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DONNA CIRCO – Intervista a SUSANNA LA POLLA DE GIOVANNI e EZRA CAPOGNA

DONNA CIRCO – Intervista a SUSANNA LA POLLA DE GIOVANNI e EZRA CAPOGNA

DONNACIRCO”, il progetto discografico con il quale dodici artiste riportano alla luce in una nuova veste le dodici canzoni contenute in DONNA CIRCO”, il primo disco femminista italiano inciso nel 1974 da GIANFRANCA MONTEDORO con i testi di PAOLA PALLOTTINO.

Buongiorno Susanna, piacere di averti sulle pagine di Tuttorock, parliamo di questo progetto, un disco del 1974 mai uscito, che riprende vita oggi, cosa è successo?
Il disco allora era stato registrato ed era pronto a uscire, quando per ragioni di mercato discografico, la Basf, si ritirò dall’Italia e quindi tutto rimase nel cassetto. 

Bene, perlomeno sgombriamo il campo dal dubbio che la mancata pubblicazione allora, sia da imputare ai temi trattati, e come arriviamo a oggi?
Il mio più caro amico è il figlio di Paola Pallottino, ci trovammo quindi da lei a parlarne, della grande delusione di Gianfranca Montedoro per la mancata pubblicazione, che la portò a ritirarsi dalle scene. Anche Paola c’era rimasta malissimo perché era un progetto cui teneva molto, e mi disse che erano anni che cercava qualcuno con cui riallacciare il discorso, con cantanti che volessero reinterpretare il disco, assodato che Gianfranca non lo avrebbe fatto. Trovai l’idea splendida, oltre la bellezza musicale del disco, affrontava i temi del femminismo con una gentilezza e un’intelligenza fuori dal comune. Ragionandoci sopra ho pensato che sarebbe stato bello formare un gruppo di donne, in cui ognuna potesse esprimersi in un pezzo particolare del disco. Paola si è presa 24 ore di tempo per pensarci, e il giorno successivo siamo partite. 

Un disco di grandi temi sociali riguardo la donna, che dopo quasi mezzo secolo non hanno, purtroppo, perso la loro urgenza.
Esatto, a distanza di 47 anni ci troviamo ancora a parlare id aborto, di gender gap, di violenza, temi tuttora attuali. Certamente conquiste ce ne sono state ma la strada verso la parità di genere è purtroppo ancora molto molto lunga. Sono tutte di area bolognese, o di origine o perché vi gravitano, tutte le cantanti, oltre che essere bravissime, sono anche impegnate su questi temi. Bologna è una città in fondo piccola, in cui ci si conosce un poco tutti, quindi ho contattato artiste che conoscevo e che stimavo particolarmente cercando di assegnare a ciascuna un brano in cui potessero riconoscersi. Abbiamo avuto un paio di defezioni per problemi famigliari o di lavoro, ma alla fine tutto è andato per il meglio e siamo molto soddisfatte del risultato. 

Come è avvenuta la scelta delle cantanti?
Sono tutte di area bolognese, o di origine o perché vi gravitano, tutte le cantanti, oltre che essere bravissime, sono anche impegnate su questi temi. Bologna è una città in fondo piccola, in cui ci si conosce un poco tutti, quindi ho contattato artiste che conoscevo e che stimavo particolarmente. La maggior parte dei brani li ho assegnati io cercando di associare le particolarità delle canzoni alle cantanti. Abbiamo avuto un paio di defezioni per problemi famigliari o di lavoro, ma alla fine tutto è andato per il meglio e direi il risultato è molto soddisfacente. 

Il risultato è fantastico, ma mi incuriosisce sapere come hanno reagito le cantanti quando gli hai proposto questa sorta di sfida, reinterpretare un disco del 1974.
E’ stato veramente un lavoro di gruppo, abbiamo creato un gruppo Facebook e connessioni tra noi, si è creato questo entusiasmo che viene poi riprodotto nel disco odierno. Poi ci sono state tante features, ricordo la bellissima copertina realizzata da Francesca Ghermandi ad esempio. 

Sembrano decisamente due dischi, uno aggressivo, ruggente, del 1974, l’altro del 2021 con suoni moderni e arrangiamenti di classe.
Molto è dovuto proprio alla produzione di Ezra Capogna, che, insieme alla band, ha fatto un lavoro superbo. Non volevamo fare un disco di cover, ma proprio un lavoro ex-novo. Fortunatamente il crowdfunding lanciato su produzionidalbasso.com ha avuto successo ed inoltre abbiamo avuto il sostegno della Regione Emilia-Romagna. Entrambi sono stati fondamentali per la realizzazione del disco. 

Il disco ora è fuori o in corso di uscita, quali passi seguiranno?
Il disco è fuori e arriverà poi il vinile, lo presenteremo con dei talk, non sui palchi per ora, in quanto a causa del covid abbiamo dovuto rimandare tutte i nostri progetti che ora ripartono. Questo comporta che saremo impegnate tutte ovunque con i nostri lavori personali, aggiungiamo che non è stato possibile provare mai tutte assieme, e anche oggi la cosa non è semplice. 

Sarà sempre complicato andare in tour con 12 cantanti oltre la band penso.
Già, siamo tante e si tratta dunque di una produzione particolarmente impegnativa ma ci siamo già riunite e ci riuniremo anche dopo l’estate proprio per capire come riuscire a organizzare uno spettacolo dal vivo che sia musicalmente il più possibile vicino ai suoni del nuovo disco e all’altezza del messaggio che i brani vogliono veicolare. Non demordiamo insomma.

