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RENZO CANTARELLI – Intervista al cantautore carrarese

RENZO CANTARELLI – Intervista al cantautore carrarese

In occasione dell’uscita del suo nuovo singolo “IL TRIBUNALE DEI SENTIMENTI” abbiamo intervistato RENZO CANTARELLI.

Renzo Cantarelli nasce a Carrara in una famiglia di musicisti: il padre suona il clarinetto e il violino mentre il fratello è un contrabbassista. Sarà proprio questo ambiente a far nascere il suo interesse per la musica: a soli otto anni prende lezioni di chitarra e diventa un fervido appassionato di musica Beat!

Buongiorno Renzo, piacere di averti sulle pagine di Tuttorock. Dalla tua biografia si legge un interesse verso la musica molto vario, quale è stato il genere che ti ha affascinato di più e il tuo ‘eroe’ da giovane che ti ha fatto innamorare della carriera musicale?
Il piacere è mio. Direi che il mio interesse per la musica è stato un fatto quasi scontato, in quanto mio padre violinista e clarinettista mi ha trasmesso fin da piccolissimo la passione dell’ascolto. Prima di me anche mio fratello si è dedicato allo studio del contrabbasso per poi seguire una carriera da musicista. Capirai bene che il mio percorso è stato quasi obbligato. a subito ho apprezzato i Beatles e dopo tutto il prog italiano e anglosassone che da subito ha influenzato le mie scelte musicali, offrendomi l’occasione di cantare e suonare in un un gruppo musicale. Ovviamente erano tempi diversi, in cui il live era condizione necessaria per fare e trasmettere musica. Non ho un eroe in particolare, ma piuttosto parecchi eroi, penso per esempio a Jimi Hendrix, Stevie Wonder, al gruppo Weather Report, e pensando invece alla musica italiana il mio gusto è rivolto ai gruppi storici: PFM, Banco, New Trolls e parecchi altri. per quanto riguarda la musica d’autore, che poi è diventato il mio genere di riferimento, posso senz’altro affermare che De Andrè, Fossati & C. hanno disturbato i miei sonni e risvegliato in me la creatività compositiva. 

Non solo musica, scrivi anche poesie, quanta parte di te è divisa tra musica e letteratura?
Quando si dice che De Gregori o De andrà sono poeti, mi viene da sorridere, in quanto la poesia è cosa ben diversa dalla canzone. La prima si avvale della forza, del contenuto e dell’efficacia della parola, solo di quella. La canzone è un compromesso fra testo e musica, dove ognuno dei due ha una sua dignità. La canzone al pari della poesia ha una sua autorevolezza accomunarle, in un certo modo, sminuisce il valore dell’una e dell’altra. Amo la poesia, sono cresciuto a pane, Neruda, Caproni, Paolini e Eluard e amo moltissimo la letteratura italiana da cui spesso traggo ispirazione per i miei testi. 

Hai un forte legame con il territorio, un disco in dialetto e anche l’associazione RC MUSIC, quali attività espletate in questo contesto?
Il mio progetto dialettale: Stede d Tela ha voluto essere un omaggio al luogo in cui sono nato e vivo tutt’ora. Un lavoro che mi ha impegnato moltissimo, ma mi ha regalato molte soddisfazioni. Si ho un forte legame con il territorio, con la mia gente e quando per motivi di lavoro mi assenti per qualche giorno, cosa strana, sento subito la mancanza, come un vuoto che mi porta subito a cercare in qualche modo un riavvicinamento, che sia una telefonata, una foto o semplicemente un pensiero. RC music è un progetto che da anni porto avanti con Mirko Mangano e Michele, mio figlio, una scuola di musica molto radicata e grazie a loro bene organizzata. Crediamo che la divulgazione della musica sia oggi un fatto estremamente importante e qualificante per il territorio.

L’emergenza covid ha causato il tracollo del mondo artistico, anche la vostra scuola di musica ne ha patito sicuramente, avete attivato forme online?
Sì, abbiamo fatto fronte a questa emergenza, organizzando al meglio corsi on line, e devo dire che fortunatamente tutto sta andando meglio di quanto previsto. Ci auguriamo che tutto possa tornare alla normalità anche perché la nostra struttura organizza spesso eventi esterni con larga partecipazione di pubblico e questo impedimento è davvero deleterio per lo sviluppo di tutte quelle iniziative che abbiamo messo in cantiere e intendiamo realizzare.

Ascoltando i tuoi dischi, mi pare di percepire un discorso testuale da “Al semaforo delle idee”, passando per “Dolos” e arrivando al nuovo singolo, “Il tribunale dei sentimenti”, che va da una canzone di protesta a una più cantautorale fondata sui sentimenti. Cosa ne pensi?
Sì, è una cosa che mi dicono spesso. In realtà penso che una persona non cambi, è quella che è. Cambia piuttosto l’approccio e il modo di manifestare le proprie emozioni, le rabbie, e anche le delusioni. Quindi anche il modo di protestare diventa molto più intimista, più psicologico, quindi si affrontano i temi con una consapevolezza diversa, ma alla fine ne esce sempre il Renzo che deve comunque dire la sua anche se la circostanza o il momento non è opportuno. 

Anche la trama musicale mi pare ora su basi più minimal rispetto i dischi precedenti, l’ispirazione del Tribunale dei sentimenti da cosa ti è nata?
E’ appunto il voler eliminare tutti quei fronzoli stilistici che appesantiscono i concetti e quindi riducono l’impatto nell’ascolto, a favore di una maggiore essenzialità dei contenuti. Il Tribunale è appunto uno dei miei tentativi di affrontare temi seri in un modo abbastanza scanzonato. Si possono dire cose serie e importanti con leggerezza senza eccessi di intellettualismo che ha veramente stancato. 

Parlare di progetti oggi è difficile, ma quali idee hai? Al singolo ne seguiranno altri? Un disco?
Nella musica i progetti sono la base, senza poter pensare di esibirsi su un palco, fare registrazioni e dischi esiste solo la rinuncia. La musica è tutto questo e anche di più. Con Mirko Mangano che è il mio produttore, stiamo ultimando il lavoro del prossimo album che sarà anticipato dall’uscita di un imminente singolo. MI auguro che molto presto tutti si possa tornare a fare e ad ascoltare la musica live che almeno per quanto mi riguarda è l’essenza del mio lavoro e di quello di tutti i miei collaboratori.

MAURIZIO DONINI

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