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CRISTIANO GODANO – Intervista sul suo libro “Nuotando nell’aria”

CRISTIANO GODANO – Intervista sul suo libro “Nuotando nell’aria”

CRISTIANOGODANONUOTANDONELLARIA
Abbiamo approfittato della presentazione del suo libro “Nuotando nell’aria”, tenutasi a Brescia in “Latteria Molloy”, per intervistare uno degli artisti più rock della musica italiana, Cristiano Godano, che si è aperto a TuttoRock.

Leggendo il tuo libro ho visto che dal passato ti sei un po’ imposto sui tuoi colleghi, forzandoli ad ascoltare quello che ascoltavi tu e cercando di fargli piacere quello che piaceva a te, hai mai rischiato di incrinare un po’ il rapporto che avevi con loro?
G: Direi di no, credo di essere stato attento al fatto che questa cosa non accadesse, ci sono dei motivi riguardo a questa cosa che non è successa in maniera così eclatante, semplicemente lì dentro l’unico che fa le canzoni sono io, non posso fare canzoni alla Metallica o alla Joy Divisions se non le sento, se non fanno parte della mia componente emotiva mentre faccio musica, quindi è evidente che io andassi nell’unica direzione in cui potevo andare

Nell’incontrare Maroccolo cosa ti ha colpito e cosa ti ha cambiato nel modo di vivere la musica?
G: Di Gianni mi ha colpito quella che io ho interpretato come una generosa bontà nel rapportarsi alle cose che facevamo, non la bontà di un ingenuo sprovveduto, ma la bontà di chi ha molto a cuore la sensibilità dei musicisti, dei colleghi e soprattutto di quelli che stima. Lui ci vuole molto bene e noi ne vogliamo a lui di rimando, mi ha sempre colpito la sua premura nei nostri riguardi, una premura “speciale” qualcosa per cui tu ti senti al riparo con lui, ci ha spesso salvaguardato ed è sempre stato un dispensatore di ottimi consigli dati con molta cautela, Lui sa molto conoscere, rispettare e dare il giusto peso alle fisime che possono avere i suoi colleghi, riesce a capire chi ha davanti e a misurarsi molto bene sia nel senso del rispetto che del confronto 

Non puoi prevedere cosa sarebbe successo, ma secondo te, senza Maroccolo i Marlene Kuntz sarebbero stati comunque i Marlene Kuntz?
G:  Come dici tu non posso saperlo ma a me vien da pensare che la presenza di Gianni sia stata più preponderante che no, Lui ha aiutato molto, lo considero una persona molto importante, molto decisiva, nessuno può sapere se senza di lui sarebbe successo qualcosa oppure no, però se dovessi dare una percentuale di importanza, almeno il 70%.

Sono trent’anni che state insieme, quanto ti senti cambiato da quel Cristiano Godano di trent’anni fa è in cosa sei cambiato?
G:  Nel libro sottolineo un valore importante per me che è la consapevolezza, sono cambiato a seconda di quanto la mia consapevolezza cresceva, mi permette di avere uno sguardo sulle cose che faccio è che ho fatto meno ingenuo e di analizzare le cose anche da un punto di vista razinale, so valutare quello che faccio e quello che facevo mentre quando ero agli inizi non sono così sicuro che sapessi valutarmi più di tanto, c’è chi è particolarmente attratto dal furore giovanile che incanta quelli che sono più attratti da questo aspetto, io ho avuto occasione più volte di vedere che il lettore e l’ascoltatore se decide di scoprire uno scrittore perché magari ha apprezzato un altro scrittore che a me piace leggendo la sua intervista io per inclinazione vado a cercare la sua opera di mezzo dove c’è un uomo che è nella sua media età tra la parte dell’istinto giovanile e la presenza del raziocinio e della persona consapevole.

Quali sono state le maggiori difficoltà e le paure di questi trent’anni?
G: Io da quando è iniziata la nostra avventura siccome ho iniziato quando avevo 27 anni ero già un ascoltatore abbastanza sgamato, sapevo molto bene in che tipo di avventura mi stavo imbarcando, avevo in mente di fare il musicista in un paese assurdo come l’Italia e avevo in mente di fare un tipo di musica che fosse un incrocio tra generi diversi, sapevo di avere poche possibilità di farcela; quando è arrivato il primo disco abbiamo cominciato da lì in avanti a provare a giocarcela è in virtù di queste consapevolezze io ho sempre tenuto bene a mente che il sogno prima o poi avrebbe potuto finire e ho sempre lottato per cercare di non farlo finire perché avevo visto una moria di gruppi italiani, ne ho ascoltati a decine, per 2 o 3 che sono rimasti tutti gli altri sono morti; io sapevo che avevo una buona chance di morire come tutti gli altri a maggior ragione perché ci stavo provando in questo paese assurdo.

