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MommyMetalStories-JUDAS PRIEST

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Oggi il nostro viaggio ci porterà a Birmingham, in Inghilterra, dove sono nati i Judas Priest anche perché bisogna celebrarli in quanto il 2019 è stato il loro 50esimo compleanno e perché sono stati annunciati come headliner al Rock in The Castle a Villafranca di Verona  il 27 giugno 2020.

Si crede, e non a torto, che i Judas Priest siano la prima band heavy metal del mondo, infatti, anche se i Black Sabbath, suonavano e cantavano già quattro anni prima che i Priest pubblicassero un album, è stato osservato, dai membri di entrambe le band, che i Sabbath conservavano ancora elementi blues-rock, quindi l’heavy metal è arrivato dopo, di conseguenza i Judas Priest sono tra i gruppi papabili ad essere annoverati come prima band del genere heavy metal. Infatti possiamo dire che tutto il loro impianto sonoro, lirico e iconografico sia entrato nell’immaginario collettivo come indissolubilmente connesso a questo genere musicale.

La band ha, nel corso della sua lunghissima carriera, significativamente interpretato e in buona parte creato il suono di tre decadi: quello degli anni Settanta, Ottanta e Novanta e perché no anche del nuovo Millennio…

I Judas Priest hanno anche contribuito a coniare l’iconografia visiva del metal: pelle e borchie nell’abbigliamento, concerti con moto Harley-Davidson sul palco e tanto altro.
Nascono nel 1969, il primo nucleo è formato dal cantante Al Atkins, dal chitarrista Kenneth K.K. Downing, dal bassista Ian Hill e dal batterista John Ellis. Prendono il nome dalla precedente band di Atkins, che a sua volta l’aveva preso in prestito da una canzone di Bob Dylan del 1967: The Ballad of Frankie Lee and Judas Priest. Nel 1973 il posto di Al viene preso da Rob Halford e nel 1974 arriva un secondo chitarrista Glenn Tipton.

Con questa line up debuttano con Rocka Rolla nel 1974, che ha la funzione di smuovere le acque, perché come lavoro non ha nulla a che fare con quello che poi saranno gli altri album dei Judas Priest. Questo è in stile hard rock tipico anni 70, sono buone Winter, Cheater, Run of the Mill; comunque non si dovrà aspettare molto affinchè la voce di Halford, le chitarre di KK e di Tipton, il basso di Hill e la batteria di Ellis non cambino rotta e lascino tutti di stucco.

Infatti dopo due anni abbiamo Sad Wings of Destiny, il loro capolavoro. Stilisticamente diverso dal precedente, è la summa dell’hard-rock più prossimo al metal degli anni Settanta, uno dei dieci album metal più importanti di sempre.  Victim Of Changes è in assoluto eccellente, ma non dimentichiamo: The Ripper, in cui le chitarre tuonano, brano epico e orchestrato; Dreamer Deceiver, una ballad da cui tante altre band prenderanno spunto; Tyrant, perversa e cupa; Epitaph, struggente serenata al pianoforte.

Ora i Judas Priest sono pronti per entrare nella storia e per essere fonte di ispirazione per innumerevoli band.

Nel 1977 pubblicano Sin After Sin, prodotto dal bassista dei Deep Purple: Roger Glover, alle pelli c’è il grande batterista turnista Simon Phillips. Troviamo una cover ispirata di Diamonds and Rust di Joan Baez e Here Come the Tears, brano sperimentale e d’atmosfera che è un capolavoro d’intensità.

Nel 1978 ci regalano Stained Class altro punto culminante della loro carriera, con brani classici come Exciter, veloce e potente e una cover del cantautore americano Gary Wright : Better By You, Better Than Me. Questo album stabilisce quello che sarà il suono dei Priest per tutti gli anni 80. Come non ricordare anche Savage  che spinge sul pedale e Beyond The Realms Of Death affascinante e forte come una stretta.
Lo stesso anno esce Killing Machine  lavoro solido, ispirato, incendiario. Troviamo il brano schiacciasassi Delivering The Goods; il gioiello Evil Fantasies; la straordinaria ballata semi-acustica Before The Dawn.

Subito dopo iniziano un tour e durante i concerti tenuti in Giappone, registrano quello che è considerato uno dei primi live heavy metal della storia: Unleashed in the East, che pubblicano nel 1979.

Nel 1980 raggiungono il grande successo con British Steel. Canzoni come Breaking the Law, dal riff granitico, rimarranno nella storia, anche il video di questo brano diventerà memorabile: la band svaligia una banca con le chitarre, più metal di così! Gli altri capolavori sono: Rapid Fire, quasi thrash; Steeler, potente hard-rock con immani riff di chitarra e poi
Living After Midnigth e Metal Gods entrambe epiche.

