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Intervista all’Assessore alla Cultura Filippo Del Corno a cura di Elena Arzani

Intervista all’Assessore alla Cultura Filippo Del Corno a cura di Elena Arzani

Assessore alla Cultura Filippo Del Corno

In occasione della terza edizione di Milano Music Week, ho intervistato l’Assessore alla Cultura Filippo Del Corno, del Comune di Milano, tra i promotori dell’iniziativa. MMW 2019 avrà luogo a Milano dal 18 al 24 Novembre 2019.

  • E.A.: In quale modo, a suo avviso, la musica diviene strumento di valorizzazione dei beni culturali materiali ed immateriali? E quali sono in Italia le nuove forme di creazione e fruizione?

ASS. F.D.C.: Io inizio contestando l’assunto della domanda, nel senso che secondo me la musica non può essere uno strumento di valorizzazione, o meglio, non può esserlo se non in forma molto tangenziale, perché la musica è essenzialmente un linguaggio. Una forma di linguaggio espressivo la cui funzione strumentale può essere determinata solo dall’utilizzo che se ne fa, ma il più delle volte questo utilizzo è contrario o comunque tangente quella che è l’effettiva volontà di espressione di chi ha voluto esprimersi attraverso il linguaggio della musica, per cui mi sembra molto difficile ed anche un po’ rischioso parlarne come strumento di valorizzazione dei beni culturali, essendo la musica stessa uno straordinario bene culturale in quanto linguaggio espressivo ed artistico. E le nuove forme di creazione e fruizione sono in realtà profondamente collegate, nel senso che la fruizione è determinata dallo sviluppo della tecnologia, produce ed innesca anche nuovi modi di fruire della musica, da un lato questo costituisce anche un rischio, perché la frammentazione dell’esperienza di ascolto induce a concepire i sistemi di ascolto in modo che risultino appetibili, per un ascolto appunto frantumato e frammentato, e questo ne riduce appunto la consistenza semantica, dall’altro invece è molto affascinante, perché le nuove tecnologie permettono di rivolgersi a platee straordinariamente più vaste di quelle che si sarebbero potute mai immaginare precedentemente. L’ effetto positivo è  una maggiore circolazione e contaminazione tra esperienze creative diverse. Credo che sia una fase in cui sia molto difficile determinare chiaramente che cosa sia nuovo e quali siano queste forme, perché di fatto abbiamo a che fare con una tecnologia che è giovanissima. La rete e la diffusione dei contenuti musicali attraverso la rete. Sarebbe bello ritrovarci a parlarne tra 30 anni e vedere cosa è successo veramente.

  • E.A.: Può la musica, a suo parere, farsi strumento di condivisione di valori sociali, etici e morali all’interno della nostra cultura? Cosa le ha trasmesso nella sua vita e come mai ha scelto di lavorare in questo settore?

ASS. F.D.C.: Si, è verissimo, in questo caso la domanda coglie un punto sul quale sono pienamente d’accordo. In questo caso, ossia quando si parla di condivisione di valori, è giusto definire la musica uno strumento, perché questo passa attraverso il modo in cui la musica viene vissuta dagli ascoltatori, e quindi essendo la musica, come dicevo all’inizio, essenzialmente un linguaggio, inevitabilmente il contenuto di ciò che questo linguaggio esprime porta con se una dimensione etica e sociale. La musica dal punto di vista antropologico si condivide, cioè l’ascolto è qualcosa che viene condiviso, e quindi questa componente di valore, diviene fortissima ed importante nell’esperienza musicale stessa. È recente l’esperienza di un ascolto solipsistico della musica, veicolato attraverso le cuffia e tutto ciò che la tecnologia porta. Osserviamo che i processi di identificazione, che i linguaggi musicali diffusi a livello planetario portano con loro, hanno una componente di valore molto forte e storicamente abbiamo avuto grandi momenti in cui la musica ha rappresentato questo. Per quanto mi riguarda, tornerò a fare il musicista, perché ho trovato nel linguaggio musicale quello in cui posso esprimermi in modo più naturale ed interessante. Nella mia esperienza, avendo voluto esprimere un contenuto di natura sociale attraverso la musica, in diversi casi questo si è trasferito per mezzo dell’esperienza di condivisione con i miei ascoltatori. È una connessione ed è piuttosto raro che un musicista non senta un legame, che ha connotazione valoriale ed etica. Sono compositore, diplomato in composizione al conservatorio, ho insegnato fino al 2013 ed ora sono in aspettativa perché sto svolgendo il servizio pubblico di assessore. Io ascolto di tutto, tranne l’operetta, il liscio e lo iodel. Io compongo musica classica contemporanea.

