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Intervista al collettivo “BONASERA”

Intervista al collettivo “BONASERA”

In occasione della loro risposta silenziosa a segnalazioni e provvedimenti originati dal tetto di dB imposto dalle normative vigenti, abbiamo intervistato i ragazzi del collettivo Bonasera, che hanno deciso di trasformare i loro appuntamenti del martedì, che si svolgono presso la location all’ aperto del Kinder Garden di Modena (i loro “martedì techno”), in serate senza musica, con tornei di ping-pong, biliardino, bocce, tante chiacchiere, e voglia di stare insieme. È il loro modo, silenzioso, per dimostrare il loro dissenso di fronte alle norme che rendono sbilanciato il rapporto tra le necessità dei residenti e quelle di chi vuole ballare, ascoltare e vivere la musica. È il loro modo per proporre idee e per continuare a stare insieme. E per dimostrare la loro volontà di cercare un terreno di incontro, e non certo uno scontro, con l’amministrazione comunale e le forze dell’ordine.

Il portavoce, Stanislawsky, ha risposto alle nostre domande a nome del gruppo.

Cos’è il collettivo Bonasera, come nasce, e quali sono gli scopi?
Il collettivo Bonasera è un insieme di sette persone che organizzano principalmente eventi. In questo, le parole chiave sono “musica”, “convivialità”, e un termine da noi coniato, “Bonasera”, e tutto quello che richiama questa nostra parola, ovvero il fatto che ci sia della buona musica, e che quindi gli appassionati possano ritrovarsi nella nostra selezione musicale. Parliamo in particolare di musica tecnologica, detta anche “techno”, anche se il termine risulta riduttivo, perché tocchiamo diversi generi. Infatti noi ci definiamo “Technologic Music Fam’”, per racchiudere il concetto di tutto quello che concerne la musica elettronica del momento. Il concetto principale è portare una “bonasera” e far passare una “bonasera”, in tutto e per tutto. Siamo cinque DJ resident, ognuno col suo carattere, timbro musicale, e stile di mixing, un graphic designer e un vocalist/performer. Ci consideriamo alla stregua di una band.
Siamo un gruppo di amici, che si conosce da tanti anni, e che prima che nascesse il collettivo, ci salutavamo dicendoci “bonasera”, tra di noi. Dopo il Covid, avevamo voglia come tutti di fare festa e di divertirci, abbiamo deciso di creare un collettivo per fare eventi, sempre all’insegna della convivialità e della condivisione. E quindi, dargli questo nome è stato ovviamente naturale. Bonasera è un segno di approvazione, è un segno di felicità… per noi è davvero un segno di appartenenza ad una community.

Mi dicevate che siete partiti in pochissimi, e siete arrivati ad essere diverse centinaia…
Sì, a parte il discorso Instagram, in cui abbiamo 4.000 followers, alle nostre serate vengono circa 300- 400 persone, vedi i “martedì techno”, che possono anche raddoppiare in occasione di eventi in location diverse, al fine settimana.

Seguendovi, ho visto che avete messo in piedi anche una sorta di “gemellaggio” con altre realtà, con altre organizzazioni…
Sì è vero, e non solo realtà techno ma musicali in generale. Ad esempio abbiamo collaborato con la Rewol Wave Orchestra, che è una realtà molto vicina a noi, anche a livello di sensazioni, perché loro hanno vissuto un po’ quello che abbiamo vissuto noi dopo la pandemia. E molti di loro li conoscevamo già, e alcuni fanno proprio parte del nostro nucleo di amici originario. A livello musicale, loro sono più sul rock e sull’indie. C’è stata quindi una sorta di spalleggiamento, tra i due gruppi. O ad esempio abbiamo un nostro stage nelle serate organizzate dall’ Obscene. E poi, portiamo anche il nostro Bonasera “in trasferta”, partecipando a serate fuori Modena. Siamo stati anche fuori Emilia-Romagna, addirittura a Napoli e in Repubblica Ceca! Il nostro interesse infatti è quello di legarci ad altre organizzazioni, per poterci spostare su territori diversi. L’idea è quello di creare una rete di scambio, con persone di diverse zone, che portano avanti altri concetti, e altra cultura. Ad esempio i ragazzi di Technocrazia, di Avellino, che ci chiamano ai loro eventi. La musica insomma è vista come aggancio culturale, come un qualcosa che unisce. E noi siamo molto fieri di essere considerati tra le più conosciute organizzazioni musicali giovanili.

