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Alessandro Baris: esce oggi il singolo “Last Letter To Jayne” feat Lee Ranaldo

Alessandro Baris: esce oggi il singolo “Last Letter To Jayne” feat Lee Ranaldo

Last Letter to Jayne è il primo singolo estratto dall’Ep SINTESI, debutto da solista di Alessandro Baris.
Il brano è stato scritto e realizzato in collaborazione con Lee Ranaldo, chitarrista e cantante della leggendaria
band alternative/ noise rock statunitense Sonic Youth.
Il brano è acquistabile sullo store Bandcamp all’indirizzo:

https://alessandrobaris.bandcamp.com/track/last-letter-to-jayne

Il video, realizzato dall’artista francese Luigi Honorat, già al lavoro tra gli altri con Ian Chang (batterista di Son Lux e Kazu Makino) sarà disponibile sul canale Youtube di Alessandro.

ALESSANDRO BARIS – “Last Letter to Jayne” è l’ultimo brano del disco che ho scritto e forse quello che meglio sintetizza la ricerca dell’assenza in questo mio lavoro. La sensazione che avevo durante la scrittura era quella di attraversare un paesaggio glaciale, ostile alla vita eppure essenziale ad essa – come in una metafora di vita per la quale le avversità che viviamo e superiamo spesso sono funzionali al nostro processo vitale. Dopo aver terminato la parte strumentale, elettronica e rarefatta, ho sentito la necessità di inserire un parlato che aggiungesse organicità – così ho pensato di proporlo a Lee la cui voce ha un timbro molto particolare ed evocativo. Da quando ci siamo conosciuti, non molto tempo fa, siamo sempre rimasti in contatto parlando spesso di una possibile collaborazione – quando gli ho inviato il brano a lui è piaciuto molto ed ha iniziato a lavorare sulla parte vocale fino a creare una vera e propria sinfonia, maestosa ed evocativa, con un testo che sento vicino al mio vissuto personale. Sono rimasto piacevolmente sorpreso dal suo apprezzamento ed emozionato dal suo interesse a collaborare – i Sonic Youth sono un pezzo di storia della musica sperimentale degli ultimi 40 anni e della colonna sonora della mia vita – mai avrei immaginato un giorno di collaborare con Lee, specie se penso da dove sono partito e al percorso che mi ha portato a questa collaborazione. In tutti i tempi la storia ha tratto le conseguenze più strane dalle cause più remote e alla fine le cose diventano quello
che sono.
La scelta di Luigi Honorat per la parte visiva non è stata un caso. Conoscevo i suoi lavori, comunicativi ed eleganti. Luigi riesce ad essere poetico pur utilizzando un linguaggio che a volte può risultare freddo, come quello della video art, e ad unire insieme i concetti di devastazione e di rinascita. Il suo visual interagisce attivamente con la dinamica del brano e ne evoca le sensazioni.

LEE RANALDO – Avevo iniziato a scrivere il testo di “Last Letter to Jayne” durante in primi giorni cupi della pandemia nei quali sembrava che il mondo stesse per chiudersi. Ero bloccato in casa, a malapena in grado di uscire per una boccata di aria fresca, la paura e l’insicurezza erano forti. Da poco inoltre la mia strada si era separata da quella di una persona a me vicina, un rapporto che si era chiuso quasi come le finestre e le porte di casa sigillate durante la pandemia. Questa poesia nasceva come una sorta di memoriale per quel rapporto finito per sempre e sicuramente la malinconia che ne derivava era rinforzata dall’incertezza della pandemia. Poco tempo dopo, Alessandro mi ha chiesto di lavorare insieme ad un brano e così, ascoltando la musica, maestosa e cupa, ho pensato di adattare il poema su di essa. Ho voluto mettere alla prova me stesso sperimentando con la mia voce in un modo piuttosto nuovo per me, utilizzando voci e frasi sovrapposte per creare una instabilità tra ciò che volevo mettere in primo piano e lo sfondo, in una evocazione tridimensionale dello stato emotivo. Ad Alessandro l’idea è piaciuta subito e da lì abbiamo lavorato per creare un paesaggio emotivo. Durante la lavorazione, qui negli Stati Uniti ci siamo ritrovati immersi nella protesta del Black Lives Matters che è stata molto importante e a quel punto ho pensato di non legare il testo ad una singola persona e solo alla mia perdita, ma di espanderlo a più nomi come simbolo di tutte quelle relazioni che sono andate perse in un modo o nell’altro, nella mia vita, in quella di Alessandro e forse in quella di ciascuno.
Sono cose che fanno parte della vita ma alle quali non ci si abitua mai…

LUIGI HONORAT – “Last Letter to Jayne” è quasi una poesia e il mio approccio ad essa è stato diverso dal solito.
Volevo seguirne le emozioni piuttosto che reinterpretarle, in particolar modo assecondare con il visual la sua progressione lenta e lineare. La forma del visual rappresenta due entità, dall’ordine al caos, che interagiscono e
penetrano l’una nell’altra. Nell’epilogo finale, la purezza è sparita, un’entità prende il sopravvento e la luce svanisce. Volevo che lo spettatore divenisse parte attiva, entrando dentro l’evoluzione delle forme, quasi in balia
di queste due entità, piuttosto che rimanere semplice osservatore esterno.