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ELECTROCUTION – Intervista alla band

ELECTROCUTION – Intervista alla band

Ciao, è un bel pezzo che siete in pista, tornando agli albori, come sono nati gli Electrocution?
Mick: Il nome mi venne proposto nel lontano 1989 dall’amico Luca “NK” Lodi che all’epoca suonava nei Cerebral Disfunction (band Grind Core seminale) e nei Crematorium (validissima band Death Metal). Mi ricordo che mi suggerì questo nome nell’estate del 1989 e, visto che in quel periodo stavo cercando di mettere in piedi una band, pensai di cogliere il suo consiglio! Il nome è ispirato ad un brano dell’album Persecution Mania (1987) dei Sodom. Ho ritrovato Luca dopo molti anni ed ora milita negli Hallucinator in un duo Drum and Bass molto famoso. Non è il mio genere, ma non posso che complimentarmi con lui: ottimo lavoro!!! Finalmente, nel febbraio del 1990, riuscimmo a fare le prime prove con il materiale che avevo composto. Avevo conosciuto, al liceo, un ragazzo veramente giovane (14 anni all’epoca) che se la cavava già molto bene con la chitarra solista, Alex Guadagnoli. Registrammo un demo tape pochi mesi dopo: “No Rest In Peace”, ma non passò molto tempo che dovemmo sostituire batterista e bassista con i gemelli Luca e Max Canali (miei cugini di secondo grado). Registrammo quindi un secondo demo tape “The Real Doom” (1991), che ci permise di ottenere un contratto discografico con Contempo di Firenze. Durante il periodo di composizione dei brani per l’album, rilasciammo un terzo demo: “Remains” e poi, durante la seconda metà del 1992, ci chiudemmo in studio per registrare finalmente il nostro debutto: “Inside The Unreal”. L’album venne pubblicato nella primavera del 1993 e fece successo un po’ in tutto il mondo. Quell’uscita ci permise di suonare con band come Death, Carcass, Benediction e di partecipare al primo Italian Monsters of Rock. Poco dopo lasciai la band e, all’inizio del 2017, gli Electrocution si sciolsero definitivamente.
Nel 2012, dopo aver fatto uscire la ristampa dell’ormai introvabile “Inside The Unreal”, Alex (da Los Angeles), Max (da Ravenna) Vellacifer, appena entrato alla batteria, ed io (da Bologna) ci decidemmo a rimettere in piedi questo progetto solo per registrare un nuovo disco: “Metaphysincarnation”, che uscì due anni dopo. Non potevamo pensare di portare sul palco una band i cui componenti vivevano così distanti ed avevano così poco tempo libero, ma la mia necessità di suonare dal vivo fece sì che i ragazzi mi dessero l’ok per proseguire senza di loro. Ed eccoci qui, con una nuova formazione e tre anni di palco alle spalle da headliner o in apertura di grandissime band come: Cannibal Corpse, Napalm Death, Cattle Decapitation, Sodom, Dark Tranquillity, Demolition Hammer, Insomnium, Dark Funeral, Hail Of Bullets, Morgoth, ecc. Al momento ci siamo fermati per dedicarci al terzo album che uscirà nel 2018.
 
I vostri primi ascolti?
Neil: Ho cominciato ad ascoltare Heavy Metal e il Thrash classico fin da bambino. Judas Priest, Testament, Overkill, Slayer, Sepultura, ecc. Il Death Metal è arrivato come conseguenza di una ricerca musicale continua. Gli Electrocution sono stati tra i miei primi ascolti. Adoro “Inside The Unreal”. Esserne diventato un membro è una grande soddisfazione per me.
Alessio: Ho iniziato ad appassionarmi sul serio alla musica ascoltando gli AC/DC, che mi hanno spinto a cambiare strumento passando dal pianoforte alla chitarra elettrica. Anche per me il Death Metal è stato un po’ il traguardo del mio percorso musicale. Negli anni, infatti,  mi sono spinto verso generi sempre più pesanti, senza però dimenticare gli altri generi, che ancora ascolto volentieri.
Mick: Anche per me fu la necessità di ascoltare musica con ritmiche potenti, velocità e impeto vocale a segnare la via che mi portò, durante l’adolescenza, dagli Iron Maiden, Metallica, Anthrax e Slayer a Death, Obituary, Deicide e Suffocation. Non dimenticherò mai i miei due primi acquisti: “Somewhere in Time” degli Iron e “Master of Puppets” dei Metallica.
 
