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DALILA SPAGNOLO- Intervista alla cantautrice salentina

DALILA SPAGNOLO- Intervista alla cantautrice salentina

Dalila Spagnolo è una cantautrice salentina, molto impegnata sia nel sound che nei testi e “La Fame Nelle Scarpe” è il suo secondo album, recensito su queste pagine (leggi qui la recensione). Ho avuto il piacere di intervistarla e ha raccontato di lei, della sua musica e delle sue passioni. DI seguito il resoconto dell’intervista.

Ciao Dalila e benvenuta su Tuttorock. Inizio quasi sempre così nelle interviste, parlami di te e di come nasce il tuo amore per il canto e la musica.
Ciao Tuttorock, io sono Dalila Spagnolo, mi definisco cantautrice di fragilità ed impegnata nel scrivere e cantare di emozioni, di crescita personale e di timori. Credo nella verità e nella coerenza, vengo da un vissuto delicato che ho scelto di sublimare, dal quale imparo e tramite il quale mi creo dei mantra per sopravvivere. In fondo è quello che facciamo tutti, con la nostra arte di vivere.

Come nasce un tuo brano, dal testo o dalla musica?
L’approccio varia, di solito parto da un giro di accordi e contemporaneamente scrivo melodia e parole. Ultimamente mi è successo di partire da un testo scritto come pensiero ed adattarlo alla melodia che ho in mente.

Sei giovane ma hai avuto già esperienze, il Premio Lunezia, Area Sanremo, MEI, Primo Maggio a Roma. Raccontami queste esperienze e quale ti è rimasta più nel cuore.
Il premio Lunezia è stata la prima esperienza ed anche la prima soddisfazione personale, un bel periodo della mia vita, di scoperta. Area Sanremo è stato speciale perché ho partecipato senza alcuna aspettativa e il risultato mi ha stupito e gratificato nel profondo, in un momento in cui ne avevo probabilmente molto bisogno.

“La Fame Nelle Scarpe” è il tuo secondo album, che differenze ci sono per te tra i due?
“Fragile”, il mio primo disco, è il mio primo amore, le prime canzoni in cui ho creduto veramente tanto da lasciarmi etichettare da esse, dentro un genere ed una personalità. Ma non mi sono mai piaciute le etichette e quando mi chiedono “che genere canti?” quasi non so rispondere. Sarà che mille sono le sfumature che mi appartengono o, non escludo l’ipotesi, che non abbia ancora trovato un linguaggio che accomuni tutto ciò che scrivo e canto, ma “La Fame nelle Scarpe” è un disco davvero vario e di cui vado fiera. 10 tracce in cui voglio sdoganare tutto e permettere all’ascoltatore di viaggiare all’interno di stati d’animo che appartengono a ciascuno. Un disco che insegna ad accettarsi, insegna il perdono, la pace, e la fiducia nel futuro oltre ogni incertezza.

Un titolo particolare “La Fame Nelle Scarpe”, il suo significato?
La ”fame” indica lo scopo, la motivazione con cui procedo, la fiducia con cui cammino pur non sapendo esattamente la direzione. Le “scarpe” però, raccontano di un tipo di percorso, un viaggio a piedi, faticoso ed insidioso. Questi due termini insieme sono per me la promessa di non scordarmi mai questa fame che mi fa procedere.

I testi sono molto vari e anche profondi, illustrane qualcuno. Per esempio in “Tracciare Le Distanze” dici ‘gettiamo queste armi e arrendiamoci all’amore’ è un messaggio pacifista?
Per me ogni testo è di fondamentale importanza per l’intero concept del disco, In “Faut pas doutè de moi” mi chiedo “Chi sono io? e “Chi sarò io?”, due domande che segnano una svolta. In “Prelud’io” ed in “Alberi d’eterno” si palesano tutti i timori d’infanzia, la paura di voler crescere e diventare adulto. In “Forse” vige l’inquietudine, che poi si risolve nella volontà di rinascita. Poi ci sono brani come “Tracciare le distanze” in cui rievoco quel desiderio di pace tra le persone, che invece sono sempre impegnate in lotte d’ego e d’orgoglio. “Quel Santo Giorno” è una poesia d’amore che ho scritto per il mio compagno e che ho musicato. Alla fine “Crisci Figghia Mia” chiude il cerchio, con un invito da parte della vita a crescere con fiducia.

