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L’ULTIMA FILA – L’ALBUM D’ESODIO “UN MARE ALLA VOLTA”

L’ULTIMA FILA – L’ALBUM D’ESODIO “UN MARE ALLA VOLTA”

Un mare alla volta è l’album d’esordio de L’ultima fila, talentuosa band romana: un disco che usa la metafora del mare ed il suo profondo significato: attraverso il mare stesso e il suo continuo divenire, cerca di interpretare gli aspetti più nascosti e misteriosi (a volte anche a noi stessi) delle nostre vite.  Con la nostalgia tipica del guardare il mare, dell’affrontare il mare. Il mare dentro ognuno di noi, appunto.

Ci sono più cose naufragate dentro all’anima che nel mare:
Una metafora potente e intensa, con un tratteggio emozionale importante per la potenza delle emozioni che spesso non riusciamo a controllare. Il mare, celebrato nei libri e nelle poesie, come cura di ogni malessere, con il sale, sudore, lacrime e nostalgia.
Lo scrittore Verga diceva “Il mare non ha Paese nemmen lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole”

Una band relativamente giovane, formatasi nel 2016 dall’incontro e la mescolanza preziosa di stili e attitudini diverse. Come afferma il gruppo, durante la nostra intervista “Nove tracce di mare dentro al cuore e tutto intorno. Dall’introspezione allo sguardo più ampio sulle persone, in una società che a volte ci si trova a vivere, altre volte, invece, a subire”
La band romana composta da Marco D’Andrea, Pasquale Dipace, Lorenzo Di Francia e Giacomo Turani esordisce con un album intenso che guarda alla tradizione del rock nostrano con sfumature interessanti del cantautorato, con sfumature nuove ed originali, al passo con la comunicazione cambiata e con linguaggi e sfumature sonore decisamente del nuovo millennio.
Li abbiamo intervistati per Tuttorock:

Come nasce il vostro nuovo album? Qual è l’idea creativa e l’idea comune di “Un mare alla volta”?
“Un mare alla volta” è la sintesi in canzone di quattro anni pieni di vita vissuta e sprecata. Non è un “concept album”, ma è il mondo filtrato attraverso il nostro punto di vista. Tante cose ritornano, come ad esempio la metafora della navigazione come strumento per orientarsi nella società attuale”

Il disco è stato anticipato dal singolo “Mal di mare”, un brano davvero intenso:
“Mal di mare” è uno dei brani che rappresentano meglio il disco e la nostra ricerca, sia testuale che sonora. Ha una metrica larga, un’atmosfera minore densa, che, attraverso una cassa in quattro e un passaggio noise, risolve in un maggiore nel finale. Siamo tutti noi, lì dentro. E poi il verso conclusivo del brano è quello che dà il titolo al disco”

Come sono nate le altre tracce? Qual è stata e qual è la vostra esigenza narrativa?
“Ogni canzone ha una storia a sé: a volte siamo partiti da un “chitarra e voce”, altre volte da una jam e il testo è arrivato dopo, altre volte siamo partiti solo dalla produzione al computer; questo è il bello di essere una band… ognuno porta il suo contributo.
L’esigenza è quella di dire qualcosa davvero, non ci piace che sia innocua, la musica: siamo cresciuti ascoltando grandi artisti”

Un appuntamento importante, è stato quello del 19 maggio scorso a Roma presso il Together Mansion. L’abbraccio con il pubblico è sempre fondamentale per un artista:
“Un concerto speciale perché è un posto particolare, abbiamo suonato il disco diversamente dal solito e forse non accadrà più in quel modo. Suonare per noi è fondamentale, siamo una band da live più che da streaming”

Qual è il potere della musica e delle canzoni, soprattutto in questo difficile periodo storico, con gli strascichi della pandemia e una guerra nel cuore dell’Europa?
“Dove la musica è cultura, il compito della cultura è sempre quello di aprire una riflessione leggera o pesante. Aprire una riflessione è importante in ogni caso. Non ci piace la musica innocua. Ultimamente la musica sta andando solo verso una forma di intrattenimento effimero, che è giustissima e ci piace, ma non può essere l’unica. Altrimenti l’arte verrà riconosciuta sempre meno come qualcosa di utile e sempre con più difficoltà si guarderà agli artisti come a lavoratori veri”

Progetti prossimi, oltre la promozione dell’album?
“Noi scriviamo continuamente. Vogliamo suonare più possibile e ampliare il nostro raggio d’azione. Siamo partiti adesso, ma arriverà di certo musica nuova”

Due anni di emergenza sanitaria. La musica è resistente, resiliente o entrambe le cose?
“La musica è musica. Potremo parlare della difficile situazione attuale, ma non basterebbe un libro. Attraverso di noi la musica prende tutti gli altri significati, perché filtriamo attraverso il nostro vissuto, attraverso il pensiero di quel momento. I punti di vista diversi li fanno le persone, che a volte sono buchi neri ,altre volte pianeti. La musica è ferma. La musica, in questo caso, è il sole”

CREDITS: Parole di Marco D’Andrea e Pasquale Dipace.
Musica di Marco D’Andrea, Pasquale Dipace, Lorenzo Di Francia, Giacomo Turani.
Prodotto da L’ultima fila e Igor Pardini presso il Cubo Rosso recording studio.
Masterizzato da Giovanni Versari, la Maestà Mastering Studio.
Distribuzione Artist First.

La copertina è un’opera originale di Silvia Struglia.
Le foto promozionali sono di Chiara Ricciotti.
Si ringrazia Purr Press ufficio stampa
Distribuzione Artist First

Alessandra Paparelli