FRUSTRATION – Intervista alla thrash metal band molisana

Nel titolo di quest’intervista leggerete thrash metal band, ma solo per indirizzarvi ad una parte del genere musicale dei Frustration, perché loro forse partono dal thrash ma hanno una visione amplia dell’heavy metal e lo mettono in mostra nei loro brani. Ciò che seghe è il resoconto dell’intervista con la band.

Ciao ragazzi e benvenuti su Tuttorock.com. Presentatevi, come e perché nascono i Frustration?
Ciao! Prima di tutto vogliamo ringraziare Tuttorock.com per l’intervista e per lo spazio dedicato. I Frustration nascono per gioco e per caso, con il classico ritrovo di vecchi amici e la voglia di suonare qualcosa di diverso, questo ha generato “il caos” hehe.. Dopo aver provato ad improvvisare qualcosa insieme e buttare giù qualche idea, con naturalezza dopo pochi giorni registrammo le prime tracce di un demo che ci permise di partecipare a un live. Lo scopo all’inizio era solo quello, puro divertimento per partecipare a concerti con altre band con una formazione nuova e insolita in cui ognuno di noi suonava uno strumento diverso dal proprio. L’idea in seguito ci ha caricato a tal punto che abbiamo iniziato a lavorare subito a “Humanity Through The Madness” e con il primo album abbiamo ufficializzato la nascita della band.

Il nome da dove deriva? Di quali frustrazioni parlate?
Secondo noi la frustrazione è il sentimento negativo da cui nascono tutte le sensazioni e i comportamenti sbagliati dell’uomo…violenza, paranoia, paura…Il nostro “must” è parlare di questo.

Avete scelto come sound il thrash metal e possiamo anche dire extreme metal, perché?
Diciamo che non abbiamo mai scelto un vero e proprio sound, inizialmente eravamo orientati su una sorta di black metal/punk, poi dalla formazione della prima line up ad oggi il nostro sound ha continuato a mutare in base al periodo e a quello che il momento ci ispirava. Sicuramente “Humanity Through The Madness” ha forti influenze anche di thrash metal quindi insieme alla registrazione cupa il termine extreme metal sembra appropriato. Etichettare il tutto non è molto semplice e probabilmente neanche indispensabile, infatti anche nelle recensioni che stanno arrivando con l’uscita di “The Dead City” notiamo che ognuno ha il suo parere riguardante il sound, a noi basta che il tutto si leghi bene nell’insieme e nel concetto che vogliamo esprimere, poi che suoni più o meno estremo, più rock n roll,  thrash o stoner non è una nostra esigenza voluta.

Nell’album del 2014 “Humanity Through The Madness” parlate della mente umana spesso malata e folle, ma l’umanità è veramente messa così male?
Forse anche peggio, con il passare degli anni le cose non sembra stiano migliorando molto anzi… “E poi ovviamente c’è Chris Antem che confeziona la cioccolata…”

Parlando di covid, visto che parlate di mente umana, si diceva che quando tutto finirà uscirà il meglio dell’umanità, io non ne sono così sicuro, voi?
Sarà una questione di tempo, forse inizialmente la sofferenza e i problemi che ha causato la pandemia daranno una piccola scossa, qualcuno aprirà un po’ gli occhi, ci sarà un momento dove una certa sensibilità sembrerà avvolgere gli animi per poter ripartire e ricominciare… ma alla fine come sempre si tornerà al punto di partenza, gli esseri umani hanno memoria breve e difficilmente cambiano nel profondo, per necessità si adeguano ma poi tornano a dimostrare la loro vera natura. Ci sarà come al solito anche chi da tutto ciò ne avrà tratto profitto, sulle disgrazie, sulle disperazioni e sulle morti altrui, come in una guerra c’è sempre chi ci guadagna…per fortuna ci sono anche le eccezioni positive, non siamo poi tutti da buttare ma…

