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“MUSICK” IL DISCO DI LORENZO SANTANGELO, CON NERI MARCORE’ AL GHIONE

“MUSICK” IL DISCO DI LORENZO SANTANGELO, CON NERI MARCORE’ AL GHIONE

Parte questa sera da Roma, lunedì 6 marzo, il lancio di “Musick“, il nuovo album del pregiato cantautore Lorenzo Santangelo, vincitore del Premio Fabrizio De Andrè 2022, che questa sera salirà sul palco del Teatro Ghione per duettare con l’attore Neri Marcorè. Musick, storie diverse tra loro e vestite tutte in maniera diversa, nasce per denunciare lo stato attuale della musica e la mancanza di coraggio, di qualità, di sperimentazione che spesso mancano nel panorama musicale odierno.

“Non volevo fare un brano tanto per fare. Ho cercato di riempirlo di contenuti, di temi, di colori, di musica vera e suonata, di strumenti reali, di parole assemblate in maniera nuova. Il pubblico dovrebbe avere desiderio di qualità”:

Un brano d’autore che unisce vari linguaggi: la canzone colta ed il cantautorato, musica e parole, la sensibilità degli artisti del passato unita a quella di un giovane talento di oggi, Lorenzo Santangelo, portavoce di quell’abbraccio e linguaggio tra musica e parole che fa – ed ha fatto – la differenza tra i grandi cantautori del panorama artistico nazionale. Un tratteggio ed un acume finissimo che producono pura magia.

Questa sera, nella bella cornice del Teatro Ghione nella Capitale, l’artista presenterà il suo nuovo singolo “La Minoranza” insieme all’attore Neri Marcorè, che si lancia dunque in un’esperienza molto raffinata in una scelta di qualità.  Come del resto è nelle sue corde.

Un debutto discografico molto atteso, impreziosito dalla presenza del violinista  Francesco “Fry” Moneti (Modena City Ramblers, Casa del vento):

Il brano – come ci riferisce l’artista stesso durante l’intervista – “era rimasto a lungo nel cassetto e volge lo sguardo ed il suo linguaggio all’oggi, alle problematiche dell’attualità” ed è la punta di diamante dell’album “Musick”.
Perchè “Musick”: si tratta di un gioco tra le parole inglesi music e sick, per un abbraccio tra radici e musica che unisce e mai divide.
Il nuovo album, previsto per il mese di aprile, è composto da 12 canzoni e include alcuni singoli pubblicati da Lorenzo Santangelo negli ultimi mesi: “L’arancio”, canzone vincitrice del Premio Fabrizio De Andrè 2022, “Metal detector”, realizzata con la collaborazione di Bunna degli Africa Unite e “La minoranza”, cantata proprio in duetto con Neri Marcorè, notissimo attore di pregio e valenza, importanza.

“La musica non morirà mai”, è quel linguaggio universale che è con noi da sempre, da quando esiste l’uomo:

“La minoranza”, scritta interamente da Lorenzo Santangelo, è arrangiata dallo stesso Lorenzo con Riccardo Cherubini, il quale ne ha curato anche la produzione, suonando chitarre, basso e tromba. Oltre a Francesco Moneti al violino, il brano vede la partecipazione di Claudio Del Signore alla batteria e dei cantautori Gianpaolo Pace alla fisarmonica ed a Daniele De Gregori ai cori. Anche il videoclip che accompagna il brano è decisamente interessante, girato da Eleonora Maggioni.

Esistono e ci sono ancora attualmente artisti talentuosi, bravi e giovani cantautori che scrivono canzoni con testi importanti e che è nostro consiglio conoscere, ascoltare.  Uno di questi è proprio Lorenzo Santangelo che abbiamo raggiunto ed intervistato per Tuttorock:

Parliamo del tuo brano “La minoranza” che volge lo sguardo al presente. Con quale sguardo guardi l’attualità, la società liquida? Come nascono idea creativa e narrativa della canzone?
“Nelle mie canzoni cerco sempre di rappresentare quello che mi sta intorno in maniera critica e, in realtà, curiosa. Non cerco necessariamente soluzioni, ma di fotografare le situazioni. Credo sia un dovere di tutti noi quello di porci delle domande, e chi ha la possibilità di fare un po’ di rumore deve farlo. Le canzoni nascono da uno spunto, che può essere di qualsiasi natura, poi cerco di approfondire quello spunto, di farlo mio. Cerco in tutti i modi di renderlo interessante, anche poeticamente quando riesco”