In questo album c’è il pop, un po’ di elettronica e anche accenni di world music, tu come definisci il tuo genere musicale? Alla fine la domanda te l’ho fatta!!
(Credo) di essere una cantautrice che spazia dal pop alla world music.

Ci sono anche ospiti, presentali e come li hai coinvolti?
Gli ospiti del disco sono tantissimi. Ho fatto arrivare da Genova un grande musicista ed amico del Burkina Faso che ha registrato due strumenti tipici africani (kamele ngoni e balafon) ed ha cantato come solista in “Faut pas doutè de moi” e ha registrato i cori in “Superpower”. In “L’erba voglio”  e  “Faut pas doutè de moi” ha registrato Mylious Johnson, batterista di Giorgia, Ultimo ed altri grandi artisti della scena soul, pop, hip hop internazionali. Nell’ultima traccia la voce è di Rachele Andrioli, tra le massime esponenti della World Music in Puglia ed in Italia. Una menzione speciale al mio produttore artistico e grande musicista Luigi Russo, con me dal giorno zero.

Canti in italiano, ma in alcuni momenti sentiamo il francese e l’inglese. In futuro i tuoi brani saranno sempre in italiano?
L’italiano è la mia lingua, ma credo che continuerò a scrivere in inglese e, perché no, in francese, mi piace molto.

Nell’ultimo brano c’è anche un dialetto, è quello della tua Terra, la Puglia?
E’ il dialetto salentino e quella splendida voce che simboleggia l’alito della Vita che mi invita e mi incoraggia a crescere con fiducia, è Rachele Andrioli. Molto grata a questa collaborazione.

So che presenterai l’album nello spettacolo “Concerto Per Voce e Corpo”. Spiegami meglio.
“Concerto per Voce e Corpo” è il mio sogno da un po’ di tempo. Volevo suonare con un gruppo alle spalle e con un performer al mio fianco, non che danzasse, ma che accompagnasse all’ascolto. E’ un concerto che emoziona nel profondo, chi lo guarda sperimenta sensazioni opposte, è come un viaggio dell’eroe. Ci credo molto in questo progetto, voglio portarlo ovunque, a patto che ci sia disponibilità di ascolto ed attenzione. E’ delicato e potente nelle dinamiche, i feedback sono super positivi.

Quanto è importante per te la musica e l’esibirti dal vivo?
Più importante di tutto in assoluto, quando chiudo gli occhi, mi vedo su un palco a cantare, con i miei musicisti e con lo sguardo della gente che posso incrociare. Non oscuratemi troppo i volti, amo guardare negli occhi chi è lì per me!

Cosa fai quando non ti occupi di musica? Hai altre passioni?
Quando non suono o non produco comunque insegno, tengo lezioni di canto e songwriting. La mia vita è sommersa dalla musica e non potrebbe essere il contrario. Però, mi piace molto cucinare, è una passione che avrei coltivato se non fosse stato per la musica che mi ha investito completamente.

Cosa vuoi lasciare a chi ascolterà il tuo album?
Emozione, pianto se necessario, liberatorio mi auguro. Liberazione, comprensione. Nessuno è solo in ciò che vive. Cantare le parti più oscure di me, è una responsabilità che sento nei confronti di chi mi ascolta. A volte è necessario scuotere per lasciare qualcosa.

Chiudi l’intervista come vuoi. Un messaggio a chi lo ascolterà o in invito ad ascoltarlo e aggiungo anche perché?
Buon ascolto sì del disco, ma soprattutto di voi stessi.. e buona ricerca della vostra Fame nelle Scarpe!

FABIO LOFFREDO