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EDOARDO BENNATO – Intervista al cantautore rock

EDOARDO BENNATO – Intervista al cantautore rock

In occasione dell’uscita di “Non C’è”, ho raggiunto telefonicamente Edoardo Bennato. Il cantautore napoletano, come un fiume in piena, ha raccontato la sua storia, il perché del nuovo album, la sua rabbia, la sua voglia di raccontare senza bavagli e con la sua solita ironia, schiettezza, sincerità e voglia di comunicare i suoi pensieri su ciò che stiamo vivendo oggi. Di seguito c’è il resoconto di un’intervista che farà pensare, riflettere, sicuramente una di quelle che più mi hanno appassionato tra le tante che ho fatto e la conclusione è che l’universo di Bennato è sempre molto attuale e attento a ciò che succede nel mondo che le sue non “sono solo canzonette”, non lo sono mai state.

Ciao Edoardo, come stai? Benvenuto su Tuttorock!! Ciao Fabio, tutto bene grazie, spero anche tu!

Tutto bene anche io grazie! E’ da poco uscito “Non C’è”, il tuo nuovo album che racchiude 8 brani inediti e 15 tuoi brani storici rivisitati. Perché la scelta di unire materiale inedito con i tuoi classici?
Nella terminologia rock i termini lasciano il tempo che trovano, questi sono argomenti di musica leggera. Noi cerchiamo di argomentare, parlare e di dare delle vibrazioni con musica rock. Musica rock è diversa, la musica leggera deve essere rassicurante, assolve a un compito e lo fa bene, è quello di evadere, divagare, non riflettere, non pensare, ‘finchè la barca va lasciala andare’, la musica leggera ha quindi un suo compito, ‘felicità è un bicchiere di vino con un panino la felicità’, è questo il suo compito, dare leggerezza e lo assolve molto bene come già ti ho detto. Tant’è vero che nella nostra ‘italietta strapazzata’, la musica leggera suscita più interesse, questo è dovuto alle masse, ai media, alle radio, alla stampa, indirizzano le masse verso un tipo di musica leggera, leggerissima e evanescente e mi può stare anche bene. Noi invece parliamo di rock, il rock significa invece utilizzare anche quelle che sono le istanze, i paradossi, le tensioni, le emergenze. Da questo punto di vista, il vero rock dopo una prima fase iniziale in America in cui Chuck Berry, Elvis Presley, Fats Domino avevano coniugato il blues americano con il country western degli irlandesi, il rock era una tensione ritmica diversa, per cui Little Richard imponeva la sua ritmicità folle e quasi schizofrenica nei confronti di una società che si proclamava lucida, invece era schizofrenica. Poi è arrivato il rock vero, con dei testi che avevano implicazioni con la vita sociale, politica, con le tensioni e quelle che sono le contraddizioni e i paradossi di una società sempre in subbuglio, sempre in movimento, lo specchio della società, infatti ultimamente un Premio Nobel è stato consegnato a Bob Dylan. Questo per dirti che il rock ha l’obiettivo di dare forti vibrazioni, ma anche di dare voce a ciò che succede intorno a noi e si rischia anche di essere male interpretati, perché per la gente comune, per i politici, per i politicanti e le fazioni politiche, parlare di politica significa sventolare la bandiera di una fazione anziché un’altra. Quindi anche Bob Dylan, ma anche in Inghilterra i Sex Pistols, Lou Reed e gli stessi Rolling Stsones, non rappresentano solo il rock, ma la colonna sonora del pianeta terra degli ultimi 50 anni e ce ne sono tanti altri, c’è Jim Morrison e i Doors, ci sono i R.E.M. , c’è una massa enorme di rock che ha una mentalità pazzesca e che sicuramente gli italiani non ascoltano o ascoltano poco. Certamente in questo momento ci sono molti giovani ragazzi che sono rinchiusi nelle cantine o nelle sale prove che hanno come punto di riferimento i Led Zeppelin, ma la stragrande maggioranza della gente, dei giovani è asservita dal baraccone rutilante, fatiscente della musica leggera. Quindi questo è il territorio dove io e te ci muoviamo, rispettivamente io come musicista e tu come musicologo, critico musicale, fruitore di musica…