MAURIZIO DONINI 

Tracklist:
 1. DONNACIRCO – NicoNote
 2. A CUORE APERTO – Una
 3. A DODICI METRI – Suz
 4. I DUE GIOCOLIERI – Francesca Bono
 5. LA CAVALLERIZZA – Marcella Riccardi
 6. TRENTA COLTELLI – Vittoria Burattini
 7. GLI ELEFANTI SONO TANTI – Alice Albertazzi
 8. LA TIGRE DEL BENGALA – Angela Baraldi
 9. MA PER FORTUNA AL CIRCO C’È LA BANDA – Eva Geatti
10. CHE PAZZI I PAGLIACCI – Valeria Sturba
11. LO SCONTORSIONISTA – Enza Amato
12. LA GRANDE PARATA – Meike Clarelli

Ciao Ezra, piacere di averti sulle pagine di Tuttorock, tu ti sei occupato della produzione e degli arrangiamenti di Donna Circo, come è andata?
Sì, non proprio da solo, ma con la band in sala, poi dato il periodo del covid, mi sono fatto mandare dalle cantanti dei provini, alcuni sono arrivati veramente ben fatti, e da lì è partito tutto il lavoro. E’ stato fatto tutto di concerto, questo per dire che non è stato fatto tutto da me solo. 

Quando ti hanno proposto di andare a lavorare sulla riedizione di un disco del 1974 cosa hai pensato?
Che non fosse un lavoro facilissimo, a parte le tematiche che hanno un peso specifico importante da trattare con estremo rispetto. Il disco originale non era in forma pop, ma denso di idee e trovate, con suoni jazz e prog, pieno di cose diverse. Questo mi ha portato a pensare fosse meglio fare tutto ex-novo e non cercare di fare cover degli originali, quindi dare un’impronta diversa e più moderna rispetto l’originale. 

Io ho ascoltato entrambe le versioni, l’originale è un disco folk, aggressivo, arrabbiato, ruspante, il tutto in termini positivi sia chiaro. Quello di oggi è gonfio di classe e raffinatezza, senza perdere la forza dell’originale.
Grazie mille. Sono entrambi dischi nati di getto, per noi è stato molto lungo il lavoro per via delle restrizioni. Il disco originale è stato registrato in presa diretta, cantato, suonato e via. Noi siamo stati in sala due settimane per fare arrangiamenti e registrazioni, per i tempi della musica di oggi non è un tempo particolarmente lungo. 

Visto il periodo avete dovuto fare tutto via rete o anche in presenza?
Siamo riusciti anche a vederci, la prima traccia l’abbiamo registrata nel mio studio, il Nomad qui a Torino. Siamo stati una settimana io, Vittoria Burattini (batteria), Chiara Antonozzi (basso) e Irene Elena (chitarra), facendo buona parte del lavoro, poi è scoppiata la pandemia e tutto si è bloccato. In seguito siamo scesi per una decina di giorni a Bologna, per completare la registrazione delle voci, mentre contemporaneamente altre mi hanno mandato le tracce via rete. Per fortuna il lavoro è venuto fuori molto organico lo stesso, senza le frammentazioni che avremmo potuto avere viste le difficoltà di cui ti ho detto. 

I temi trattati nei testi poi sono sempre importanti e fondamentali.
Rivendicare i diritti è sempre dovuto e le tematiche sono quantomai attuali, in questi 47 anni le cose sono cambiate in meglio, ma c’è ancora tanto da fare. 

Come ha cambiato il tuo modo di lavorare la pandemia?
Dovere lavorare sempre a distanza non mi piace molto, alla fine il confronto umano in presenza è sempre importante, guardarsi negli occhi. Diverso è ricevere le tracce e lavorarci sopra, anche se oggi è possibile operare assieme anche in tempo reale, ma vedersi in presenza lo preferisco se possibile. 

Hai voluto dare un tono particolare al disco visti i temi trattati?
Avevo un’idea in testa, poi dipende con chi lavori, in questo caso c’era una band con batteria, basso e chitarra. Io aggiunto parti di piano e synth, quello che volevo essenzialmente era dare tanto spazio ai testi, senza troppi sovra-arrangiamenti e con la musica in accompagnamento In alcune tracce sono intervenuto aggiungendo del riverbero per creare una particolare atmosfera, in generale ho cercato di seguire la personalità e lo stile delle cantanti. 

MAURIZIO DONINI 

Credits:
Testi: Paola Pallottino
Nuovi arrangiamenti, produzione, mix e mastering: Ezra Capogna
Band: Chiara Antonozzi (basso), Vittoria Burattini (batteria), Irene Elena (chitarra)
Featuring: Laura Agnusdei (sax), Sara Ardizzoni (chitarra), Marcella Menozzi (chitarra)
Produzione esecutiva: S.A.M. APS
Edizioni: Red Stone
Etichetta e distribuzione digitale e fisica: La Tempesta Dischi
Registrato presso: NoMad Studio di Torino e Alpha Dept Studio di Bologna
Tecnico di ripresa: Massimiliano “Mano” Moccia
Copertina: Francesca Ghermandi
Grafiche: Paolo Rippoliti Graphicart