Veniamo all’altro motivo per cui noi di Tuttorock siamo qui, oltre a quello di conoscervi meglio. Abbiamo letto un post su Instagram, nel quale parlavate di questo “gioco del silenzio”. Raccontateci di cosa si tratta, e perché avete deciso di fare questa sorta di protesta pacifica, questa risposta silenziosa, smettendo di fare le vostre serate musicali.
Premettiamo che con le nostre serate cerchiamo di fare qualcosa di raggiungibile dai giovani, vicino al centro, che non presupponga spese di taxi o simili, e che sia popolare. Questa è una delle caratteristiche principali dei nostri eventi. Vogliamo anche e soprattutto portare un’offerta musicale che sia curata dal punto di vista della qualità audio e della qualità sonora. E il centro, o le zone del centro, non ci permettono di farlo. Abbiamo visto questo tipo di problema a partire dalle serate invernali al Centrale 66, che comunque, per quello che si diceva prima, è vicinissimo alla stazione dei treni. Però il problema non era la musica, quanto i chiacchiericci in quella che comunque è una strada pubblica, e abbiamo deciso di fermarci. Poi ci siamo trasferiti in una location estiva, al Kinder Garden, e si sono verificati gli stessi problemi, in quanto hanno fatto una multa ingente al locale, per pochi dB, con un sistema di soglia massima dei dB ottusamente basso, considerato tali degli stessi legislatori e applicatori, che sanno benissimo che non saranno mai rispettati in nessun contesto, ma che tengono per poter usare la clava delle sanzioni in caso di controllo. Dopo questa sanzione hanno continuato a venire, facendo accertamenti all’impianto, che era comunque a norma. Queste continue avvisaglie e lamentele, da parte del vicinato, che chiama gli agenti della Polizia Municipale e li fa intervenire, ci hanno fatto capire che Modena non sia una città adatta ad accogliere questo tipo di mood. Noi non vogliamo fare del macello, noi vogliamo portare della qualità, anche e soprattutto a livello artistico. Perché in certi casi la musica richiede un certo tipo di suono. Non è come nel caso di brani cantati, nei quali si ascolta la melodia. Noi lavoriamo su frequenze basse. È il vibrare, il vibrare delle ossa. E queste frequenze, rifrangendosi contro le case, possono creare disagi. Però effettivamente a Modena non c’è nessun posto, tra quelli facilmente raggiungibili da tutti, che permetta questo tipo di atteggiamento musicale. E quindi preferiamo tacere, piuttosto che diventare uno di quei tanti eventi in cui basta mettere musica, e la giostra continua ad andare. Noi vogliamo mettere la musica bene. Vogliamo fare un bel lavoro. E se non ci viene permesso, non ci sentiamo di farla. E ad esempio non possiamo chiamare un ospite – che magari può venire da Bologna, Parma, Venezia, Roma, Milano, Torino – a suonare, se effettivamente l’impianto e il mood artistico e musicale non viene rispettato. Non possiamo chiamarli a suonare se non siamo in grado di dare loro un giusto asset tecnico. Quindi preferiamo tacere. Stare zitti. E concentrarci su questi momenti di convivialità. Da qui la decisione di abbassare i volumi, di abbassare i toni.

Mi sembra di avere capito che comunque gli orari siano sempre stati rispettati.
Vero, anzi… solitamente spegniamo la musica un minuto prima dell’orario consentito. Noi siamo sempre stati rispettosi degli orari. In occasione dell’evento in Via Taglio, ad esempio, un giornale ha scritto che avevamo spento la musica all’una, quando invece l’abbiamo fatto alle 23.29. Ed è stato addirittura scritto prima dell’evento stesso.