Puoi anche dire appassionato di rock e di musica in generale…
Si, d’accordissimo, ma questa è una premessa per spiegarti il mio album, a partire dalla copertina che non a caso rappresenta la prima pagina di un quotidiano i cui strilli del giornale sono i titoli delle canzoni e delle canzonacce. “Il Mistero Delle Pubblica Istruzione”, “Salviamo Il Salvabile”, “Fate I Bravi Ragazzi”, “Maskerate”, sono tutti titoli che evocano il disagio, la tensione, la schizofrenia e i paradossi che stiamo vivendo nelle ultime ore, negli ultimi minuti, negli ultimi giorni, nelle ultime settimane, negli ultimi mesi, quindi in questo album le canzoni sono le protagoniste così come il protagonista è un ragazzino, non so se hai visto il cartone animato, che rifiuta di scendere a patti e a compromessi e rimane sempre i n contrasto con i gatti, le volpi, i mangiafuochi e i fenomeni da baraccone, un fenomeno kafkiano, orwelliano e collodiano della realtà che viviamo in questo momento. I brani quindi si complementarizzano, sono brani da primissima ora, “Salviamo Il Salvabile” è un brano ancora molto attuale, quel ragazzino del cartone animato potrei essere io, perché all’uscita del mio primo album, dopo che il direttore mi aveva licenziato, nessuno voleva far passare per le radio un album con quelle canzonacce, con quei testi che dicevano troppo. Io quindi andai per strada con un tamburello a pedale che mi costruii a Londra, avevo visto lì questi ragazzi che suonavano sotto la metropolitana o per strada, vicino ai cinema dove si formavano le code di persone. Con questo tamburello a pedale e con un aggeggio che avevo costruito per suonare contemporaneamente anche l’armonica e con la mia chitarra, mi misi a suonare per strada a Roma, suonavo brani come “Salviamo Il Salvabile”, “Ma Che Bella Città” e “Arrivano I Buoni”, che è uno sfottò a quelli che arrivano e prendono il potere al posto dei cattivi, tanto per intenderci, Quindi con degli strumenti beffardi, che sbeffeggiavano, con il kazoo ad esempio che uso tutt’ora, praticamente mi inventai il one man band, creato per bypassare l’ostracismo delle radio, infatti in quelle circostante passavano i giornalisti a Roma e mi portarono ad un festival dove c’era tutta l’avanguardia italiana, Franco Battiato, Claudio Rocchi, Claudio Lolli e quindi presi la patente seduta stante per chi era legato al baraccone della musica. Ricordo che quell’estate feci tutti concerti alternativi, tutti gestiti da una fascia politica ben definita, ma io feci subito capire che non appartenevo a nessuna fazione politica e volevo soltanto sventolare la bandiera del rock e non quella dei militanti di quella o di altra fazione. Feci subito capire da che parte stavo e da che parte non stavo e da lì è iniziata la mia carriera che attraverso vari album mi ha portato a incidere questo nuovo album dove si complementarizzano i nuovi brani con quelli di anni fa. Ma anche i brani della prima ora sono molto odierni, in “Bravi Ragazzi” dicevo “una di notte c’è il coprifuoco e pensare che all’inizio sembrava quasi un gioco”.

Ma i brani quelli storici con quale criterio li hai scelti, sono quelli che tu preferisci o perché sono quelli più richiesti dal tuo pubblico o c’è un’altra ragione?
Per il solo motivo che sono ancora molto attuali, “Salviamo Il Salvabile, “Bravi Ragazzi”, “Un Giorno Credi”, L’Isola Che Non C’è”, ma anche quelli meno conosciuti come “La Verità”, dove c’è molto rock, per i fruitori e per gli appassionati di rock, ma c’è anche un testo di provocazione, perché ilo rock è provocazione, il rock è destabilizzazione, il rock è antigovernativo, no filogovernativo, ma antigovernativo per definizione, o almeno svincolato totalmente dalle fazioni politiche e dai giochi di potere, questo è il rock. Un brano rock può essere lentissimo, non necessariamente aggressivo, ma ci deve essere tensione, anche tensione ritmica, quello che molto spesso non c’è nella musica leggera.

Quindi anche “Un Giorno Credi” si può definire un brano rock, tra l’altro uno dei miei preferiti, perché ha quella tensione che dici tu che porta al finale ricco di emozioni!
Chiaramente il mio approccio, il mio modo di scrivere, il mio modo di cantare è di un certo tipo, non è il bel canto della musica italiana, io non è che mi crogiolo nel virtuosismo, io per esempio per me la chitarra non la suono bene ed infatti sono circondato da chitarristi rock di primo livello come Giuseppe Scarpato e Gennaro Porcelli e anche da Raffaele Lopez alla tastiere, Arduino Lopez al basso e Roberto Perrone alla batteria, una band rock di alto livello e probabilmente una delle migliori che ci sono in Italia in questo momento.

