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COLBHI – Intervista a Stefano Bolchi che presenta “Dark ballad”

COLBHI – Intervista a Stefano Bolchi che presenta “Dark ballad”

In occasione dell’uscita del singolo “Dark ballad”, che anticipa il disco d’esordio “Gigantografia di piccoli sospiri” (Lilith Label) in uscita il 20 aprile, ho avuto il piacere di intervistare Stefano Bolchi (Edgar café e Piero Milesi), fondatore, insieme a Osvaldo Loi (Sabrina Napoleone, Isolaris), Federico Fantuz (Angela Baraldi e Music for No Movies) e l’autrice genovese Daniela Bianchi, del progetto Colbhi, nato nel 2020.

Ciao e benvenuto su Tuttorock, parliamo subito di questo nuovo singolo, “Dark ballad”, un brano nato quando e come?

Dark ballad è nata durante una sessione di improvvisazione tra me, Federico Fantuz alla chitarra ed Osvaldo Loi al pianoforte. Tutti i brani del disco sono stati generati da queste chiacchierate estemporanee. Dopo il riascolto abbiamo registrato il pezzo cercando di rimanere aderenti all’atmosfera originale che ci sembrava avere un carattere interessante. Siamo spinti a pensare che nell’improvvisazione si possa dire qualcosa di più rispetto all’intenzione ragionata e volontaria.

Hai invitato un ospite speciale che presta la sua voce profonda, ovvero Paolo Benvegnù, come mai hai pensato a lui?

Io e Fantuz stavamo ascoltando la registrazione del brano: poteva essere una sorta di colonna sonora. L’atmosfera ci evocava un immaginario proveniente da un luogo lontano, un sound anglosassone cupo. Non abbiamo scartato però di immaginarcela canzone, a quel punto però in lingua inglese. Per il testo il mio pensiero fu presto rimandato a qualcosa scritto da William Blake. Sentivamo dentro al pezzo una voce profonda e mistica… ed è risultato spontaneo sia a me che a Fantuz fare il nome di Paolo Benvegnù. Ne parlammo poco dopo con l’amico produttore e musicista Marco Olivotto che si rivelò un efficace connettore astrale: ebbe il modo di fare ascoltare il brano a Paolo, che lo trovò vicino alle sue corde. Fu un emozionante sorpresa ricevere, qualche mese dopo, le tracce di voce di Paolo che circondavano la mia nel cantare il testo di Blake. Aveva dato al brano una veste nobile e mistica.

Di chi è l’idea del video e chi l’ha girato?

L’idea e la realizzazione del video sono opera mia. Nell’arco di un mese ho seguito un filo che mi tirava verso la ripresa di immagini in bianco e nero e che evocassero delle suggestioni piuttosto che una storia dai tratti narrativi.

Il prossimo 20 di aprile uscirà l’album d’esordio “Gigantografia di piccoli sospiri”, gli altri brani avranno lo stesso sound del singolo?

No, le dieci tracce del disco sono diversificate tra loro. Se l’atmosfera di Dark ballad è creata da un brano rarefatto, scuro e cantato in inglese accanto si troveranno canzoni in lingua italiana dai colori più caldi. Un certo taglio di rock, l’elettronica e il pop, la psichedelia e la tradizione della canzone si incontrano in un sound trasversale. Nell’ ultimo brano strumentale è presente persino una ritmica trap.

Il nome d’arte Colbhi è l’anagramma del cognome Bolchi, è nato per caso?

Ci abbiamo messo un po’ a dare nome al progetto. Progetto che è collettivo perché ha compreso la messa in gioco di diversi aspetti (dalla composizione della musica, dei testi e degli arrangiamenti) tra me, Osvaldo Loi, Daniela Bianchi e Federico Fantuz. Nella difficoltà di trovare un termine che poteva definirci abbiamo pensato inizialmente a “nomen nescio”, “NN”, che indica qualcosa o qualcuno a cui non è possibile dare un nome. Alla fine era più interessante andare verso una parola che non significasse nulla di per sé, basandoci soltanto su un suono. Mi ricordai così quando da ragazzini ci si prendeva in giro, richiamandoci con il nome storpiato dopo aver scambiato sillabe o lettere: a me chiamavano Colbhi. Ecco: così era più simpatico e leggero.

Il progetto è un collettivo aperto a nuovi ingressi nella formazione abituale?

Il progetto non è nato con il carattere di una usuale struttura identitaria. Non esiste per noi la formazione abituale. Basti pensare che quello di Daniela Bianchi non è l’apporto di un’autrice esterna. Ha lavorato anche agli arrangiamenti ed alla direzione artistica delle canzoni da dentro il progetto anche se non compare dal vivo. Federico Fantuz ha lavorato principalmente all’iniziale fase compositiva e poi ha dato il suo apporto ad alcuni arrangiamenti. A seconda del brano lo spazio occupato da ciascuno è diverso. Chi si è fatto un po’ più da parte ha lasciato più spazio alla mano dell’altro. Il vuoto è stato luogo d’incontro e ha creato diversità. Pertanto ben venga che ce ne possa essere ancora e inoltre non escludiamo di sperimentare nuovi incontri.

Avete già in programma qualche data live?

In programma c’è la presentazione del disco che sarà sabato 29 aprile al Teatro TIQU di Genova. Stiamo lavorando per portare il concerto con altre date anche fuori Genova.

Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere l’intervista?

Aggiungerei i link ai nostri canali social, per diffondere la nostra musica. Eccoli:

https://www.instagram.com/colbhi

https://www.facebook.com/Colbhi

youtube.com/@colbhimusic

Grazie

MARCO PRITONI