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LASTIES – Intervista a Marco Catanzaro e Sara Bronzoni

LASTIES – Intervista a Marco Catanzaro e Sara Bronzoni

In occasione dell’uscita del singolo di debutto “One, two, three”, che uscirà con Artist First il prossimo 26 novembre, abbiamo intervistato Marco Catanzaro e Sara Bronzoni dei Lasties, neonata band rock/metalcore di Milano.

Il vostro è un progetto molto giovane che vede la propria genesi nel 2020. Parlateci della nascita dei Lasties.
M: I Lasties hanno una nascita travagliata: reduce da 7 anni di metal influenzato dall’elettronica nei Codename: Delirious, volevo costruire un progetto in cui continuare la contaminazione dei due generi ma dando molto più spazio a toni più morbidi, pensosi. Nel giro di un anno e mezzo, sono entrati e usciti dalla band quattro batteristi diversi, fino ad arrivare ad Andrea, il nostro promesso sposo. Sara, la bassista, anche prima di entrare nella lineup ufficiale c’è sempre stata: ha insegnato canto sia a me che a Greg, il chitarrista, per anni. Alla fine, fa parte del gioco, le band sono un po’ delle famiglie e affrontano un po’ tutte dei piccoli casini per saldarsi.

Siete una band eterogenea, tutti voi venite da progetti musicali differenti e con diverse influenze. Come influisce questo nella produzione dei brani? Qual è il suono Lasties?
M: L’idea alla base dei Lasties è nata ascoltando band come Bring Me The Horizon e Enter Shikari. Contaminare metal e elettronica come formula base, ma accettare che ognuno ha i propri ascolti fuori dal metal: per Sara, sono il grunge, i Portishead e i Radiohead sperimentali, per Andre sono le escursioni extra-metal degli Architects e dei Between The Buried And Me, per Greg è l’elettronica contemporanea di Sampha, per me sono Sohn, Joji, Porter Robinson. Suonando e restando fedeli alla propria idea di cosa piace a ognuno di noi sono usciti i Lasties. Però magari l’anno prossimo cambiamo tutti ascolti e passiamo al reggae, chi può dirlo! 🙂

In questa era musicale molti artisti italiani stanno dimostrando di essere concorrenziali anche nei paesi anglofoni.
Grazie alla comunicazione alla sempre maggiore interconnessione è più semplice per i musicisti italiani farsi conoscere anche all’estero. 

Siete una band che suona Italia, ma canta in inglese. Qual è il motivo di questa scelta? Quanta progettualità avete sul mercato estero?
M: Cantare in inglese è sempre un po’ più facile quando non è la tua lingua. E’ come se le tue emozioni fossero più universali, e quindi automaticamente meno tue. Per me, che ancora fatico a essere completamente aperto, sarebbe molto più difficile dire a un pubblico “ti amo” piuttosto che “I love you”. E’ una cosa strana, lo ammetto, ma è molto più intimo dire le cose nella mia lingua e non mi sento del tutto pronto a farlo ora. Poi cantare in inglese ti dà la possibilità di essere comprensibile anche a persone completamente diverse da te. Soprattutto con il singolo attuale, che quando rileggiamo il testo è un po’ il classico “io ti amo però no, ti prego vattene, ti farei solo del male, però vattene piano”, le emozioni di cui parliamo sono emozioni che conoscono un po’ tutti. Però magari al tuo fan in India ricordano esperienze di un certo tipo con persone che noi Lasties non sapremmo nemmeno lontanamente immaginarci. E il fatto che le nostre parole funzionino per ricordare a persone che non conosciamo cose che non immaginiamo è fighissimo.
S: Io invece avevo sempre scritto, in qualità di cantante e songwriter delle band precedenti, in italiano; sicuramente ho meno problemi ad esprimere i miei sentimenti e per me era importante proprio essere più intellegibile possibile; però devo dire che entrare nei Lasties e sentire come miei dei brani scritti da altri, per di più, in inglese, mi ha aperto la mente alla possibilità di essere altrettanto diretti in un modo differente ed emozionante.

Il vostro primo singolo “One, two, three”, uscirà il 26 novembre. Com’è nato il brano? Cosa vi aspettate dal vostro futuro pubblico?
M: One, Two, Three è nato e rinato almeno otto o nove volte. Ha attraversato molti arrangiamenti e del primo demo (precedente anche ai Lasties perché è di aprile 2019 ed era il colpo di coda di ciò che rimaneva dei Codename), è rimasta solo la linea vocale. L’attuale arrangiamento lo ho pensato dicendo “ho riscritto One, Two, Three di nuovo. Scusate. Vi giuro che non è così male, se vi fidate.” Si sono fidati. L’aspettativa del pubblico, invece, è un’incognita. Siamo al primo singolo, siamo un po’ gli ultimi arrivati e quindi tutto quello che possiamo prendere ce lo prendiamo. Speriamo di piacere a qualcuno in India!

La tendenza, in questa epoca musicale, è lavorare sempre di più sulle singole release, a discapito di lavori più ampi. Avete in cantiere un album, o il singolo è solo un banco di prova?
M&S: E’ vero, l’album oggi è una mossa azzardata quando sei agli inizi. Abbiamo sicuramente in cantiere un EP, anche perché quando abbiamo deciso è stato difficile raggiungere l’unanimità. Ci piacciono tutti! Quindi prima o poi gli altri pezzi devono uscire, non sarebbe giusto.

Quali sono i vostri progetti per il 2022?
M: Oltre all’EP, il nostro progetto per il 2022 è suonare. A causa di Covid e cambi di lineup quasi nessuno di noi, a parte Sara, ha suonato live, fatta eccezione per qualche ospitata estemporanea.

VIKE

Band:
Marco Catanzaro
Sara Bronzoni
Gregorio Iannizzi
Andrea Formentini

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