  • E.A.: Pochi giorni fa, in occasione dell’inaugurazione di “Impressioni d’Oriente”, la nuova mostra presso il MUDEC di Milano, è stato possibile osservare come l’Opera di Puccini, Madame Butterfly, abbia contribuito alla trasmissione e scambio culturale tra Oriente ed Occidente. La prossima settimana a Tokyo, verrà invece presentato il lavoro di Piero Manzoni, accompagnato dalla suite per pianoforte, Achrome, un ritratto sonoro contemporaneo degli Achrome di Piero Manzoni, composta da Andrea Cavallari ed eseguita da Ciro Longobardi. Qual è il ruolo della musica nella nostra cultura contemporanea?

ASS. F.D.C.: Risponderei a questa sollecitazione parlando del grande legame che è sempre esistito tra i linguaggi artistici, nel senso che nella storia dell’arte moltissimi sono stati i musicisti influenzati dalla musica, così come pittori influenzati da poeti e così via… Tornerei pertanto all’inizio del nostro discorso, ossia la musica è un linguaggio espressivo e chiaramente come tale ha una forte comunanza di ideali dell’esprimere con tutti gli altri linguaggi, pertanto si creano molto spesso occasioni di consonanza, dialogo, comunanza ed anche di reciproca influenza. In questo caso si assiste ad un fenomeno che è abbastanza frequente, ovvero sia esperienze che sono state esemplari nella storia di un certo linguaggio, ad esempio gli Achrome di Manzoni, che sono stati un punto di svolta nel linguaggio dell’arte contemporanea, diventano degli elementi di ispirazione e stimolo alla creatività musicale. Questo accade molto spesso, nel mio caso personale, ho trovato una grande fonte di ispirazione nel cinema di Lars Von Trier e di Thomas Vinterberg, ed ho scritto una serie di pezzi, che si chiamano: Dogma, e si basano sulle regole. Dogma che erano stati creati da Von Trier e Vinterberg per fare dei film, qui molto probabilmente Cavallari avrà invece ripreso aspetti tecnici o poetici dell’arte di Manzoni, ed in qualche maniera avrà cercato di tradurli nel linguaggio musicale, ma questo vediamo che accade costantemente nel passaggio da un’arte all’altra, da un linguaggio all’altro.

Questo è un fenomeno della traduzione, come se ci innamorassimo di una poesia francese ed il nostro desiderio è quello di tradurla nella nostra lingua per comprenderla meglio e per appropriarcene. Questo succede anche tra le arti, qualcosa di tradizionale che segue un percorso naturale che è connaturato all’uomo, ossia il fare in modo che i linguaggi siano opportunità di scambio di esperienze e quindi molte volte si mescolano o si traducono vicendevolmente l’uno con l’altro.

  • E.A.: Quali elementi fanno di Milano una capitale della Musica? A chi è rivolta Milano Music Week, quale il suo scopo e quali le cifre in termini di partecipazioni?

ASS. F.D.C.: Milano è una città della musica fortemente caratterizzata dalla presenza di tanti soggetti, alcuni dei quali istituzionale, altri formativo ed altri ancora commerciale, questa stratificazione di soggetti genera una moltitudine di esperienze, che fanno di Milano una città musicale, per cui dal Teatro alla Scala al club in cui si suona Jazz, al Centro Professione musica, dove si acquisisce la competenza tecnica che riguarda i linguaggi del pop e rock, alla piccola Associazione di quartiere che lavora con laboratori dedicati alla possibilità di far acquisire competenze musicali dedicate ai bambini, davvero Milano è una città che è attraversata da tantissime esperienze musicali diverse. E questo fa di Milano (non amo il termine “Capitale”, perché presuppone un livello gerarchico ed è sempre un po’ pericoloso) una città fortemente musicale, come si è dimostrato storicamente, una dimensione che tradizionalmente riguarda la città di Milano.