Sul palco, stasera spento e silenzioso, vedo una scatola. Una sorta di urna, tipo quella che si usano per le votazioni. Cos’è? A che cosa serve?
Abbiamo preferito, come dicevamo, stare spenti, ed esprimere opinioni. Tant’è vero che abbiamo messo quella scatola, affinché ognuno dei presenti, nel corso delle quattro serate che faremo al posto dei nostri “martedì techno”, possa inserire opinioni e suggerimenti. Si tratta di una risposta costruttiva. Di una proposta. Di raccogliere proposte sulla vita notturna modenese, sulla movida modenese. Si tratta, per noi, di una sorta di presa di posizione, anche. Sulla scatola c’è scritto: “cos’è per te una Bonasera?”. Con questa domanda ci chiediamo cos’è che serve ai giovani – ma anche i meno giovani – per passare un buon momento. Per passare una Bonasera. Una cosa che comunque qui a Modena un po’ manca. Raccoglieremo idee, tante idee, che poi saranno portate all’ Amministrazione Comunale, per cercare di trovare una quadra, un terreno di incontro. Per capire anche semplicemente quali possano essere le prospettive per una politica giovanile, e non solo. Perché ai nostri eventi hanno partecipato persone di tutte le età, dal bambino al pensionato. Quello che noi vogliamo è uno spazio in cui poter mettere musica a livelli adeguati, e con una proposta artistica decente. Quindi in modo propositivo, e non certo rivoltoso, stiamo chiedendo a tutti che cosa serve a loro per poter star bene, con le altre persone, ad un evento. Le porteremo in Comune e cercheremo di capire se ne possa uscire una programmazione, un planning.

Secondo voi, le norme riguardanti il volume e i decibel, sono esagerate?
Più che altro è lampante a tutti che i limiti siano ridicoli per una corretta e piacevole fruizione della musica.

Temete anche che ci sia una sorta di pregiudizio, nei confronti delle vostre serate?
È probabile che partano un po’ prevenuti, sì. Ma infatti a noi piacerebbe che tutti partecipassero alle nostre serate, per rendersi conto di quello che è il vero spirito. Vorremmo che la legge fosse uguale per tutti. E che non ci fossero due pesi e due misure, in quanto in centro a volte fanno eventi in cui i decibel superano quelli che abbiamo noi nelle nostre serate. Vorremmo davvero che i nostri eventi possano essere giudicati senza pregiudizi.

Grazie ragazzi. Credo che il vostro messaggio possa passare in modo chiaro e inequivocabile.
Grazie a te, e a Tuttorock, per averci dato la possibilità di far sentire la nostra voce.

Aggiungo qualche considerazione personale.
Non conoscevo i ragazzi del collettivo Bonasera, se non superficialmente, “seguendoli” sui social. Stasera, partecipando a questo “Martedì silenzioso”, e parlando con loro, mi sono resa conto dell’atmosfera di unione e di convivialità che hanno creato. Nonostante avessero scelto di spegnere la musica, stasera c’erano tutti. C’era il pienone. Questo dimostra la forza di un collettivo. La forza di una comunità, formata da ragazzi che non chiedono altro che potersi divertire nella loro città. E che invece di protestare in maniera rivoltosa, cercano un terreno d’incontro.
Da sottolineare anche il fatto che i Bonasera portano le loro serate in zone da sempre tristemente note per attività illecite e traffici di vario genere. E questa può essere soltanto una cosa positiva, in quanto è risaputo che se in un quartiere di sera ci sono eventi e gente che socializza, queste attività sono decisamente meno presenti.
Da professionista del settore e conoscitrice della materia, inoltre, ritengo che gli stereotipi che accomunano il binomio giovani-musica al degrado e alle droghe, debbano essere ormai considerati superati.
Mi auguro con tutto il cuore che le loro proposte possano essere valutate e ascoltate.

Francesca Mercury.