Ci sono un paio di brani che mi hanno colpito, il primo è “Il Mistero Della Pubblica Istruzione”, hai giocato con le parole Mistero e Ministero.
Si, esatto, ironizzo proprio su questo, “Il Mistero Della Pubblica Istruzione” è un brano alla Rolling Stones che funzionerà molto dal vivo quando ricominceremo a fare concerti, è proprio un mistero, il mistero della pubblica istruzione, della sapienza, sul concetto della sapienza e per sapienza si intende sia la sapienza in generale, sia la sapienza di Roma, che dovrebbe essere un luogo deputato a incentivare le nostre conoscenze politiche, geopolitiche in generale.

E anche “La Realtà Non Può Essere Questa”, il brano che canti con tuo fratello Eugenio, parli della realtà che stiamo vivendo dell’emergenza covid?
Si, esatto parla della attuali emergenze che stiamo vivendo!

Hai anche coinvolto Morgan e Clementino, due mondi apparentemente lontani. Perché questa scelta? Morgan ok, ma Clementino fa parte di quella musica leggera che dicevi ad inizio intervista!
Morgan è rock a tutti gli effetti, è geniale e il brano che facciamo in questo album non è casuale, è un dialogo tra due psicopatici di rock’n’roll, lui mi chiede “ perché tu vuoi giocare con me che sono malato, con me che ho fatto il diavolo a quattro e non mi ricordo perchè” e io gli rispondo “perché tu vuoi fare affidamento su di me che sono uno sbandato, che sono arrivato scalzo a Milano e non mi ricordo perché” e lui mi dice, dopo aver citato dei versetti del Vangelo, “Perché tu vuoi spiegare a me se ci ho provato a dare un senso assurdo gioco al massacro”, è quindi un dialogo a ritmo di rock’n’roll tra due pazzi schizofrenici. Con Morgan c’è sempre stata una grande intesa, nell’ultimo concerto che ho fatto all’Arena di Verona l’unico ospite era lui, mi ha dato manforte sia sul palco che fuori, perché ha una energia incredibile, Morgan ha le sue schizofrenie, i suoi squilibri, le sue vulnerabilità però è veramente un personaggio che stimo molto e è da tanto che collaboriamo insieme, da quando incisi “La Fantastica Storia Del Pifferaio Magico” in cui io coinvolsi tutti i personaggi, vari personaggi dove ogni artista canta una mia canzone ma a modo suo, ci sono i Sud Sound System, gli Africa Unite, ma anche Jovanotti, Max Pezzali, Irene Grandi, Raf, Neffa, i Negrita e Morgan stesso. Clementino, anche con lui ho una grande intesa, il brano è “L’Uomo Nero”, quello spauracchio che era una minaccia che si faceva ai bambini, “fai il bravo, comportati bene altrimenti arriva l’uomo nero che ti porta via!”, sono partito da lì per arrivare al concetto che in questo Pianeta c’è un’infezione che è il razzismo. Il razzismo è una vera infezione che purtroppo parte dall’ignoranza, dalla superficialità, dall’incapacità della gente comune, ma anche di quelli che fanno parte delle ‘inteligence’. Poi io e Clementino abbiamo dei riferimenti comuni, i nostri idoli, i nostri maestri del blues che hanno una fede nerissima, Chuck Berry, Louis Armstrong, Fats Domino, Little Richard, BB King con cui ho avuto la fortuna di suonare, Bo Diddley, anche con lui ho avuto la fortuna di suonare, tutti idoli anche di Clementino, poi lui prosegue per i rapper di New York e di Los Angeles. Parliamo quindi con cognizione di causa e siamo quindi perfettamente indicati a parlare dell’uomo nero.

Spiegami il titolo, “Non C’è”, cosa è che non c’è?
Perché quella è una canzonetta che parla di questo ragazzo che gira per strada, si ferma e inizia suonare con la sua chitarra, è lui il protagonista di questa favola rock, è un ragazzino che la musica preferisce farla per conto suo e non vuole accettare il dialogo, il confronto con l’industria del disco e quindi rinuncia al successo. Io invece a differenza di quel ragazzino il successo lo cercavo quando suonavo per strada e lo cerco anche oggi e per questo “mea culpa, mea massima culpa”, ognuno di noi cerca il successo ma in tutti i campi, sia che vuoi are l’avvocato, l’ingegnere, lo scienziato, l’astronauta. Quindi da una parte io invidio quel ragazzino che rinuncia al suo successo, ma dall’altra è anche giusto che ognuno di noi raggiunga i priori obiettivi e trasformi i propri sogni in realtà.