Del 1981 Point Of Entry, visto da fan e da critici come una sorta di passo falso, ma Hot Rockin è Judas Priest sino al midollo; Desert Plains ha un’ottima sezione ritmica e la voce di Rob è inarrivabile e inarrestabile.

Screaming for Vengeance del 1982 sarà la fonte d’ispirazione per quel filone di metal/hard-rock riconducibile al metal classico degli Iron Maiden e all’heavy-metal dei Metallica. E’ il miglior album degli anni 80 dei Priest. I capolavori sono: The Hellion, granitica e oscura; Electric Eye, con i riff iniziali tra i più devastanti dell’intera storia del rock; Screaming For Vengeance, brano heavy e veloce; Fever,  impeccabile ballata.

Nel 1984 arriva Defenders Of The Faith: Jawbreaker, Rock Hard Ride Free, The Sentinel, le migliori.

Arriva il 1986 e i Judas Priest pubblicano Turbo album in preda ai sintetizzatori, non capito in toto, forse, ma che ci lascia Turbo Lover, Locked In e Reckless.

Dopo due anni ecco pronto Ram It Down, l’omonima traccia è validissima, solo la voce di Halford è un pò sottotono; altro pezzo da ricordare è sicuramente Heavy Metal.

Un nuovo disco dal vivo viene pubblicato nel 1987: Priest…Live!
Arrivano gli anni 90 e i nostri non si fanno trovare impreparati, danno alle stampe nel 1990 Painkiller che battezza il nuovo decennio. Album metal in senso puro forse il migliore dei Priest. Fino ad allora, la caratteristica della band era la duplicità tra metal e hard-rock che li aveva sempre distinti, ora predomina l’heavy metal.

Qui troviamo la doppia cassa del nuovo batterista Scott Travis e i riff delle chitarre  squadrate, le sonorità sono più feroci, la voce di Halford è strutturata e potente, cattiva e acuta. Assistiamo ad un album in cui l’esecuzione primeggia, in cui il suono è trascinante, coeso e si distingue da altri album dell’epoca. Difficile, segnalare un brano migliore dell’altro. Di grande impatto certamente Hell Patrol, One Shot At Glory, A Touch Of Evil, Painkiller, Night Crawler, Metal Meltdown.

Nel 1992 Rob Halford lascia il gruppo e al suo posto viene reclutato Tim Ripper Owens. Con lui i Judas Priest pubblicano due album: Jugulator nel 1997 e Demolition nel 2001, entrambi presentano un metal aggiornato al nuovo sound. Del primo ricordiamo Cathedral Spires, Bullet Train, Decapitate…Album duro e compatto. Del secondo sono sicuramente da ascoltare Subterfuge, Machine Man, Cyberface, Feed On Me… Meno duro e aggressivo del precedente per via della ricerca di un metal “del futuro”.

Dopo aver pubblicato un altro live intitolato Live in London, Owens lascia la band.
La reunion (tanto sperata!) avviene nel 2003, spinta dall’uscita del box set Metalogy, un cofanetto di cinque dischi, a cui collaborano tutti i membri e che contiene i loro maggior successi.

Nel 2005 è la volta di Angel Of Retribution, album con la formazione originale, capolavoro metal old-school che ritorna al suono classico dei Judas Priest; sfuriate di chitarre e una ballad intima e da brividi: Angel.

L’album traghetta il successivo Nostradamus del 2008, concept album operistico e sinfonico con pochi elementi metal ed incentrato sulla figura del famoso astrologo. In tutto i brani sono 23, Nostradamus e Persecution sono potenti, diretti e piacciono.

Il 14 luglio 2009 pubblicano A Touch of Evil, un album dal vivo, con tracce registrate nei tour che vanno dal 2005 al 2008.

Nel luglio 2014 pubblicano l’album intitolato Redeemer of Souls, è il diciassettesimo in studio: Dragonaut, Hell & Back, Metalizer su tutte… Manca la sferzata di KK, al suo posto troviamo Richie Faulkner e assistiamo ad un buon lavoro e arriviamo al 9 marzo 2018 con Firepower: diciottesimo album in studio; aggressivo e innovativo, roccioso e imponente, tutti  ingredienti che conosciamo insiti nella band e che vengono miscelati in questi 14 brani veramente ispirati e con la voce di Rob in stato di grazia come sempre. Ottima la carica tagliente di Firepower, la stilettata cadenzata e oscura di Evel Never Dies e la perla Sea of Red.

Nel 1987 Kenneth K.K. Downing intervistato dalla rivista Kerrang! disse :

“Quello che desideriamo a lungo termine è essere considerati leggendari… Per essere stati i più grandi in quello che facciamo: l’heavy metal”.

Io dico che, a distanza di anni, la missione è compiuta!

 

a cura di MONICA ATZEI