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GAETANO NICOSIA – Intervista al cantautore per “Sparare a Vista”

GAETANO NICOSIA – Intervista al cantautore per “Sparare a Vista”

Gaetano Nicosia è un avvocato milanese, ma anche un cantautore dall’indole molto rock. Il suo ultimo album “Sparare a Vista” è ispirato al libro del collettivo N23 “Perché non sono nata coniglio”, dedicato alla storia di Lydia Franceschi, staffetta partigiana, preside, insegnante e madre di Roberto Franceschi, ucciso il 23 gennaio 1973 da un colpo di pistola sparato dalle forze dell’ordine davanti alla Bocconi, durante una manifestazione del Movimento Studentesco. Un concept album interessante e dalla vena rock. Ne ho parlato con lui e di seguito l’intervista.

Ciao Gaetano e benvenuto su Tuttorock. Da avvocato a cantautore e possiamo dire anche rock, ascoltando il tuo sound, o possiamo dire due attività che viaggeranno sempre parallelamente?
Al momento viaggiano parallelamente, in futuro chissà. L’importante è fare sempre le cose con spirito critico, non assuefarsi mai al flusso che ci conduce. Cercare sempre il rivolo che devia dal percorso. Certo è una postura più congenita all’artista che non all’avvocato, ma ogni nostra azione può e deve essere fatta con spirito rivoluzionario. E poi l’avvocato e il cantante sono più simili di quanto si possa pensare. Entrambi raccontano storie e, nel farlo, cercano di ricostruire la verità che sta sotto la superficie.

Come tu scopri abile nello scrivere e comporre? È stata sempre una tua passione?
Mi ricordo che nel 1997, durante un viaggio da Colonia a Milano, da solo in macchina, giurai a me stesso che avrei passato la vita a scrivere. Così è stato. La composizione musicale è arrivata dopo ma è la naturale conseguenza, almeno per me, della mia voglia di dire in maniera complessa. Scrivo meglio di come parlo, la scrittura ha tempi più consoni alla mia modalità di articolazione del pensiero. Una volta un mio amico, un ricercatore con cui lavoravo, leggendo per la prima volta un mio lavoro rimase molto colpito dal testo perché, dal confronto a voce, fino a quel momento, non aveva compreso a fondo la mia tesi. Più che un oratore, sono un compositore di contenuti.

Focalizzerei ora l’intervista sul tuo nuovo album “Sparare a Vista”, come è nata l’idea?
Semplicemente dalla lettura del libro “Non Sono nata coniglio” del collettivo N23. È stato un gesto molto naturale che non ha necessitato di nessun input ulteriore. Finito il libro, ho iniziato a sentire le note e la necessità di ornarle di parole. Comunicai a Claudio Jampaglia, curatore e fra gli autori del libro, che avevo intenzione di fare un disco ispirato ma penso non mi prese sul serio. Infatti quando, tempo dopo, gli comunicai che stavo lavorando all’ultimo brano del disco rimase sorpreso perché aveva pensato che stessi scherzando.

È un concept album quindi che prende spunto dal libro “Perché Non Sono Nata Coniglio”, come mi hai appena detto, biografia di Lydia Franceschi. Cosa ti ha colpito di questa storia e perché?
La capacità di trasformare in amore la tragedia vissuta. Che detto così sembra un esercizio semplice. Tutt’altro, perchè il dolore e la sofferenza non hanno mai lasciato Lydia nemmeno un attimo. Eppure nelle sue foto si vede la trasparenza e la gioia di chi sa che sta compiendo una missione, per sé e per gli altri.  Non ho conosciuto Lydia ma ciò che ai miei occhi la rende immensa è la forza con cui portava il suo fardello, forza unita alla capacità di non mollare mai sui principi e sul senso della convivenza. Anche se sarebbe stato più che legittimo da parte sua rinnegare tutto, rinchiudersi al mondo, lei ha fatto il movimento in direzione opposta, ha trovato il suo rivolo…rivoluzionario.

Il dolore di una madre in lutto per la perdita del figlio, il potere, l’inumanità spesso gratuita e hai espresso questa rabbia con un sound che prende sputo dal rock, dal punk e dalla new wave. È la storia che ti ha fatto intraprendere quella strada o è sempre stato nel tuo DNA?
È la storia di Lydia ma è anche la mia storia. Sono nato nel ‘69, i miei primi 10 anni li ho vissuti nella via parallela alla sede del Fronte della Gioventù. Ogni sabato dalla terrazza di casa osservavo battaglie campali fra polizia e manifestanti. All’angolo di casa mia hanno ucciso Giannino Zibecchi, la polizia ha caricato la folla con la camionetta e lo ha schiacciato. E io da quell’angolo ci passavo ogni santa mattina per andare a scuola. Ogni sabato vedevo auto in fiamme, fumogeni, gente che scappava. Ricordo che una volta abbiamo aperto il portone a dei ragazzi terrorizzati che, in mezzo alla guerriglia della manifestazione, disperati hanno iniziato a citofonare. Poco dopo erano sul terrazzo con me, con gli occhi ancora pieni di paura. Penso che le mie sonorità siano nate in quel contesto.

