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JAMES KENNEDY – Make anger great again

JAMES KENNEDY – Make anger great again

Cantante e chitarrista gallese, già in forza alla band Kyshera, James Kennedy pubblica un disco turbolento in un periodo turbolento – pur avendo visto la luce poco prima del diffondersi della pandemia. Una vera one man band, il nostro James si è occupato di tutti gli strumenti in un lavoro elaborato e contorto con forti risvolti politici e che trasuda rabbia e frustrazione da ogni singola nota – non a caso il titolo dell’album storpia e scimmiotta la frase chiave dell’ormai ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump: da Make America great again (Facciamo diventare nuovamente grande l’America) a Make anger great again (Facciamo diventare nuovamente grande la rabbia). Un album ben concepito ma che pesca da diversi stili e fa riferimento ad artisti differenti risultando essere nel suo complesso un guazzabuglio musicale – cosa che ad alcuni può anche piacere, ma qui la varietà dei generi proposti può solo disorientare. Nickelback, Audioslave, Prince(!!!), Rage Against the machine, Pantera, Lenny Kravitz, Korn sono solo alcuni chiari nomi di riferimento a cui il nostro James aggiunge una buona e versatile interpretazione, ricordando in più di una traccia il compianto Chris Cornell, trovandosi a suo agio sia nelle parti più aggressive che nell’uso di un registro più pulito ed interpretativo. A questa ricca ricetta può mancare più di un rimando al metalcore di scuola americana? Assolutamente no, è chiaro: ogni brano più o meno si muove sinuosamente in quei canoni, seppure con molta personalità – come un animale furioso che cambia traiettoria per disorientare la preda, o se vogliamo il cacciatore.

James Kennedy si rivela molto poliedrico ed efficace fin dalla traccia di apertura, il manifesto The Power urlato a gran voce, o alla successiva Autopsy, con il suo groove che tanto ci rimanda alla band di Phil Anselmo. Piacevolmente spiazzante è il terzo brano Ghosts, che schiaccia l’occhio ai già citati Nickelback – rivelando un lato più melodico del cantautore britannico che fa capolino anche nella successiva Mind revolution, frenetica e con un bel ritornello. Algorhythm è assolutamente spiazzante – Chris Cornell fa spazio a Prince che sembra suonare questo brano con Lenny Kravitz e supportato da Tom Morello: un brano funky e danzereccio che spezza a metà la furia dell’album e che sfocia nella traccia numero 6, Outrages – buon esempio di rock in chiave moderna. Altro brano manifesto è We fight dirty, mentre Solace in sickness è un po’ più morbida così come la ancheggiante e ruffiana Struggles. La chiusura è affidata a Primal e a Broken Compass, una doppietta che fa l’occhiolino ai RATM, tanto da sembrarne quasi un vero tributo – sicuramente efficace e riuscito.

Insomma, in tutto questo caos ribelle, roboante e ribollente emergono le doti dell’artista gallese a cui forse manca una direzione specifica, ma che probabilmente di proposito sceglie di spiazzare l’ascoltatore per non farsi ingabbiare in etichette e non adattarsi alla massa. Se la scelta sarà vincente ce lo diranno i numeri e le prossime mosse future – per ora non resta che godersi i suoi brani, che presi singolarmente hanno più di qualcosa da dire, pur peccando talvolta in originalità. Killer tracks: The power, Ghosts, Mind revolution, Broken compass.

SANTI LIBRA 

Tracklist:

1 – The power
2 – Autopsy
3 – Ghosts
4 – Mind revolution
5 – Algorhythm
6 – Outragers
7 – We fight dirty
8 – Solace in sickness
9 – Struggles
10 – Primal
11 – Broken compass

Credits:
Pubblicazione: 25 settembre 2020
Label: Konic Records / MTX Music

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VOTO

Band:
James Kennedy: voce e tutti gli strumenti

Sito ufficiale: https://www.jameskennedystuff.com
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