MMW è un progetto specifico che si rivolge esclusivamente al mondo del pop e del rock, quella che definiamo impropriamente “musica leggera”, per creare una connessione di dialogo e formazione tra tutti i professionisti della cosiddetta filiera musicale e mettere quindi sotto una lente di osservazione tutti quelli che fanno il lavoro della musica, che sono gli autori, i performer, i direttori musicali, i tecnici, i fonici, i fabbricanti di strumenti, coloro che lavorano nella formazione, ma anche nella promozione, tutti coloro che lavorano per far si che un’idea musicale allo stato germinale in un autore poi diventi un prodotto musicale, che di fatto parla a centinaia di migliaia di persone nel mondo. Uso il termine prodotto volutamente, perché io non ritengo questo una rinuntio, al contrario il fatto musicale è un fatto produttivo, dai tempi di (monte)Verdi in cui l’opera venne creata. Il progetto di Milano music week è questo, ossia un momento in cui tutti quelli che sono coinvolti all’interno della filiera della musica, possano avere un momento in cui relazionarsi, un incontro di presentazione e rappresentazione, ma anche di reciproco e legittimo riconoscimento, di dialogo, in cui riconoscersi come facenti parte di una stessa comunità, alla fine al di là di quelli che sono i meccanismi competitivi inevitabili, però ha dentro una grandissima guida, che è la fiducia nella musica come espressione di un linguaggio capace di rivolgersi a tutti.

  • E.A.: Ha dichiarato nel comunicato stampa:  “Il modello vincente resta lo stesso delle precedenti edizioni, ma l’impetuosa crescita dell’iniziativa registrata nei due anni precedenti richiede un salto di qualità dal punto di vista della governance del progetto, affinché possa consolidarsi come piattaforma ideale per dare vita a un vero e proprio masterplan di Milano come città protagonista del circuito internazionale delle music cities”. Quali sono i cambiamenti che avete apportato alla nuova edizione di MMW?

ASS. F.D.C.: Ciò che abbiamo preparato per l’edizione 2019 vedrà in sette giorni e sette notti 206 artisti, circa 70 luoghi diversi della città, circa 140 concerti, una sessantina di dj set, 72 momenti specifici di dialogo ed incontro, 22 partner principali del progetto, ben 105 partner di contenuto, con soggetti diversi di categoria, si va dalle scuole, ai locali ai piccoli festival, che proporranno un contenuto specifico per questa settimana. Tutto questo è molto stimolante perché di fatto fa si che questa comunità, che di fatto è una comunità molto attiva per 365 giorni all’anno, per una settimana decide di incontrarsi, creare una relazione ed un rapporto. Alla fine di questi sette giorni ciascuno andrà avanti con il proprio lavoro, ma consapevole di aver condiviso, con una comunità molto ampia, una sostanziale fiducia nel grande valore che ha, non soltanto per chi la produce ma soprattutto per chi l’ascolta, il fatto musicale. È stato creato un soggetto giuridico che realizzerà la Milano Music week, un’associazione di secondo livello che riunisce quelli che erano i soggetti promotori che hanno dato vita alla MMW, quindi SIAE, FIMI, NUOVOIMAIE, ASSOMUSICA, Comune di Milano, troveranno un punto ulteriore di alleanza, che non è solo l’organizzazione della settimana di MMW.

ELENA ARZANI

Informazioni:
W milanomusicweek.it
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#mmw19 #milanomusicweek #musiccitymilano

Comune di Milano
W www.comue.milano.it 
Ass. Filippo Del Corno 

Assessore alla Cultura Filippo Del Corno