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ERNESTO BASSIGNANO – Intervista all’artista romano

ERNESTO BASSIGNANO – Intervista all’artista romano

Ho avuto il grandissimo piacere di intervistare l’artista Ernesto Bassignano.

Ernesto nasce a Roma il 4 aprile del 1946, fa le scuole elementari, si trasferisce con la famiglia a Cuneo e li frequenta il liceo classico.

Torna nella Capitale nel ’66 e abita a casa di Duilio Del Prete che lo introduce al mondo di Brel e della canzone d’autore nell’accezione più ampia della definizione.

Comincia a frequentare l’effervescente ambiente del teatro e del cabaret dell’epoca.

Studia scenografia all’Accademia di Belle Arti.

Conosce Gian Maria Volontè e per tre anni fa, con il suo gruppo il “Teatro di Strada”, o di provocazione politica.

Nel 1969 arriva anche al Folkstudio (lo storico locale nel cuore di Roma) e fonda con Giorgio Lo Cascio, Antonello Venditti e Francesco De Gregori “I giovani del folk”. Lavora per la direzione del Pc e comincia una serie infinita di feste de l’Unita’, campagne elettorali e ogni altro tipo di spettacolo politico in tutto il Paese.

Nel ‘79 entra nella redazione spettacoli de “Il paese sera” e fa il critico musicale fino all’89, anno della chiusura del giornale.

Pubblica alcuni libri tra cui “Canzoni pennelli bandiere e supplì” (che poi è il riassunto delle sue infinite esperienze culturali).

Lavora per la Radio Rai a Via Asiago sino a che viene assunto al Gr1 nel ’91.

A Radio-Uno-Rai, dal 1999 al 2011, ha presentato, insieme al giornalista sportivo Ezio Luzzi, la trasmissione di satira sociale Ho perso il trend.

Dal 19 settembre 2011 Ernesto Bassignano è in onda sull’emittente radiofonica romana Radio Città Futura con la trasmissione Radio bax, nel paese degli struzzi.

Nella stagione 2012-2013 conduce sempre su Radio Città Futura la trasmissione Rodeo insieme con Pierluigi “Piji” Siciliani.

Nella stagione 2014-2015 Bassignano torna a condurre Rodeo sempre con Pierluigi Siciliani, sempre dal lunedì al venerdì su Radio Città Futura.

Nel 2016 ripubblica, con la casa editrice Les Flâneurs Edizioni, il suo romanzo autobiografico Canzoni, pennelli, bandiere e supplì.

Ernesto Bassignano è attualmente un pensionato RAI, ma non hai mai dimenticato l’amata chitarra e di incidere un disco ogni tanto.

Caro Ernesto, benvenuto su Tuttorock, è un grande piacere per me poterle rivolgere qualche domanda. Parliamo subito di questo album “Siamo il nostro tempo”, che riscontri sta avendo?

Molto buoni. 13 belle recensioni tra le quali quella di Fegiz che sul Corriere mi ha dato 9, roba mai vista. Insomma, un lavoro poetico, intenso, minimalista, roba per palati fini che oggi, purtroppo, scarseggiano.

Un album che ho apprezzato dall’inizio alla fine, un album di canzoni senza tempo, canzoni nate in quale modo?

Canzoni senza tempo. In quanto poesie, immagini, parole in libertà. Tutto ciò che mi è venuto su dalla tragedia Covid, da gente incattivita, dai social che la rendono sempre più sola. Sottocultura e trash dappertutto, non puoi accendere radio né tv, spettacoli per dementi, musichette, pettegolezzi…

Mi parli un po’ della foto di copertina.

Io e la mia povera sorella Ida, a Cuneo, primi anni 60, ora son rimasto l’ultimo Bassignano, fa effetto. Ho messo di fronte noi bambini spensierati con le coltellate e le bombe di questi giorni.

Morgan ha speso parole di elogio verso la sua musica, so che tra voi c’è una bella amicizia, quando e com’è nata?

Sì, lo pensavo anch’io un bulletto, ho scoperto un uomo timido e fragile con una cultura, non solo musicale, immensa. Si è commosso alla mia “Passera’” e ha cominciato a scrivermi. Poi abbiamo scoperto l’amore per Bindi di entrambi, vedremo cosa nascerà da questo dialogo.

Quando e com’è avvenuto il suo avvicinamento al mondo della musica?

L’incontro con la musica avviene nel 64. Muore mio babbo farmacista, mia madre mi compra una Eko da 10.000 lire, sento Belafonte e Odetta, ma anche Grieg e Chopin, mi compro gli spartiti di Elvis, mi innamoro di Tenco, il gioco è fatto.

Una mia curiosità, mi farebbe molto piacere, visto che ha collaborato con Gian Maria Volontè, se mi raccontasse un aneddoto riguardante quel grandissimo attore.

Teatro di strada con Gianmaria, anni 68, 69, 70. Lui paga, noi 4 facciamo controinformazione politica in giro, non andava a dormire se non gli fischiavo “Per un pugno di dollari”, imitavo anche cavalli, frusta, pistole. Personaggio immenso, lo amavo molto, generoso e grande, ma non bisognava farlo incazzare.

Cantautore, giornalista, conduttore radiofonico, scrittore, c’è qualcosa che non ha ancora fatto e che gli piacerebbe fare nel mondo della cultura?

Hai dimenticato scenografo e pittore. Ecco, oggi faccio ritratti ma forse ricomincerò con le tele.

C’è qualche artista di oggi che l’ha colpita particolarmente?

No, dopo Dire Straits, Sting e Annie Lennox ho stentato a trovare qualcosa di affascinante. In Italia mi son fermato a Bersani, poi.

Sta già lavorando a nuovi brani per il prossimo album?

No, per ora son troppo contento di come sta andando questo. Sono in piena promozione e tra un mesetto arriverà il secondo video. Sto piuttosto collaborando con un grande tenore e ho cantato un inedito di Califano di cui si parlerà a ottobre.

MARCO PRITONI