Avete attraversato decenni, come avete visto cambiare il panorama musicale in tutto questo tempo?
Mick: C’è stato un lunghissimo periodo in cui Electrocution non esisteva più. Ci siamo sciolti all’inizio del 1997 e la réunion è avvenuta nel 2014. Abbiamo saltato quasi totalmente un lungo periodo di deviazioni musicali che non apprezzo particolarmente. Tendenzialmente non critico a priori le novità in sé, anzi, mi piace ascoltare cose nuove. Ho però notato una progressiva perdita di “anima” nella produzione musicale. Parlo soprattutto dell’underground. Rimango colpito da alcuni gruppi, ma di fatto percepisco molta freddezza compositiva nel Death Metal moderno. Le sperimentazioni possono essere interessanti, ma alla fine dei conti l’Old School è lo stile che preferisco in assoluto.
Neil: Sono d’accordo con Mick, anche se io tendo ad essere ancora più restrittivo di lui, hahaha. Sono un purista. Non riesco proprio a digerire la roba troppo digitale di oggi, purtroppo si è un po’ perso il gusto delle produzioni Old School. Io stesso, come produttore, cerco sempre di umanizzare il più possibile i dischi che escono dal mio studio e noto che, alla fine, le band ne riconoscono il valore aggiunto. La produzione deve fare corpo unico con la musica e quelle che caratterizzavano l’atmosfera del Death Metal dei primi novanta erano qualcosa di unico, che tendo sempre un po’ a ricercare anche nei miei ascolti moderni. Vedi ad esempio band come Gruesome!
Vellacifer: la scena Death metal negli ultimi tempi ha sfornato band davvero interessanti e d’impatto. La cura per il suono è per l’aspetto tecnico è cresciuta tantissimo. Purtroppo però la tecnica viene talmente esasperata da arrivare a snaturare la vera essenza del Death Metal. La scena moderna, secondo me, sta scivolando verso la monotonia. Parlando del mio strumento, la batteria, noto che il blast beat sia diventato quasi l’unico ritmo da usare tendendo ad un appiattimento ed una conseguente perdita di potenza. Io adoro il blast in tutte le sue forme, ma cerco sempre di creare movimento nei nostri brani. Cambi di tempo, accenti, ecc. danno modo di dare enfasi e potenza dove serve.
 
Mi pare ci siano stati pochi album in tanto tempo, è così dura fare musica?
Mick: Il fatto che Electrocution non sia esistito per quasi vent’anni è il motivo principe che ci ha impedito di produrre più musica, ma sicuramente hai centrato un problema non da poco. Fare musica non è mai stato facile e negli anni le cose sono anche peggiorate nel panorama musicale mondiale. Dal canto nostro però non possiamo nemmeno lamentarci. Abbiamo una folta schiera di fan in continua crescita. Chi ci seguiva negli anni ‘90 ci ha dimostrato di aver apprezzato il nostro ritorno e i giovani fan ci stanno dimostrando come la nostra musica sia in grado di superare il tempo e di dare molto anche alle nuove leve!
 
