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“TERRA SENZA TERRA” – L’INTERVISTA A ILARIA PILAR PATASSINI

“TERRA SENZA TERRA” – L’INTERVISTA A ILARIA PILAR PATASSINI

La vita, un eterno lasciare andare. Uscito qualche settimana fa, “Terra senza terra” è il nuovo intenso album della pregiata musicista, la cantautrice ed interprete Ilaria Pilar Patassini.
Un album che apre una profonda riflessione, immersi come siamo nella società liquida.
Dopo l’anteprima di presentazione del disco, nel febbraio scorso, alla Casa del Jazz di Roma, con quattro album di inediti alle spalle, la Patassini consolida anche in questo nuovo progetto artistico il sodalizio con il chitarrista, produttore artistico e arrangiatore Federico Ferrandina, presente anche nel precedente album dal titolo “Luna in Ariete”.
Ad accompagnare l’uscita di “Terra senza Terra” sono stati tre showcase che hanno visto l’artista presentare al pubblico i brani del nuovo lavoro: prima a Salerno, successivamente nella Capitale e poi ad Alghero. In estate ci saranno alcune date ed è previsto un tour in autunno.

‘Terra senza Terra”, un album prezioso di undici canzoni d’autrice moderne, un mix tra jazz e tradizione:
Non intendo quasi mail il mare come una metafora ma come presenza reale” – ci racconta l’artista durante l’intervista – “almeno nella mia vita. Il mare è l’inizio e la fine, un foglio bianco di possibilità”
L’album offre uno sguardo poliedrico e trasversale dell’artista, è un manifesto poetico e musicale che passa dall’autoanalisi alla narrazione della quotidianità. L’idea comune ed il filo conduttore, così come narra l’artista, asseconda i venti del cambiamento, nei vari passaggi della nostra vita e della vita personale. Così l’artista “l’album non è nato come concept ma ha alcuni elementi che insieme all’arrangiamento ha un’unità di intenti,  vedo una barca che va in balia del vento e segue una condizione segnata da aria e acqua, da elementi fluidi”.

Lasciar andare ci dà la libertà e la libertà è l’unica condizione per la felicità, questo è il sentimento che ci pervade ascoltando questo intenso progetto artistico, un album pregiatissimo. 
“Terra senza Terra” è stato anticipato dallo splendido singolo “Niagara” che vogliamo farvi ascoltare.
Magnetica e raffinata la sua voce, che porta dentro ad ogni brano.
Abbiamo raggiunto ed intervistato Ilaria Pilar Patassini per Tuttorock:

Parliamo del progetto artistico, nuovissimo, “Terra senza Terra”: come nasce, qual è l’idea creativa e narrativa del progetto?
“I miei progetti di inediti nascono in genere seguendo tre linee : la necessità di comunicare contenuti extra musicali, un’idea precisa di suono e poi l’alfabeto visivo che entra per forza anche nella musica. “Terra senza terra” non ha fatto eccezione a queste regole non scritte, anzi, credo sia tra i miei lavori quello più coerente con questi parametri. Ci sono dentro storie che volevo raccontare, un certo tipo di suono che veicolasse la canzone in modo sia cameristico che jazzistico e poi tematiche sociali dei diritti, quelle del quotidiano e il femminismo, inteso in maniera trasversale e non “al femminile” .

Restiamo ancora un attimo sulla storia dell’album: quando è partito questo viaggio e cosa rappresenta la narrazione, per lei?
“Le canzoni partono sempre a modo loro. Arrivano in dieci minuti o si lavorano silenziosamente per anni. Nell’album ci sono brani come “La tosse del sabato sera” pensata e scritta in un pomeriggio, “Del dire addio” iniziata con la scomparsa di un caro amico nell’estate del 2020 e terminata tre anni dopo per la necessità di elaborarne il lutto o “Chance”, nata in francese molti anni fa e riscritta in italiano. La narrazione, la sua modalità, è tutto per me. Non basta avere una buona storia, una buona idea o una bella melodia : averne chiaro il percorso, darle una vita che sia solo sua ne determina la giustificazione al suo stare al mondo e occuparne un posto”

Il mare come metafora del fluire delle cose, degli eventi? E quanto è importante disinnescare, lasciare andare?
“Non intendo quasi mail il mare come una metafora ma come presenza reale, almeno nella mia vita. Il mare è l’inizio e la fine, un foglio bianco di possibilità, mi pulisce la testa e mi rimette al passo eliminando il superfluo, il suo movimento offre riposo al mio. Lasciare andare è la conquista più sudata, il vero passaggio a una maturità ricca di evoluzioni e scoperte, la speranza è un sentimento sopravvalutato, la speranza è spesso un alibi e non basta, abbandonarla e agire è il vero atto di fede verso la vita”

C’è anche il ricordo della pandemia, dell’emergenza sanitaria, nel disco? Le chiedo, che tempo è stato e cosa ha significato, quali tracce e quali emozioni ci ha lasciato? 
“Il tempo della pandemia è stato un tempo reale perché ci ha scaraventati in un’empatia che i ritmi contemporanei hanno dimenticato. Molti ne parlano come di un momento distopico, anche io l’ho fatto, adesso so che non è vero, che invece continua ad essere questo dimenticatoio quotidiano la vera distopia, la disumanizzazione che procede a passi marziali. Le giovani generazioni, loro no, non hanno dimenticato e ne stanno pagando tutte le conseguenze. Molti di loro però si sono organizzati e protestano, agiscono, ce la urlano in faccia l’inadeguatezza della classe dirigente. Ho molta fiducia in loro, speriamo non diventino mai troppo adulti”

Tre showcase per presentare al pubblico i brani del nuovo lavoro: come sono andati, qual è stato l’abbraccio ed il linguaggio emozionale con le persone, con il pubblico? Progetti prossimi, per l’estate in arrivo?
“Gli showcase sono stati tre momenti speciali e pieni di riscontro e attenzione. Per i concerti : iniziamo a breve da Bologna, dalla terrazza del Teatro Comunale, per poi proseguire in agosto al Bari in Jazz e altre date al sud, anche con altri progetti che mi riguardano, per poi concentrarci sul calendario della stagione autunno-inverno. Le canzoni “Terra senza Terra” sono appena salpate, finché avranno voglia di navigare, lo faranno”. 

Alessandra Paparelli