Quanto è attuale la storia che racconti?
Uva, Regeni, Giuliani, Cucchi, Aldrovandi, Rasman, Hadis Najafie e mi scuso perché ne sto tralasciando tantissimi. Il potere è sempre sul precipizio dell’abuso purtroppo in ogni ambito. Chi ha il potere invece di sentire il peso della responsabilità verso gli altri prova l’ebrezza della vertigine dell’arbitrio sugli altri. E il potere cerca sempre di autoassolversi: era un drogato, era un violento, non rispettava dio, non rispettava il paese. Come se questi fossero motivi per stroncare una vita. Il potere arbitrio è megalomania, difficilmente lo si contiene, anche all’interno di contesti democratici. Dobbiamo sempre vigilare e soprattutto scoperchiare la menzogna con cui il potere si esonera dalla responsabilità. Lydia ha lottato sempre per questo: perché non si perdessero i principi della convivenza, che non venissero travolti dalla menzogna. Questa è l’attualità assoluta di questa vicenda.

Ma quale è il messaggio che vorresti lasciare a chi ascolterà l’album?
Fatevi sempre delle domande, non prendete per buona la versione che vi vienedata, andate a fondo, scavate, verificate, agite il dubbio. Sempre. Un mondo in cui prolifera un pensiero critico e dove pullulano i punti di vista e le visioni differenti, contrariamente a quanto ci vorrebbero far credere, è un mondo più sicuro per tutti. L’omologazione invece non ci consente alcuna difesa, ci mette spalle al muro, da subito, ci priva della scelta.

A chi vorresti “Sparare a Vista”?
Ai sensi di colpa, ai pensieri che ci limitano, alle convinzioni che non ci permettono di essere altro, di essere più umani, ai pensieri intolleranti, al razzismo, al senso di supremazia, alla prepotenza. Lo so che ho detto a cosa e non a chi. Ma sparare a qualcuno non si può, non si deve, dovrebbe essere vietato da ogni Costituzione. Le armi dovrebbero essere bandite per sempre. Abbiamo la ragione, unico argine alla violenza del potere. Con la sola ragione non ci sarà mai violenza.

Due album, due concept, è questa la strada del tuo futuro musicale?
La storia mi rende naturale la composizione. Non è una scelta controcorrente, è un modo di essere. Non ho difficoltà a scrivere anche solo un pezzo, l’ho fatto, ma la storia mi stimola di più, il flusso narrativo mi consente maggiore potenziale espressivo. Pensare a dei brani in un contesto in una cornice, aiuta. Dovendo parafrasare mi vien da dire che in questa cosa abita l’ossimoro del limite: è il limite che ci rende liberi, la cornice che ci consente di esprimerci meglio, di creare. Senza la cornice ci perdiamo nel vuoto, nel solipsismo.

Alla batteria c’è Simone Filippi degli Ustmamò, come è nata questa collaborazione?
Beh, Simone è immenso, davvero. Ha interpretato i brani in modo magistrale. La sua batteria parla, è massimamente espressiva. Ancora oggi mentre ascolto il disco sento che il rullante in quel punto vuol dire qualcosa, e lo stesso i piatti in un altro punto. Devo ringraziare oltre Simone, Flavio Ferri che ha pensato a lui da subito, appena ha ascoltato i brani e si parlava di inciderli. Flavio disse subito: “Per queste canzoni sarebbe perfetto Simone” e, come sempre, ha avuto ragione.

Quali sono le tue influenze musicali?
Battiato, Battisti, Tchaiksowsky, Rossini, Clash, Keith Jarret, Faust’o, Radius, Mussorgsky, Carosone, Skiantos, Veloso, Gil, Nacao Zumbi, Nirvana, CCCP, CSI, Mano Negra, Disco Music, Marley, Dylan, il beat, le canzoni italiane anni 60, Bowie, Blondie, La Bionda. Diciamo varie.

Condividerai la storia con il pubblico su un palco?
Il 10 novembre a Milano, all’auditorium Demetrio Stratos di Radio Popolare: ci sarà una serata di presentazione insieme a Cristina Franceschi, sorella di Roberto. Suonerò e ci sarà modo anche di chiacchierare e ascoltare. Poi sto cercando di progettare con l’aiuto di amici una serie di serate itineranti a Milano, in cui il concerto e il disco rappresentino l’occasione per riunire la cittadinanza e le associazioni, un’occasione per fare rete, per conoscere tutte le esperienze che vivono nello stesso territorio. Non è semplice ma speriamo di riuscirci.

Chiudi l’intervista come vuoi, un messaggio a chi leggerà ad ascoltare il tuo album.
Anche se vorrei non capitasse mai più, devo purtroppo constatare che ad oggi può capitare a tutti di essere nella posizione di Lydia Franceschi. Avere una società solidale intorno può aiutarci, ma soprattutto una società che davvero faccia della complessità una risorsa e non uno strumento di esclusione è la strada migliore perché crimini come questo non si ripetano più. Siate e cerchiamo di essere sempre disposti a tendere una mano verso l’altro, altrimenti il contratto sociale avrà sempre meno senso.

FABIO LOFFREDO

Band su “Sparare a Vista”:
Gaetano Nicosia: voce e chitarre
Simone Filippi (Üstmamò): batterie
Ulrich Sandner: chitarre
Olden: doppie voci e organo
Flavio Ferri: basso e pianoforte

https://www.facebook.com/gaetanonicosiamusic/