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LUCA BONAFFINI – Intervista allo storico collaboratore di Pierangelo Bertoli

LUCA BONAFFINI – Intervista allo storico collaboratore di Pierangelo Bertoli

luca bonaffini

In vista del concerto che si terrà mercoledì 29 luglio alle ore 21 all’Arena Bike in Campo Canoa di Mantova, ho intervistato il canatutore, scrittore e produttore Luca Bonaffini, storico collaboratore di Pierangelo Bertoli.

Buongiorno Luca, benvenuto su Tuttorock, come va in generale questa ripartenza dopo la quarantena?

Ciao Marco. La crisi del settore era già molto forte da prima del lockdown, ha solo dato il colpo di grazia ai grandi eventi. Il problema, però, per la classe discografica “media” sussisteva già da almeno 10/15 anni.

Lei ha cercato di rendere proficuo il periodo di lockdown dando alla luce “Non è mai troppo Natale”, un EP contenente 5 brani, com’è nata quell’idea?

Un pentadisc, per essere precisi. L’estratto di un album possibile (originariamente erano 7 le registrazioni) che, forse, se non fosse stato per la quarantena, sarebbe rimasto nell’archivio dei progetti. L’estate scorsa, insieme a Grizzi, il produttore mantovano col quale realizzai Sette Volte Bertoli nel 2014, abbiamo pensato di registrare qualche canzone unplugged, sola voce e chitarra. Non sapevo bene cosa fare, dato che “Il Cavaliere…” aveva dato una svolta – grazie a Roberto Padovan – al mio percorso artistico. Poi, nel grande silenzio, ecco l’idea. Esserci. Stare lì, sul posto, e non muovermi. Il mio hastag è stato IOSTOCONLAGENTE. Così, come a Natale, ecco il regalo. Un album fuori commercio, senza business, e all’insegna del suono essenziale, come accadeva negli anni Settanta.

Il tour di supporto al suo album  “Il cavaliere degli asini volanti” com’è andato? È soddisfatto dell’accoglienza da parte del pubblico?

No. Pochissima gente e distanziata, anche senza lockdown. La gente, a parte i miei adorati amici e seguaci, probabilmente cerca altro. È bene lasciare spazio a loro, quindi.

Il prossimo 29 di luglio, presso l’Arena Bike In di Mantova, proporrà uno show musicale per celebrare i trent’anni dell’album “Oracoli”, scritto con Pierangelo Bertoli. Sarà una serata di sola musica o anche di racconti?

Sarò io come sempre. Un po’ Bertoli, un po’ Lolliano, narra-attore senza esagerare, felice – come cita il bellissimo testo del cantautore Davide Marchi – di essere io!

A proposito di Pierangelo, c’è qualche aneddoto che le va di raccontare?

Li racconterò il 29. Anche di inediti…

Flavio Oreglio, Enrico Ruggeri, Fabio Concato, Claudio Lolli, sono solo alcuni degli artisti con i quali lei ha collaborato, c’è qualcuno oggi con il quale le piacerebbe dar vita a qualche progetto artistico?

Claudio è scomparso, Enrico è stato un flirt artistico, Concato fu un caso. Oreglio è un artista della mia etichetta. Da 35 anni facciamo progetti insieme e ne abbiamo ancora un sacco nel calendario. Flavio è come me, ha la capacità visionaria di chi crede ancora nel nostro lavoro.

Lei è produttore, cantautore, scrittore sia di testi teatrali che di libri, regista teatrale, c’è qualche altra forma d’arte con la quale le piacerebbe lavorare?

Mi sembrano sufficienti e pure ingombranti le definizioni che mi hanno attribuito. Al momento penso a fare il produttore e magari a autoprodurmi qualche bel CD fuori programma. Poi si vedrà.

Sassuolo vanta nomi come Pierangelo Bertoli e suo figlio Alberto, Caterina Caselli, Nek, Marco Baroni, secondo lei, il fatto di avere tanti artisti, è frutto di un puro caso o c’è qualcosa in particolare che porta avanti la tradizione cantautorale di quella città?

Puro caso. L’Emilia pullula di anime vigorose ed ebbre di coraggio. L’arte ne accoglie alcune e in alcune zone si concentrano. Sassuolo è una di queste.

Lei ha sempre prodotto dischi lontani dalle mode del momento, la sua grande capacità di scrittura avrebbe potuto portarla a vendere molto di più, è mai stato tentato dallo scrivere qualcosa di più commerciale?

Non ho mai capito la differenza tra commerciale e non commerciale. Uno scrive e gli altri poi la comprano oppure no. È una questione di distribuzione e marketing, quindi di investimenti, non di intenzionalità creativa.

Quali differenze vede tra il sistema discografico di oggi e quello di 30 anni fa?

Quelle che vediamo tutti. Il vinile è un mezzo di comunicazione sociale superato, il cd lo ha mangiato e il digitale liquido (Spotify ecc) sta spazzando via tutto ciò che non è modernariato e vintage. Credo che il futuro sia nelle nostre orecchie e speriamo di non tapparcele come abbiamo fatto per anni.

Dopo questo concerto previsto a Mantova, quali sono i suoi programmi futuri?

In primis le produzioni artistiche della mia label milanese, sulla quale sto investendo da quasi tre anni. Poi, il mio nuovo album che – credo – sarà pronto a fine estate.

Grazie mille per il suo tempo Luca, vuole dire qualcosa ai lettori di questa intervista e agli amanti della buona musica e dell’arte in generale?

Ti lascio col nostro motto, quello della LONG DIGITAL PLAYING SRLS che è la mia etichetta discografica: la musica uccide morte. Quindi, continuate a sparare note!

MARCO PRITONI