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KALUSH ORCHESTRA – LA VOCE DELL’UCRAINA ALL’EUROVISION 2022

KALUSH ORCHESTRA – LA VOCE DELL’UCRAINA ALL’EUROVISION 2022

Un sogno, per portare la pace. Parliamo dei Kalush Orchestra, la band ucraina, che con il suo leader Oleh Psiuk, parte favorita all’Eurovision Song Contest 2022, l’attesissima grande kermesse musicale in onda su Rai 1 dal 10 al 14 maggio da Torino.  “La vittoria?” – riferisce il leader del gruppo –  “Sarebbe davvero un sogno riportare la gara in una Kiev pacificata”. “Stefania” è il loro brano candidato più accreditato alla vittoria. La canzone dei Kalush Orchestra era arrivata 2a alle selezioni organizzate dalla commissione nazionale ucraina per partecipare alla kermesse europea ma il gruppo si è ritrovato a sostituire Alina Pash, la vincitrice, ritiratasi dopo le polemiche relative a un suo presunto viaggio in Crimea. “Stefania” è una canzone che rappresenta in pieno il tratteggio emozionale, la profondità e lo stile della band: un mix di folk e rap legati alla tradizione ucraina.

“Stefania mamma mamma Stefania / i campi stanno fiorendo, ma lei sta diventando grigia / cantami una ninna nanna mamma, / voglio che tu senta le tue parole native”
Questi versi sono oggi cantati in Ucraina da tutti, testimoniati anche dai social:  i soldati in mimetica al fronte, le persone, le famiglie nascoste nei bunker, i ragazzi che sfilano con le bandiere giallo blu. Il ritornello di Stefania, questo dolcissimo e accorato brano di protezione, affetto e grandissimo amore dedicato alla mamma di Oleh Psiuk, è diventato ormai un inno della resistenza ucraina.
Il gruppo parteciperà all’Eurovision con un permesso speciale da parte del Governo e subito dopo tutta la band dovrà tornare in Ucraina.

Folk e rap, mescolanza tra Storia, cultura e tradizioni:
Originari di Leopoli, i Kalush nascono artisticamente come trio nel 2019: oltre a Psjuk, la band è composta anche dai musicisti Ihor Didenčuk e MC Kilimmen. Nel 2022 hanno lanciato la Kalush Orchestra, che vede la partecipazione di altri due componenti della band come Tymofii Muzychuk e Vitalii Duzhyk, concentrando la loro progettualità artistica proprio sulla fusione tra musica folk e rap, una mescolanza di generi e stili potente e raffinatissima; fenomeno estetico ma soprattutto sociale, il recupero di usanze, forme e simbologie locali si fa messaggio globale. Il folklore resiste ed unito al rap si rafforza, si rigenera trasformandosi in simbolo di viaggio interculturale, politica della diversità e messaggio di resistenza e pace.

Oleh, il leader della band, parla di “Stefania”, diventato immediatamente un inno alla resistenza in Ucraina. Un Paese che lotta e resiste nonostante i due mesi di guerra, all’attacco della Russia di Putin. Racconta come sia nato e in quali circostanze:
“La canzone Stefania è un brano scritto per mia madre molto prima della guerra”, racconta l’artista.  “Io non le ho mai dedicato una canzone ma è qualcosa che volevo fare da moltissimo tempo. Mia madre vive a Kalush, la nostra città natale nella parte occidentale dell’Ucraina”.  E ancora: “Questa è la cosa migliore che io abbia mai fatto per lei. Dopo che i russi hanno invaso la nostra nazione, molte persone hanno iniziato a cercare all’interno del brano un significato aggiuntivo: per esempio, quelli che sono tristi e addolorati per non poter vedere la loro madre in questo momento”.  E conclude – “Ecco perché la canzone è ora nei cuori e nelle orecchie degli ucraini”

“Non si può separare la pace dalla libertà perché nessuno può essere in pace senza avere la libertà”
A chi gli chiede se si aspettassero di diventare in Europa i portavoce della resistenza, della sofferenza e dell’orgoglio del loro popolo, rispondono che “la band aveva già programmato di partecipare all’Eurovision anche prima che scoppiasse la guerra in Ucraina”. E che adesso “gli eventi storici e politici, la guerra e le violenze che la cronaca ci sottopone ed a cui assistiamo, sono un fatto che riguardano ognuno di noi”. Kalush Orchestra ha un proprio mood, un proprio tratteggio emozionale, una mescolanza di stili che vogliono presentare al mondo con orgoglio e grande dignità di artisti e di persone. Il loro brano riflette lo spirito dei tempi.   Le guerre, qualsiasi guerra, frantuma la dignità di una persona, donna e uomo. Non sappiamo se un giorno anche la guerra s’inchinerà al suono di una chitarra e di una musica, sicuramente il messaggio che la Kalush Orchestra porterà a Torino, per la grande e attesissima kermesse musicale, è profondo ed importante su cui si aprono riflessioni altrettanto profonde.

“Raggiungere la pace è ora possibile solo ponendo fine alla guerra in Ucraina”
Un’occhiata al loro stile, tradizione, look e colori, il messaggio parla anche visivamente; i Kalush mostrano la loro origine ucraina anche attraverso i propri abiti, i colori sono nero e rosso, indossando i tradizionali giubbotti “hutsul keepar”: un cappello rosa a secchiello in tipico stile ucraino o vestiti da “Hutsul molfars”  (si tratta di sciamani e guaritori tra il popolo Hutsul dell’Ucraina occidentale). Dicevamo dei colori: il rosso è un simbolo di amore ma anche di sofferenza, pensando al sangue versato, alle vittime innocenti, ai civili, ai bambini. Il nero è notoriamente simbolo dell’oscurità e della fertilità della terra.

Alessandra Paparelli