. Personalmente non mi sento di giudicare anzi, volente o nolente, io stesso ne faccio parte anche se ognuno cerca di individuare la strada più giusta. Cerco sempre, personalmente, di essere legato a una musica del passato – un cantautorato degli anni ’60 e ’70 – e di  riportarla ai giorni miei, con un linguaggio leggermente diverso pur non snaturando le mie passioni e le mie idee di musica, soprattutto i miei riferimenti.  Aggiungo anche che fare musica indipendente è riuscire a coronare quello che si vuole comunicare senza troppi vincoli imposti dal mainstream, riuscendo a comunicarlo al maggior numero di  persone possibili quindi ad un pubblico a cui questa indipendenza possa piacere”

Il ritorno al live è fondamentale per un artista, un musicista:
“Suonare live è sempre stato per me importantissimo perchè, come mi capita di dire spesso, quando si ha la percezione di suonare per qualcuno che è venuto lì per ascoltarti, la persona ci sta dedicando attenzione e ci sta ascoltando, si creano quindi delle empatie ed energie profonde. Spesso queste energie sono la linfa per noi musicisti e cantautori che viviamo di queste emozioni ovvero dello scambio di energie, passioni, che  esistono quando si suona dal vivo.  Purtroppo in questi due anni – a causa dell’emergenza sanitaria e delle restrizioni causate dalla pandemia – tutto questo è venuto a mancare. La speranza è quindi quella di poter tornare prepotentemente a suonare live e farlo più spesso perchè fare un disco è una cosa stupenda, è bellissimo coronare i propri sogni realizzando un disco. E’ molto bello ascoltarlo ma è altrettanto magnifico suonarlo, raccontarlo ed esprimerlo davanti ad un pubblico, dal vivo”

Come ti rapporti con la frenesia di oggi, con questa società “liquida” e frenetica, usa e getta, in cui tutto brucia in fretta? Qual è la tua esigenza narrativa in questo contesto?
“Vivere nella società di oggi sicuramente offre molte opportunità ma obiettivamente si è anche perso un pò un modo di vivere più sereno e maggiormente rilassato rispetto al passato.
Oggi la nostra vita è frenetica, si brucia tutto in fretta.  Il mio desiderio è quello di riuscire a comunicare – attraverso le mie canzoni e la mia musica – concetti che seppur espressi nella quotidianità non siano usa e getta ma possano rimanere, così come sono rimaste le grandi canzoni del nostro panorama musicale. Questo è quello che provo a fare e che auspico, adattandomi alla vita di tutti i giorni”

La musica ha resistito a due anni di pandemia come forse uno strumento musicale resiste sotto la pressione dei polpastrelli di un musicista. La musica è resiliente, resistente o entrambe? E tu, come artista, ti senti resistente, resiliente o entrambe le cose?
“La tua metafora è bellissima, se ci pensiamo infatti i polpastrelli che “torturano” lo strumento musicale producono poi suoni meravigliosi, la musica. Questa potrebbe essere la nostra resistenza ma anche la nostra resilienza. Avevamo già avuto modo di parlarne in una precedente intervista e ti avevo risposto che mi sentivo in entrambi i termini. Aggiungo anche un terzo aggettivo “inerme”: mi sento inerme davanti a tutto quello che sta succedendo, pandemia, guerra.  Secondo la mia opinione, l’arte, la musica, le passioni, l’amore, sono i nostri strumenti di resistenza e resilienza. Sembrano parole banali ma passano i giorni e più mi convinco che queste siano le parole giuste e soprattutto che nella semplicità delle cose si nascondano davvero le cose più belle e più difficili da raggiungere”

Raccontaci della collaborazione con Matteo Gabbianelli,  frontman e fondatore dei Kutso, cantautore, produttore musicale, autore, compositore, artista pregiatissimo, la prima ondata dell’indie italiano:
“La collaborazione con Matteo Gabbianelli dei KutSo è stata una collaborazione che mi ha dato la possibilità di uscire sotto la loro etichetta con un master del disco fatto da Matteo – di cui sono molto contento- e la possibilità di conoscere un professionista, un ragazzo molto in gamba che ha saputo aiutarmi anche in alcuni frangenti dell’uscita dei singoli e dell’album. Matteo mi ha sempre supportato in questa avventura e lo ringrazio moltissimo”

Cosa rappresenta la musica, per te?
“Una domanda complessa! La musica per me rappresenta uno sguardo al futuro vivendo il presente, avendo la consapevolezza del passato e rappresenta anche un’ancora di salvezza, la mia fonte di espressione e rappresenta tante volte tutto me stesso”

Nell’articolo, potete ascoltare “Le Abitudini” il quarto estratto dall’album “Volevo fare un disco”

Alessandra Paparelli