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GIULIANO DOTTORI – Intervista al cantautore milanese

GIULIANO DOTTORI – Intervista al cantautore milanese

In occasione dell’uscita del nuovo album “La vita nel frattempo”, ho avuto il piacere di intervistare il cantautore milanese Giuliano Dottori.

Ciao Giuliano, benvenuto su Tuttorock, parliamo subito di questo tuo nuovo album, “La vita nel frattempo”, che ha avuto una lunga gestazione, come mai?

Mi sono perso dietro ai moltissimi dischi che ho prodotto e alla moltissima vita che ho vissuto. Poi ad un certo punto mi sono accorto di avere una manciata di buone canzoni e soprattutto la voglia di mettere insieme qualcosa che mi facesse stare bene.

Hai suonato tu tutti gli strumenti presenti nei brani?

Sì, a parte alcuni parti ritmiche, ho suonato tutto. Era l’unico modo per ripartire dopo una pausa così lunga: tornare a divertirmi con gli strumenti, giocando e provando cose nuove. Alla fine i musicisti non sono altro che bambini, che hanno bisogno di imparare e di sperimentare, di cadere, di sbucciarsi le ginocchia, di sognare.

Parlami un po’ della scelta di uscire solo in formato vinile e digital download.

Da un lato la rivoluzione dello streaming è stata esaltante: avere tutta la musica del mondo nel telefono, a soli 10 euro al mese! Dall’altro però la ripartizione delle royalties è totalmente iniqua. Il formato vinile, e marginalmente il digital download, è un modo per dire che il mio disco ha bisogno di tempo, di essere ascoltato, vive male quest’epoca di scrolling e ricerca spasmodica della novità. È un tentativo, infine, di mettere in piedi un sistema economicamente più sostenibile per i musicisti lontani dai circuiti mainstream.

Dalla copertina del disco e dal video di “Torna sempre il sole” si percepisce un tuo amore per il bianco e nero, è così?

In realtà tutto il lato visivo è stato curato da mio figlio Lapo. Mi ha proposto un po’ di materiale in bianco e nero e ho pensato che fosse perfetto per accompagnare queste canzoni. È molto evocativo, nostalgico e malinconico, ma non autocompiaciuto, con molta vitalità e gioia.

Un’altra scelta molto particolare è il tuo racconto dei brani attraverso dei podcast, che riscontri hai avuto?

Mi sono avvicinato al mondo del podcast scrivendone e realizzandone uno, che ha avuto per altro un grande successo e ha vinto anche un premio all’Italian Podcast Awards (si chiama “Architettura di una canzone”). Da quell’esperienza ho capito la bellezza e la freschezza di questo mezzo, perfetto per raccontare una storia facendo letteralmente immergere l’ascoltatore. Così una volta a settimana ho provato a raccontare questo disco, in modo apparentemente slegato e poco uniforme. Ma, con il disco in ascolto, tutto apparirà chiaro e coerente.

Quando e com’è avvenuto il tuo avvicinamento al mondo della musica?

Ho cominciato a suonare la chitarra a 10 anni. Da lì è stato un lento ma progressivo innamoramento, passato attraverso molti anni di studio prima e ormai qualche decennio di mestiere poi.

Quali sono i cinque dischi dai quali non potresti mai separarti?

Domanda complicata, perché cinque sono pochi. Ti direi, “Kind of Blue” di Miles Davis, “Led Zeppelin III” dei Led Zeppelin, “Revolver” dei Beatles, “Remain in light” dei Talkin’ Heads, “August and everything after” dei Counting Crows.

Hai già pianificato qualche data live per la promozione dell’album?

Il 4 maggio facciamo la data di presentazione all’Arci Bellezza di Milano. Seguirà un calendario spero ricco di appuntamenti live.

Con quale formazione ti presenterai sul palco?

Con questo disco ho rivoluzionato il mio approccio creativo e il mio sound, dunque era doveroso immaginare un live completamente diverso: sarò in trio, con molta elettronica live, percussioni e pianoforte. Io suonerò un po’ di tutto. Stiamo iniziando proprio in questi giorni a lavorarci.

MARCO PRITONI

Photo credits: Claudio Del Monte