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REALE ACCADEMIA DI MUSICA – Intervista al chitarrista e fondatore Pericle Sponzilli

REALE ACCADEMIA DI MUSICA – Intervista al chitarrista e fondatore Pericle Sponzilli

La Reale Accademia Di Musica è tornata, giù nel 2018 con “Angeli Mutanti” si erano riaffacciati nel mondo del progressive rock e da poco hanno pubblicato “Lame Di Luce”, recensito proprio su queste pagine (leggi qui la recensione). Ho avuto il piacere di fare un’intervista telefonica con il chitarrista storico della band e abbiamo parlato del loro esordio di 50 anni fa, del presente e del futuro. Di seguito l’intervista.

 

Ciao Pericle e benvenuto su Tuttorock. Ti faccio prima i miei complimenti per “Lame DI Luce”, un album di un certo spessore e poi ti faccio tornare indietro di 50 anni quando si formò la Reale Accademia Di Musica. Come nasce la band?
Grazie, mi fa piacere che ti sia piaciuto, ma diciamo che suonavo già in un gruppo, i Fholks, da qualche anno giravamo l’Italia ed eravamo prodotti da Maurizio Vandelli, poi la Ricordi ci propose di cambiare con un nuovo nome, la Reale Accademia Di Musica e ci sembrò una buona idea.

Ma la scelta del nome ha un significato particolare?
Ma sai, era l’anno in cui iniziavano a nascere gruppi con nomi fantasiosi, c’era già la Premiata Forneria Marconi, il Banco Del Mutuo Soccorso stava pubblicando il primo album. C’è poi il fatto che noi avevamo un pianista molto brano che nel brano “Il Mattino” suonava molte parti di pianoforte e sicuramente l’ispirazione è venuta anche da quello e in altri brani c’era questa reminiscenza di musica classica e pianistica.

In quell’esordio vi ispiravate a qualche band in particolare?
No, niente di particolare, agli inizi quando suonavamo dal vivo facevamo brani di altri artisti, era un po’ d’uso in quel periodo, si suonava nei club e a Roma nelle serate del Piper o del Titan eseguivamo cover di altri artisti.  A me personalmente colpirono nel 1969 i King Crimson ed i primi Pink Floyd, ancora adesso i Pink Floyd rimangono sicuramente la mia band preferita, dischi come “Meddle” e “More” sono album che amo ancora oggi. Ascoltavamo molta musica in quegli anni e mi ricordo che per preparare il primo album ci trasferimmo in una casa che avevo ad Orvieto, eravamo tutti insieme un po’ come in una comune e si suonava e si provava tutti i giorni, poi si partiva per andare a fare le serate e via dicendo.

Poi subito dopo lo scioglimento, cosa era successo?
Si, io sono stato il primo a lasciare la band, appena registrato l’album, era l’estate del 1972, di agosto se non sbaglio, sono partito per l’Oriente, sono stato 10 anni India, poi la band è andata avanti per altri 3 o 4 messi con vari cambiamenti di formazione, hanno cambiato tre chitarristi e poi anche il batterista fu sostituito da Walter Martino per qualche mese. Ma sono andato via per alcune divergenze tra di noi perché il disco aveva avuto riscontri molto positivi.

Poi c’è stato qualche tentativo di riformare la band, ma effettivamente nulla di fatto.
Si abbiamo provato da rimettere in piedi la band, tornato dall’India momentaneamente dopo 1 anni e io e il cantante Henryk abbiamo cercato di fare qualcosa insieme, lui era in contratto con la casa discografica RCA come cantautore, quindi con lui e altri membri della band registrammo questo disco che non è mai stato pubblicato, poi trovammo delle cassette, i master e lo facemmo uscire con il nome Reale Accademia Di Musica, ma era più che alto un disco dalla vena cantautorale.

Poi nel 2018 “Angeli Mutanti”, sempre a nome Reale Accademia D Musica e l’incontro con Fabio Liberatori, il tastierista degli Stadio.
Si, nel 2015 mi chiamò Guido Bellachioma che organizzava il Festival. Progressivamente e voleva mettere in piedi un’idea, mi chiese di mettere su una band di nome Progressivamente Italia Supergruppo per fare una serata in questo Festival in cui tutti rileggevano alcuni dei loro brani storici con elementi di vari gruppi dell’epoca romani e napoletani. Quest’idea mi ha ributtato nuovamente nel giro della musica progressive e varie persone, tra cui lo stessi Guido Bellachioma, mi consigliarono di riformare la Reale Accademia Di Musica e quella è stata la pulce nell’orecchio, insieme all’incontro con Fabio Liberatori, che già conoscevo da anni e raccontandoci di noi, gli dissi che mi sarebbe piaciuto riformare la Reale Accademia Di Musica e lui fu molto interessato perché era uno dei suoi album preferiti del rock progressivo italiano di quegli anni e decidemmo di iniziare il viaggio insieme. Poi l’incontro con Erika Savastani che avevo conosciuto proprio in quegli anni, lei con il suo compagno Danilo Pao e il loro gruppo Deserti Rosso, avevano fatto un album dal titolo “Progresso” in cui facevano cover di gruppi degli anni 70 e Gino Castaldo gli aveva fatto conoscere la Reale Accademia Di Musica, gli propose la cover di “Ognuno Sa”, che era proprio un brano di quell’album. Mi fecero sentire la loro versione del brano e da lì è iniziato a nascere tutto.

