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LORD MADNESS – Intervista al rapper romano

LORD MADNESS – Intervista al rapper romano

In occasione dell’uscita del nuovo album “Heath Ledger”, disponibile in tutte le piattaforme da venerdì 15 marzo per Music Against the Walls, ho avuto il piacere di intervistare l’MC romano Lord Madness.

A più di due anni dall’ultimo lavoro Delorean, uno dei più rappresentativi artisti della scena rap della Capitale torna con un disco che raffigura tutte le sue sfumature artistiche e personali. Heath Ledger si presenta quasi come un concpet album, ma non lo è del tutto.

Ciao e benvenuto su Tuttorock, parliamo subito di questo tuo nuovo album, “Heath Ledger”, che riscontri stai avendo?

Per ora ottimi, anche qualcosa in più direi, sorry per la poca umiltè ma l’eventuale premio della critica me lo merito tutto, me lo sono guadagnato sul campo. È ancora molto presto per tirare le somme come fossero righe, attendo facendo leva sulla pazienza che non ho. Certi pezzi in particolare penso possano rimanere nel tempo, poi naturalmente sarà il suddetto tempo a dirlo.

Un album diviso in due parti, come anche la copertina, è un modo per presentare la doppia anima di Lord Madness?

Da una parte c’è Lord Madness, dall’altra c’è Michele, il rovescio della stessa medaglia. Dentro di me convivono queste due “entità”, litigano tra di loro, un po’ si amano un po’ si odiano, insomma difficile da gestirle entrambe però, dermatite da stress a parte, ci riesco egregiamente. Dove Lord Madness ride e fa sorridere, Michele piange e fa piangere. Che poi credo siano sfumature che stanno in ogni essere umano, come anche nel mondo dove esiste il bene e il male, la povertà e la ricchezza, etc etc

Ho apprezzato tutto l’album e mi risulta difficile scegliere un brano rispetto ad un altro come mio preferito, anzi, mi complimento con te anche per la successione perfetta delle tracce, tu, quando finisci la lavorazione di un disco, riesci a trasformarti in un semplice ascoltatore e ad ascoltarlo tutto dall’inizio alla fine o ti senti troppo coinvolto essendo comunque un’opera tua?

Grazie, mi fa piacere saperti combattuto nella scelta di un pezzo invece che un altro, è anche questo un bel risultato. Inizialmente, quando le rime sono appena fresche di scrittura e di registrazione, riesco a mettermi dalla parte dell’ascoltatore, dopo si passa allo step successivo e vorrei rifare tutto daccapo. Dopo anni immerso in questa cosa però riesco a capire dove la mia autocritica sfocia in paranoia, quindi coinvolto sì, ma un barlume di logica mi aiuta a non mandare tutto a puttane.

Tantissimi ospiti scelti per amicizia, per stima o per altro?

Cerco di far conciliare il fattore artistico con quello umano. Quello che mi fotte è che se non ho stima della persona mi sento forzato e non a mio agio.

Il Joker, un personaggio interpretato da grandi attori come Jack Nicholson, Joaquin Phoenix, Jared Leto e il compianto Heath Ledger, come mai hai scelto proprio quest’ultimo per intitolare un brano e lo stesso album?

Heath Ledger è stato un talento sopra tutti, un interprete incredibile, maniacale, bipolare e geniale. In pratica io sono la sua versione in chiave rap. Assurda la coincidenza che la stessa fine che ha fatto lui la stavo facendo io, stesse modalità e simili sostanze. Io sono un sopravvissuto.

Quando e com’è avvenuto il tuo avvicinamento al mondo della musica?

Anche se ho perso un po’ qualche ricordo a livello temporale, posso dirti che ero molto young e quando vidi la copertina di “BAD” di LL Cool J pensai che quell’immaginario rispecchiava un po’ l’area metropolitana nella quale vivevo. Ho messo play ed è avvenuto il miracolo.

Jazz, soul, beat dal sapore anni 90, qualche incursione nella trap, tutto ciò fa pensare a Lord Madness come un ascoltatore che spazia tra i generi, oggi c’è qualcuno che ti colpisce particolarmente?

Di artisti che seguo e apprezzo ce ne sono tanti, con qualcuno ho già collaborato, con altri collaborerò. In cima alle classifiche italiane ora c’è Baby Gang, mi piace, il tipo ha grande senso musicale e quel sapore internazionale che l’ha fatto sbancare anche fuori dall’Italia. Spazio molto coi generi, passo tranquillamente dai Nirvana alla Griselda, da Ludacris ai Datura, da Aretha Franklin a French Montana. Per me la musica è fatta di attimi e gli attimi sono fatti di musica, non mi interessano i paletti e le prese di posizione, limiterebbero i miei orizzonti.

Hai già in programma qualche data live?

Date ne stanno arrivando, Michele vuole portare in giro il suo joker.

Se sì con quale formazione ti presenterai sul palco?

On da stage siamo me myself and i like De La Soul, dietro i piatti mio fratello Promo L’Inverso, che ha curato 11 produzioni del disco oltre che supervisionato l’intero progetto.

Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere l’intervista?

Grazie a voi di cuore. Che tutti abbiano in play “Heath Ledger”, la rivoluzione interiore potrebbe partire da questo. Peace

MARCO PRITONI