Come state vivendo da musicisti e anche umanamente questa emergenza?
Da musicisti ovviamente ci manca tantissimo fare live, l’odore di stage, portare in giro la nostra musica, prendere una birra con amici musicisti, conoscere nuove persone e luoghi… Cerchiamo quindi di ottimizzare il tempo a nostra disposizione concentrandoci sul songwriting, sulla nostre grafiche e sul merch, in tal modo siamo sicuri che i nostri lavori ci rispecchieranno in toto. Umanamente…beh…è dura stare chiusi e lontani, sicuramente un così forte rallentamento dei ritmi di vita può aiutare a guardare meglio noi stessi ma alla lunga logora. Per non parlare dei danni economici che crea…speriamo che finisca quanto prima…

Nei vostri testi parlate di altri argomenti?
Il tema centrale è sempre la mente umana, ovviamente contornata da mille sfumature. La psiche di ciascuno di noi è quanto di più incasinato ci sia, per questo è affascinante parlarne e non ci si stanca mai. I suoi conflitti continui, il suo contrasto di sensazioni e stati d’animo, le paure e i desideri…Cerchiamo di descrivere situazioni che ciascuno di noi ha provato almeno una volta nella vita, le mettiamo a nudo, crude nella loro realtà spesso catastrofica e alienante. Ci affascina comunicare tutto ciò che causa nell’uomo sentimenti oscuri, verosimilmente subconsci, difficili da accettare e definire.

In “The Dead City” mi sembra che le tematiche siano le stesse, musicalmente invece avete allargato i vostri orizzonti, è così?
Si le tematiche per ora rimarranno più o meno le stesse anche se analizzate diversamente. Infatti se nel nostro primo lavoro ci siamo più concentrati sugli aspetti che riguardano la mente umana nell’accezione più stretta del termine, in quest’ultimo abbiamo cercato di descrivere anche l’ambiente e le situazioni che la condizionano. Musicalmente invece si, siamo in continua ricerca e sperimentazione del nostro sound e continueremo ad inglobare di pezzo in pezzo varie influenze per rendere ogni traccia del disco personale e distinta.

State già pensando ad eventuali cambiamenti nel sound per il prossimo album?
Ovviamente si! Il songwriting sulle nuove tracce ci ha portato ad uno step successivo, quanto prima rilasceremo qualche news in merito, per ora ci teniamo a dire che il nuovo lavoro è già a buon punto e sarà molto interessante, ingloberà tutto quello fatto fin ora ma con un impatto sonoro diverso.

Una vostra definizione del vostro sound.
Bella domanda… In questo momento siamo influenzati anche dal nuovo lavoro in cantiere e ogni disco ha una sua predominante, in realtà siamo curiosi di vedere come ci definiscono, ci piace l’idea che ognuno lo farà diversamente e lasciamo loro il compito di etichettarci se ne avranno l’esigenza o la voglia…

Le vostre influenze musicali?
Principalmente Thrash, Black e Death Metal di vecchio stampo, dato che proveniamo tutti da band di metal estremo ma anche dal rock blues e derivati..

Siete pronti per tornare a suonare dal vivo quando tutto tornerà alla normalità?
Attualmente siamo presi sul nuovo lavoro, ma non vediamo l’ora di riprendere a suonare dal vivo, tra breve ricominceremo le prove con la band valutando anche l’ingresso in line up di un nuovo chitarrista per fronteggiare al meglio i futuri concerti.

Chiudete l’intervista come volete, un messaggio per entrare nel vostro mondo musicale.
Ragazzi, torniamo a fare musica e a viverla alla vecchia maniera, non state troppo tempo sui social, comprate più dischi e appena si potrà andate ai concerti!! Supportate sempre l’underground, che ha un’anima vera e sicuramente meno commerciale, ha bisogno di voi!! Le produzioni mainstream non tramonteranno mai, ma quelle piccole si nutrono solo della vostra passione per stare a galla, soprattutto ora! Noi ci saremo, continueremo a spaccare e a produrre musica, nessuna pandemia o apocalisse ci fermerà, un saluto a tutti voi! Extreme rolling!

FABIO LOFFREDO

Band:
Hirpus: Chitarra e voce
Milkman: Basso
Flarvula: Chitarra ritmica
Chris Anthem: Batteria

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