Per i 50 anni dall’uscita invece di un remaster celebrativo, non so, come spesso si usa fare con bonus track, decidi di scrivere nuovo materiale con la nuova Reale Accademia Di Musica. Da dove nasce l’idea?
Principalmente perché di ristampe di quel disco ne esistono molte e l’ultima ristampa è uscita proprio nell’aprile di quest’anno, ristampato sempre dalla Sony, è uscito in vinile colorato, in vinile colore blu, devo dire una bella idea.

Come sono nati i brani di “Lame Di Luce”? Hai tenuto conto dell’omonimo album del 1972 o hai reinventato tutto?
No è tutto materiale nuovo, su “Angeli Mutanti” c’erano brani che avevo scritto anni fa e avevo deciso poi di farli uscire come Reale Academia Di Musica rendendoli più prog, li ho fatti diventare  6/8 e 5/4. Poi siccome “Angeli Mutanti” aveva ricevuto anche all’estero ottimi riscontri con recensioni positive, Danilo Pao, il compagno di Erika che è anche un musicista e produttore, mi disse che sarebbe stato il momento di fare un altro album e mi consigliò di scrivere nuovi brani, tutto questo mi ha stimolato e i brani sono stati scritti tra il 2019 e il 2020, poi per il covid tutto ha subito dei ritardi e siamo riusciti a farlo uscire, come sai, a novembre di quest’anno.

Parlami ora dei testi, se ho ben capito non è un concept album, quali sono le tematiche?
No infatti non è un concept, le tematiche sono varie, ogni volta che scrivevo un brano mi ispiravo a quello che mi veniva in mente in quel momento, immagini che mi apparivano, forse è quella la cosa che unisce i vari brani, avevo varie immagini in mente, mi arrivavano dei flash che mi davano l’idea e la stessa cosa ì per i brani scritti da Fabio Liberatori che sono tre su dieci, sono 10 brani nel CD, sono otto invece nel vinile. Ad esempio “Ascesa Al Fuji,” che è uno di brani più prog dell’album, dove ci sono battute che s susseguono  e cambiano metrica spesso, è stata un’idea di Fabio del suo amore per il Giappone, ho raccolto così il suo desiderio e ho scritto il brano. Alcuni brani poi sono ispirati ad un periodo che dormivo poco la notte e la mattina quando mi svegliavo mi rivenivano in mente i miei sogni e tre brani sono proprio frutto di quei sogni, che trovavo molto colorati e divertenti e altri sono frutto proprio della realtà, cercando sempre di aggiungere un po’ di fantasia. Il brano “Lame Di Luce” parla del problema del non accettare il diverso, poi della natura che prende spesso il sopravvento sull’uomo. Quindi ispirazione onirica e ispirazione presa dalla realtà, per esempio “Si Parlerà” è una riflessione che forse un giorno si arriverà a parlare invece di fare la guerra, perché io sono coinvinto che esiste una umanità che non è rappresentata per forza dal mainstream o dai giornali e telegiornali.

Mi hai citato proprio “Lame Di Luce”, il brano che poi dà il titolo all’album, un titolo che trovo diretto e poetico, quale è il significato proprio di quelle parole?
Diciamo che dà adito alla fantasia di navigare, le lame di luce sono proprio quei raggi di sole che penetrano in una persiana chiusa e si posano su una parete, lame di luce su riflettono sui muri e si nasconde tra le ombre, è la frase del brano.

Musicalmente invece hai lasciato da parte tecnicismi vari e divagazioni strumentali, come spesso il progressive rock è caratterizzato, preferendo un’architettura sonora più semplice e melodica. Perché questa scelta?
Si, ma è sempre stata una prerogativa della band anche 50 anni fa, abbiamo sempre cercataoi di dare ai brani una forma da canzone, poi essendo un gruppo cerchiamo di dilatarla e di dare modo a tutti gli strumenti di prendere la loro via e di arricchire.

Perché secondo te oggi c’è un interesse maggiore dei giovani per il progressive rock? E’ una domanda che faccio spesso, specialmente a chi come te ha vissuto gli anni 70. Tu cosa ne pensi?
Questa è un a domanda molto interessante, forse perché questo genere musicale racchiude una sua ideologia e trasmette grandi energie.

Lo stesso discorso per il ritorno del vinile che appassiona anche molto giovani ed alcuni si avvicinano anche per curiosità.
Il vinile è bello come oggetto e ha un suono, ma mi piacerebbe però che questo interesse si allargasse anche ai concerti, c’è solo qualche festival.

Anche le major si stanno accorgendo nuovamente dell’importanza di questo genere musicale, “Lame Di Luce” è uscito per la Sony, impensabile anni fa dove i dischi progressive uscivano più che altro per label indipendenti.
Si, anche se il nostro primo disco uscì per la Ricordi e una delle ristampe anni fa uscì per una label minore, la Contempo Records di Firenze. Comunque anche la Universal fece delle ristampe del nostro album e credo che sia un’operazione più che altro culturale.

Grazie e lascio chiudere a te l’intervista, magari anticipandoci qualcosa sul futuro della Reale Accademia Di Musica.
Non lo so ancora quale sarà il futuro, ma posso dirti che mi piacerebbe fare un album live, perché tra il primo album, “Angeli Mutanti” e “Lame Di Luce” abbiamo circa due ore e mezzo di musica. Ma per ira è una mia aspirazione. Grazie per l’interesse.

FABIO LOFFREDO

Band:
Pericle Sponzilli: Chitarra e voce
Fabio Liberatori: Pianoforte, organo Hammond e sintetizzatori
Erika Savastani: Voce
Fabio Fraschini: Basso

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