Al momento siete al lavoro su un nuovo album? Cosa ci aspettiamo?
Mick: Se tutto va secondo i piani, l’uscita è prevista per la primavera del 2018. I nuovi brani sono sicuramente più Old School di quanto non fosse Metaphysincarnation.
Ci siamo resi conto di nuove influenze da grandi band. Gli spettri di Cannibal Corpse e Morbid Angel stanno velando alcuni tratti delle nostre nuove composizioni. Era inevitabile con Neil.
Neil: Non vedo l’ora che tutti possiate sentire quello che stiamo producendo in questo terzo album! Si tratta di un lavoro di squadra che ci sta dando tantissimo sia a livello tecnico compositivo, sia a livello di amicizia e collaborazione.
Mick: Sì, assolutamente vero! Stiamo trovando una buona sinergia compositiva. Ieri eravamo in studio per registrare alcune linee di basso e Lehmann ha saputo dare fondo alla propria straordinaria tecnica esecutiva per esprimere il giusto mood dei nostri brani. Mi sono emozionato davvero tanto mentre, con il suo sei corde fretless, dava vita ad ostinati e scale che andavano a completare ed esaltare tutto l’insieme musicale. Posso dire che sia il degno successore di Max. Chi apprezza i fraseggi di basso in stile Death di “Human” e “Individual Thought Patterns”, potrà gustare quanto avremo da proporre in questo nuovo lavoro.
Alessio: Credo che il prossimo disco andrà “dritto al punto”: sarà aggressivo e movimentato dall’inizio alla fine, senza fronzoli inutili. A mio avviso un album degli Electrocution deve essere così. Il riffing di Neil è grandioso e permette spunti interessanti per gli arrangiamenti. Assieme a lui riesco a sviluppare soliste molto intriganti, mi sprona sempre nella giusta direzione.
Vellacifer: il drumming, rispetto a Metaphysincarnation, sarà più variegato con cambi repentini e con tratti ancor più veloci. La pacca sarà inevitabile, hahaha!
 
Trovare luoghi dove suonare quanto è difficile?
Mick: Oggi ormai, con il metal sdoganato da anni, è pieno di locali dove suonare. Inoltre il nostro nome è molto conosciuto, per cui possiamo dire di essere fortunati in questo senso.
 
Quanto è importante il live per voi?
Neil: Penso di parlare a nome di tutti quando dico che il live, per noi, è fondamentale. In particolare per me stare in tour è una delle cose più belle della vita. Non è certo una passeggiata, anzi! Forse gran parte del pubblico non se ne rende conto, ma il momento dell’esibizione è solo la punta dell’iceberg di un lavoro pesante che si divide tra il viaggio e il lavoro di preparazione del palco, tra cui devi fare fronte a mille problemi che ti si parano davanti ogni volta. Ma questa è la mia vita e non farei a cambio!
Vellacifer: Sì, d’accordissimo con Neil. Durante il live, si mettono in pratica le migliaia di ore investite in sala prove ed in studio e vedere il pubblico carico sotto il palco ti dà un’energia particolare. Al momento siamo fermi per dedicarci appieno al nuovo album, ma per me è una grandissima sofferenza dover aspettare il momento in cui torneremo on the road. Farei un live anche adesso, hahaha.
Mick: Il contatto con il pubblico è una cosa meravigliosa. Riesco sempre a percepire l’intensità di quello che i fan ci trasmettono e noi trasmettiamo loro. È come se rispondessero e così la comunicazione diventa reciproca. Mi sento fortunato a far parte di una band con un pubblico così carico, è ciò che mi spinge a continuare.
 
Cosa ascoltate al momento?
Vellacifer: Al momento i miei ascolti sono prevalentemente italiani: Antropofagus in pole position, Hour of Penance e molti altri della scena estrema. Però non disdegno il Death melodico di Insomnium, Dark Tranquillity, Be’lakor ecc.
Mick: Anche io mi sto dedicando all’ascolto di band italiane. Noto con piacere che l’Old School viene portato avanti egregiamente da alcune band veramente valide. Ultimamente ad esempio ascolto assiduamente Psychotomy: “Antinomia”, il loro ultimo album del 2015 è veramente un tuffo nello stile che più prediligo. Una band a cui sono molto legato, per via della forte amicizia con il leader e chitarrista: Meatgrinder, sono gli Antropofagus. Hanno pubblicato recentemente una grandissimo album dal geniale titolo: “Method of Resurrection Through Evisceration” il cui acronimo è appunto: “MORTE”. Altra band promettente e very Old School, sono gli Hellish God, in cui milita l’amico Tya, ex voce di Antropofagus e grandissimo amante dello stile dei primi ‘90.
 
MAURIZIO DONINI
 
 
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