Nel tuo percorso di crescita personale artistico quanto ha influito e quanto è stata importante la tua famiglia? 
G:  E’ una cosa curiosa perché i miei genitori hanno vissuto una fase allarmata di me quando hanno visto che la mia passione per la musica permaneva nonostante fosse arrivata la laurea, quando hanno capito che io non ero determinato a far fruttare la laurea ma cercavo di continuare a fare il musicista c’è stato il panico, loro speravano che con la laurea io avrei messo la testa a posto, intorno a me non c’era nessuno che stava cercando di fare quello che stavo cercando di fare io; poi però quando le cose sono accadute mia madre e anche mio padre di conseguenza sono diventati i primi fan dei Marlene Kuntz e soprattutto mia madre mi ascolta veramente sempre e con una passione pazzesca, uno dei suoi pezzi preferiti è “Sonica”.

Quali sono i tuoi tre pezzi preferiti?
G:  TU lo sai bene che io non lo so… 

Si può sapere il nome della ragazza di cui parli in “Festa Mesta”?
G:  Ma certo che no 

Parliamo di artisti o album che hanno cambiato il tuo modo di vedere la musica 
G: Un gruppo che cito spesso e che mi ha dato tantissimo sono i , la loro melodia mi ispira spesso nella lavorazione delle mie melodie hanno un’influenza fortissima, un gruppo che non cito mai ma che ho sempre ascoltato tantissimo sono i “Crime and The city solution” hanno fatto 6/7 dischi magnifici e consiglio a tutti di ascoltarli.

Cosa diresti a un giovane che oggi vuole cominciare a fare musica e sogna di diventare un cantautore come te?
G: Il Rock non è consigliabile di questi tempi, gli direi quello che rispondo in genere in queste situazioni, cercherei di fargli capire che non è facile, proverei a consigliarli di sondare dentro se stesso per cercare di inquadrare il tipo di passione che ha per la musica, se veramente è una passione insopprimibile per la quale lui è disposto a innumerevoli sacrifici e se ne vale la pena, se riesci a dedicarti alla tua musica pensando prima di tutto all’aspetto dell’abnegazione, del seguire il tuo prodotto artistico facendolo con quella passione che sai di avere per fare sempre le cose al meglio anche se non riuscirai magari a diventare famoso però ne avrai guadagnato qualcosa dal punto di vista della qualità della tua persona.

Se potessi tornare indietro, c’è qualcosa che non faresti o che faresti? 
G: Ti direi di no perché mi piace pensare che in fondo siamo ancora qua, abbiamo compiuto veramente un miracolo nel continuare a vivere di musica in Italia, tendenzialmente direi che in fondo è stato tutto un po’ funzionale… c’è stato un momento che coincide con il disco uno dei Marlene Kuntz dove noi facemmo un tour, secondo me, magnifico, stavamo per dimostrare di essere veramente un gruppo figo in grado di andare altrove e non abbiamo avuto le palle di continuare a fare ciò, da un punto di vista della creatività “Uno” è il disco migliore dei Marlene dei Kuntz, purtroppo non è stato capito ma quello era il momento di crederci e continuare su quella strada.

Ascolti molta musica, in Italia c’è del Rock che vale la pena ascoltare? 
G: Di questi tempi mi sembra di no, ma non sono così sicuro di non essermi perso qualcosa, ricordo di aver ascoltato un gruppo sardo “La quercia” e mi è piaciuto, quasi emo, e mi ha incuriosito.

Sta per cominciare il tour dei MK, ce ne vuoi parlare?
G: E’ un tour che secondo me non è da perdere, 3 ore di musica, 2 concerti in uno, escalation emotiva importante, chi viene senza pregiudizi se ne va a casa cosciente di avere ascoltato davvero della buona musica.

DANIELE DI CHIARA

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