E’ la punta di diamante del tuo album Musick in uscita ad aprile: qual è il filo conduttore e l’idea comune dell’album? Perché “Musick”?
“Perché credo che la musica sia malata e abbia bisogno di aiuto. Ne ha bisogno artisticamente, perché sfido io a trovare qualcosa di veramente interessante tra quello che passa in radio, e ne ha bisogno politicamente, socialmente. Tutto l’indotto è in crisi da decenni e i motivi sono tanti. Penso che alla base di tutto debba però esserci la qualità, la forza delle canzoni. Se una canzone è brutta nessuno può poi lamentarsi che non venda”

Tu e Neri Marcorè vi siete incontrati la prima volta nella serata finale del Premio De Andrè: è nata un’amicizia, come è nata la vostra collaborazione e la decisione di fare questa esperienza insieme?
“Voler bene a Neri è molto semplice, perché è una persona d’oro. Ce ne fossero altre venti come lui, il mondo dello spettacolo sarebbe migliore. La collaborazione nasce dalla stima, e questa è la cosa più bella: non ci sono giochetti di etichette, accordi commerciali, secondi fini. Lui è innamorato della canzone d’autore e dei cantautori, per mia fortuna mi stima e ha voluto “prestarmi” un po’ della sua popolarità per farmi crescere artisticamente. Credo sia un gesto bellissimo perché totalmente disinteressato. Anzi, forse un interesse ce l’ha anche lui: quello di vedermi crescere e fare questo mestiere per poter avere canzoni sempre più belle, perché ama la musica”

“Lunedì 6 marzo sarete insieme sul palco del Teatro Ghione: con quale sguardo abbraccerete il pubblico e che serata sarà la vostra? E’ un debutto discografico inedito ma una progettualità davvero preziosa e pregiata:
“Preziosa e pregiata sono termini perfetti per descrivere questa collaborazione. Sarà una serata di musica vera, suonata, di canzoni fatte con il cuore e non a tavolino per piacere al pubblico. Neri dice che è proprio questo che apprezza di me, il fatto che scrivo canzoni per passione, per amore, e non per diventare famoso e fare soldi. Se avessi voluto questo, sicuramente non avrei fatti il cantautore. Per me sarà una serata speciale, emozionante, storica direi: presento un disco nel quale ho messo tutto quello che ho, e lo farò in una cornice magnifica, nel cuore della mia città, con i miei amici e collaboratori e Neri, un artista enorme, accanto. Difficilmente avrei potuto chiedere di più”

Cosa volevi raccontare con il tuo album, di prossima uscita e quanto è importante la narrazione per te?
“Musick” è un album pieno di musica, colori, argomenti, temi, parole e idee. Parla di tante cose, di me, del nostro paese, della musica e di molto altro. Per me la narrazione è tutto, non potrei mai scrivere una canzone senza un senso profondo. Non dico che ci riesco sempre, non dico nemmeno che siano belle canzoni, questo non posso stabilirlo io. Ma quello che posso dire con certezza è che non sono canzoni vuote”

Il connubio musica e parole fa ancora la differenza? C’è ancora voglia di narrazione, di cantautorato, di denuncia oppure siamo condannati all’appiattimento della musica italiana a favore delle grandi major? E ti chiedo, si insegue il gusto del pubblico o è il pubblico ad inseguire la musica facile e “tutta uguale”?
“Se ho pensato a questo gioco di parole, Musick, per denunciare lo stato di salute della musica, è anche colpa del pubblico, che ha sicuramente le sue responsabilità. La gente (e qui ovviamente generalizzo, forzando un po’) si è fatta rimbambire e non ha più esigenze di qualità. Si accontenta, si fa andare bene tutto. Questo deriva da una controrivoluzione, direi anche involuzione, voluta dalla televisione negli ultimi decenni. Se è vero che i discografici non hanno più coraggio e non investono su nulla di diverso rispetto alla moda, è anche vero che il pubblico dovrebbe andare a cercare maggiormente quel qualcosa di diverso. Però ti dico anche una banalità, e la dico con speranza e orgoglio: la musica non morirà mai. La forma canzone non morirà mai, perché è probabilmente la perfezione artistica. Quel connubio di cui parli va salvaguardato, curato, coccolato e poi rilanciato. Sono sicuro che accadrà, sono sicuro che la canzone d’autore e i cantautori torneranno ad essere al centro della musica italiana come un tempo. Il problema è quanto tempo ci vorrà, e nel frattempo stiamo perdendo cantautori eccezionali che, non avendo alcuna possibilità di farcela, hanno cambiato o stanno cambiando mestiere. Questa è una sconfitta per la cultura, e quindi per la società. Perché la cultura è il motore di qualsiasi miglioramento sociale ed economico”

Alessandra Paparelli