BLUE OYSTER CULT – The Symbols Remains

Diciannove lunghi anni separano “The Curse Of The Hidden Mirror”, uscito nel 2001, da “The Symbols Remains”, ultimo album della leggendaria hard rock band statunitense. Parlo dei Blue Oyster Cult che sono tornati in grande forma con un album molto vario stilisticamente, caratteristica di ogni album della band e hanno anche rispolverato il vecchio simbolo in primo piano nella copertina del cd. “The Symbols Remains” spazia dall’hard rock al blues, passando anche per il southern, il rock’n’roll e il country rock. “That Was Me” è puro hard rock, un ritorno al periodo migliore dei Blue Oyster Cult, ma non mancano le infiltrazioni musicali di altri generi come una piccola parentesi dalle ritmiche reggae, ma i riff di chitarra tornano a tuonare prepotentemente cedendo il passo a “Box In My Head”, brano dalle linee più ‘morbide’ ma sempre di hard rock parliamo anche se più melodico e “Tainted Blood”, altro brano dalle melodie accentuate, ma con un forte gusto blues, sicuramente uno dei migliori del cd anche per le sue aperture epiche e cori molto avvolgenti e magnetici e l’immancabile guitar solo c’è, puro e molto efficace.

Per un’uscita del genere il track by track è d’obbligo e il cd prosegue con “Nightmare Epiphany”, vivace brano che possiamo definire come country blues’n’roll e “Edge Of The World”, dove ritorna l’hard rock più grintoso ed incontaminato dal ritornello molto orecchiabile. Siamo appena ad un quarto del cd e già i Blue Oyster Cult dimostrano di essere tornati in grande stile e “The Machine” inizia con lo squillo di un cellulare e il riff di chitarra lo imita per introdurre un classico brano di hard rock avvincente e molto seventies e ancora “Train True (Lennie’s Song)”, hard blues per eccellenza e con tanto di armonica e anche un pò di boogie, divertimento assicurato e “The Return Of St. Cecilia”, ottima song dai riff decisi e profondi e c’è anche un Hammond che funge da base e da tappeto. Si va avanti con “Stand And Fight”, hard rock più cadenzato ma sempre molto potente, con “Florida Man”, altra song con accenni blues e con un riff a parer mio rubacchiato a “Child In Time” dei Deep Purple. Gli ultimi quattro brani completano un ottimo ritorno, “The Alchemist”, altra ottima song dove la parola chiave rimane una sola, hard rock, ma di quello più aggressivo che rimanda a classici come “Godzilla” e gli assoli di chitarra sono incredibilmente energici e “Secret Road”, dove tornano melodie più dilatate, “There’s A Crime”, hard’n’heavy d’effetto ed energico e “Fight”, dal sound più raffinato e ricercato. Lo confermo, i Blue Oyster Cult sono tornati per continuare le loro storie.

FABIO LOFFREDO

Tracklist:

1. That Was Me
2. Box In My Head
3. Tainted Blood
4. Nightmare Epiphany
5. Edge Of The World
6. The Machine
7. Train True (Lennie’s Song)
8. The Return Of St. Cecilia
9. Stand And Fight
10. Florida Man
11. The Alchemist
12. Secret Road
13. There’s A Crime
14. Fight

Label: Frontiers Records
Genere: Hard Rock
Anno: 2020

Band:
Eric Bloom: Chitarra, tastiere e voce
Buck Dharma: Chitarra, tastiere, programmazione e voce
Richie Castellano: Chitarra, tastiere, programmazione e voce
Danny Miranda: Basso e cori
Jules Radino: Batteria, percussioni e cori

Special Guests:
Albert Bouchard: Cori, cowbell e percussioni nel brano 1
Andy Ascolese: Tastiere nei brano 4 e 10 e pianoforte nel brano 11
David Lucas: Cori nei brani 5, 6, 10 e 12 e cowbell nel brano 14
Phil Castellano: Armonica nel brano 7, voce gang nel brano 9, cori e battiti di mano nel brano 10 e programmazione cori nel brano 12.
Kasim Sulton: Cori nei brani 8 e 13
Steve La Cerra: Voce gang nel brano 9 e cori e battiti di mano nel brano 10
Kevin Young: Voce gang nel brano 9 e cori e battiti di mano nel branao 10
John Castellano: Cori nel brano 10
Jeff Nolan: Theremin nel brano 10

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