MATTIA CUPELLI – Il compositore e produttore presenta il nuovo album “Ruins …


In occasione dell’uscita del suo nuovo album “Ruins”, prevista per venerdì 9 luglio, ho avuto il piacere di intervistare Mattia Cupelli, compositore e produttore con base a Roma. Mattia emerge nella scena neoclassica per i suoi brani carichi di pathos ed emotività. In grado di combinare suoni più classici con la più moderna musica elettronica e minimale, i suoi primi lavori si basano principalmente su colonne sonore, musica orchestrale e musica per pianoforte moderno, riscuotendo sin da subito un discreto successo su YouTube, dove colleziona in poco tempo oltre 80 milioni di streaming. Fortemente influenzato da artisti di fama mondiale come Nils Frahm, Nicolas Jaar e David August, Mattia Cupelli impara l’arte di far coesistere strumenti acustici ed elettronici. Dopo vari ep pubblicati in digitale, nel 2018 arriva il suo primo album, ‘After The Rain’, un omaggio al pianoforte, seguito lo stesso anno da ‘Affected’, dal suono più ambient. Nel 2019 pubblica ‘Underneath’, contenente i singoli ‘Lost’ e ‘Crown Shyness’, dal suono neoclassico ma influenzato dalla musica sperimentale elettronica moderna. L’anno appena trascorso ha visto Mattia Cupelli dedicarsi principalmente ad ep secondari, come i vari rework di suoi vecchi brani e qualche nuova composizione più strumentale. Nel mentre, ha composto ‘Ruins’, il nuovo album in arrivo il 9 luglio (distribuzione Believe Digital). Interamente scritto, suonato e prodotto da Mattia Cupelli, ‘Ruins’ è stato successivamente masterizzato ad Amburgo da Hans-Philipp Graf (HP Mastering).
Ciao Mattia, benvenuto su Tuttorock, parliamo subito di questo tuo nuovo album, “Ruins”, in uscita il 9 luglio, quando hai composto i brani?
Ciao, felice di essere su Tuttorock! “Ruins” è stato composto nell’ultimo anno, in piena pandemia. C’erano molte idee che hanno preso forma pian piano e sono diventate un album. È stato un progetto veramente difficile per me, da una parte c’erano pochi stimoli dati da questo periodo e dall’altra la mia continua voglia di rinnovarmi che spesso è stata in conflitto con la chiusura di molti brani.
Solitamente nasce prima un tuo brano o il suo titolo?
Di solito nasce prima la musica, certo a volte è capitato anche il contrario. Per qualche particolare immagine partire da un titolo può sicuramente aiutare a inquadrare un sound, ma di solito parto dalla musica e poi la “aggancio” a un titolo che può evocare un qualcosa o dare una chiave di lettura.
Quando ti arriva in testa una melodia, sai subito a quale strumento assegnarla?
Quando mi arriva una melodia di solito cerco di assegnarla a un suono più che a uno strumento. Ovviamente poi la scelta viene sempre fatta in base al contesto dell’arrangiamento, che tendo sempre stravolgere di brano in brano.
La foto della copertina è tua?
Purtroppo non è mia, ma è stata pesantemente editata da me, come tutti gli artwork dei singoli di “Ruins”.
Il bellissimo video di “Egeria” dove e da chi è stato girato?
Il video del singolo “Egeria” è stato girato da Matteo Montagna (Alternative Production) nella Valle del Treja, una location molto suggestiva e evocativa. Il regista è riuscito perfettamente a rappresentare la ninfa che dà il titolo al brano.
Il filo conduttore dell’album è il tempo. La concezione del tempo, in periodo di lockdown, ha subito notevoli mutazioni. Tu come hai vissuto i momenti più bui della pandemia?
Esatto, il tema portante di “Ruins” è il tempo. Vivendo da solo ho particolarmente sofferto i momenti più duri della pandemia, ho avuto la fortuna di avere uno studio a casa che mi ha aiutato a non impazzire e soprattutto sono riuscito a comporre e completare questo album. Tuttavia mi ritengo fortunato a vivere di musica, c’è chi sicuramente ha vissuto quel periodo molto peggio di me.
C’è una colonna sonora di un film che ti ha fatto dire: “questa l’avrei voluta scrivere io”?
Sicuramente una delle musiche di un film di Refn. Forse il suo ultimo lavoro per la tv “Too Old To Die Young” di Cliff Martinez, veramente un mix di synth e suoni super originali che si fondono perfettamente con l’immaginario di Refn.
Hai qualche concerto in programma?
Purtroppo no, spero di cominciare a suonare live al più presto, ma per ora niente in programma.
C’è un palco o un luogo in particolare dove ti piacerebbe esibirti?
Sono cresciuto con i concerti di musica classica (e non) all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Se dovessi scegliere un palco a me caro sicuramente sarebbe un sogno suonare lì.
Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere questa intervista?
Grazie a voi! Spero che “Ruins” vi faccia emozionare e pensare, so che è lontano da tanti standard musicali soprattutto in Italia, ma credo possa comunque trovare un posto nelle vostre librerie virtuali.
MARCO PRITONI

Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il basso, la chitarra e il piano, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.