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KAYRON – Intervista all’heavy metal band milanese

KAYRON – Intervista all’heavy metal band milanese

I Kayron sono un trio di Milano, il loro sound parte dall’heavy metal ma esplora diverse realtà musicali. Hanno all’attivo un album, “Has Human Failed?” e un altro è in preparazione. Ho intervistato la band, di seguito l’intervista.

Ciao ragazzi e benvenuti su Tuttorock. Parlatemi di  voi, come nascono i Kayron?
Jack (Giacomo Noia): I Kayron nascono dal nostro bisogno di esprimersi nella maniera più naturale ed istintiva possibile, per dare sfogo a tutto ciò che altrimenti rimarrebbe soffocato ed imprigionato nelle gabbie che inconsciamente ci costruiamo attorno.

Perché la decisione di essere solo un trio?
Ettore Bianchi: In verità le canzoni sono sempre state scritte ed arrangiate per 4 componenti, ma il destino per ora ha voluto rimanessimo un trio. Magari in futuro cambierà.

Quale è il significato del nome Kayron?
Ettore Bianchi: Kayron è una storpiatura artistica della parola “Kairos” che nell’antica Grecia significava “momento giusto od opportuno” e veniva utilizzato per indicare un momento di un periodo di tempo indeterminato nel quale “qualcosa” di speciale accade. Significato che non ci dispiace affatto!

Parlatemi ora del vostro album d’esordio “Has Humanity Failed?”, come nascono i brani?
Jack (Giacomo Noia): “Has humanity failed?” nasce in gran parte durante la pandemia di Covid 19, quindi è inevitabilmente condizionato dalla follia di quei tempi, inflazionati da paura, fake news e sciacallaggio mediatico. In più, anche prima di quel periodo eravamo in una fase di stallo creativo, privo di ispirazione. Ad un certo punto i brani hanno cominciato a nascere e crescere quasi da soli. Il processo creativo dunque é stato molto strano, inaspettato, entusiasmante e misterioso, diciamo.

Un titolo che parla dell’umanità, ha veramente fallito?
Giovanni Micucci: No, l’ umanità non ha fallito. O meglio, non spetta a noi ergerci a giudice, giuria e boia, errore di presunzione che per altro l’umano é molto abituato a fare, secondo me. Noi abbiamo solo posto una domanda, a noi e a chi ci ascolta. La risposta é indefinita, può aprire un dibattito, un ragionamento. Dunque la risposta fine a se stessa passa in secondo piano, a vantaggio di un parere molteplice, ed é questa la cosa che ci piace.

Ma l’album è un  concept o i brani hanno un significato a sé?
Jack (Giacomo Noia): L’album é una sorta di concept, I temi che abbiamo esplorato sono i temi che viviamo ogni giorno ovvero, dubbi, paure, gli eventi belli e brutti della vita, con i quali interagiamo, essendo giudici ma anche giudicati. Le canzoni parlano della dualità dell’uomo e di come sotto la superficie ci sia un mondo da esplorare.

Leggo nella vostra biografia che oltre ad essere una band di heavy metal, nel vostro sound vi piace costruire parti melodiche e allargare gli orizzonti con il blues, il reggae, lo ska e i funk. Quindi tutte queste sono le influenze della band o c’è dell’altro?
Ettore Bianchi: Ci piace molto mescolare differenti stili musicali al Metal per renderlo più melodioso ed armonioso non fossilizzandoci su un sound troppo aggressivo. Questo processo avviene in maniera naturale, in quanto siamo tutti e tre influenzati da generi musicali differenti.

Ma quali sono le band che più vi hanno ispirato?
Giovanni Micucci: Le nostre influenze vanno dai Metallica a Frank Sinatra, da Jamiroquai agli Slipknot, da Pino Daniele agli Avenged Sevenfold, quindi é un range davvero vasto da esplorare. Mixare un suono aggressivo con qualcosa di più melodico e groovy é il nostro sport preferito.

Che consensi avete ricevuto da chi ha ascoltato l’album?
Jack (Giacomo Noia): Abbiamo notato che l’ album può piacere anche a chi non ascolta rock o metal  ed è un riscontro del quale siamo molto felici ed orgogliosi perché la classificazione e differenziazione dei generi musicali é corretta ma a mio parere non deve mai prevaricare e diventare un ostacolo verso un ascolto nuovo.

Come e quale sarà il futuro dei Kayron?
Giovanni Micucci: Siamo sempre alla ricerca di nuovi spunti e idee, cercando di allargare sempre più gli orizzonti senza darsi limiti compositivi ed emotivi. Al momento stiamo lavorando a nuovi brani per un futuro album, ma è ancora tutto in divenire.

State aggiungendo date al vostro tour e quanto è importante per voi suonare dal vivo e il contatto con il vostro pubblico?
Giovanni Micucci: Stiamo facendo un pó di fatica ad entrare nel giro dei live ma ci riusciremo. Il contatto col pubblico per una band é essenziale, senza di esso tutto avrebbe poco senso.

Chiudete l’intervista come volete, un messaggio a chi leggerò l’intervista per ascoltare il vostro album e per venirvi a vedere dal vivo.
Kayron: Chiunque si trovi ad ascoltare i Kayron in digitale o dal vivo, lo faccia per pura curiosità e piacere, senza temere la mesticanza tra aggressività sonora e romanticismo melodico. Insomma, che tu sia un duro o un cucciolone fragile ed emotivo, troverai sempre posto nella famiglia!

FABIO LOFFREDO