Nella versione in vinile ci sono 3 brani in più che sono stati estromessi dalla versione in CD, c’è un motivo in particolare?
Sinceramente no so spiegarti bene il meccanismo di questa mia scelta, da una parte ce n’erano troppi dall’altra pochi. Una decisione di circostanza, ma nessun motivo in particolare.

Cosa pensi di questa situazione che stiamo vivendo e perché secondo te la musica e la cultura è sempre messa in secondo piano e dimenticata?
Perché viviamo in una situazione di estremo disagio, di tensioni, di terrore, quindi capisci che quando si vive nel terrore fai affidamento sui “Dotti, Medici e Sapienti”, mentre io e te stiamo parlando ci sono almeno altri 10 canali e almeno 5.000 o 100.000 piattaforme dove i “Dotti, Medici e Sapienti” danno le istruzioni su quello che dobbiamo fare nelle prossime ore.

Tu nel 2015 dicevi, “Siamo Pronti A Salpare” e oggi siamo pronti?
No, assolutamente no! Dobbiamo capire che il nostro benessere futuro non potrà prescindere dalla soluzione dei governi del terzo mondo, ne parlavo proprio ieri con mia figlia che è adolescente e in questo periodo non può andare al liceo, a scuola e si collega con lo smart work e il suo professore stava facendo una lezione di scienze e parlavamo delle priorità che sono il riscaldamento globale, ma soprattutto lo squilibrio insostenibile che c’è in questo momento tra la parte latitudinale privilegiata e la parte latitudinale equatoriale penalizzata che si trova ormai allo stremo, per cui lo scenario attuale e prossimo venturo sarà quello di eliminare questo dislivello, questo squilibri. Ci sono delle megalopoli nel mondo della zona equatoriale che sono delle vere polveriere con decine di milioni di abitanti come in Lagos, in Nigeria, come in Costa D’Avorio e come anche in America Centrale, Guatemala, Honduras, Messico, ma anche nelle Filippine, queste, come dicevo prima, sono vere polveriere con deflagrazioni che arrivano da noi come esodi biblici, la gente comune si spaventa e diventa facile preda dei manipolatori di coscienza, dei politicanti e la situazione quindi degenera perché il mondo non è fatto più a compartimenti stagni. Oggi il nostro pianeta è come una nave, se si apre una falla a bordo dello scafo, va a fondo tutta la nave. Oggi non ci sono più i compartimenti stagni, c’è la globalizzazione e un virus genere terrore, orrore e infetta soprattutto mentalmente. Tutto questo per dirti che la situazione dal 2015 ad oggi è molto cambiata. Io ho una figlia adolescente e non posso essere pessimista, devo essere ottimista ad oltranza e quindi anche questo album fino a che lo faranno sentire, cosa di cui dubito, ha questo obiettivo, quello di far capire più o meno la situazione prima che arrivi alle aule d’università e il paradosso è che se arriverà o quando arriverà nelle università, sarò considerato un saltimbanco, un pagliaccio, un cantautorucolo. D’altra parte se in un album parlo di emergenze e implicazioni socio politiche, anche lì non vengo preso in considerazione, ma anche questo è rock, dal rock non puoi aspettarti un risultato oggettivo, il rock è fantasia, è provocazione, destabilizzazione, emozione.

La famosa “Isola Che Non C’è”, la troveremo mai? Esiste veramente? Dobbiamo veramente seguire la seconda stella a destra e poi dritto fino al cammino
E’ un concetto che riguarda l’utopia, bisogna seguire un obiettivo e cercare di raggiungerlo. In questo album c’è una ballata che si chiama “La Realtà”, ti invito ad ascoltarla, ha la stessa struttura dei brani dylaniani e bennatiani, quindi chitarra acustica e armonica e “La Realtà” rispetto a “L’Isola Che Non C’è” fa un passo avanti, cioè se fino ad adesso potevamo crogiolarsi nell’utopia, nel sogno, adesso questa realtà dobbiamo necessariamente modificarla, perché la realtà che stiamo vivendo non può essere questa.

Ok, grazie Edoardo per questa intervista molto interessante. Chiudila come vuoi, un messaggio se vuoi!
“Fate i Bravi Ragazzi”, mi raccomando!!

FABIO LOFFREDO

Band:
Edoardo Bennato: Voce, chitarra elettrica e acustica e armonica
Raffaele Lopez: Pianoforte, organo Hammond, sintetizzatori e programmazione
Giuseppe Scarpato: Chitarra elettrica e acustica e drum programming
Gennaro Porcelli: Chitarra elettrica e acustica e armonica in “La Verità”
Arduino Lopez: Basso
Roberto Perrone: Batteria

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