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ASIA ARGENTO – RITORNA ALLA MUSICA CON SINGOLO E ALBUM NUOVI MA NON SOLO

ASIA ARGENTO – RITORNA ALLA MUSICA CON SINGOLO E ALBUM NUOVI MA NON SOLO

Asia Argento torna con la musica e con una serie di progettualità tutte molto interessanti; attrice, regista, sceneggiatrice, cantante e performer, Asia è una artista versatile e poliedrica, di caratura internazionale ed è un piacere intervistarla, parlare con lei. E’ anche un’attivista per i diritti civili, in particolare verso le donne: le accuse di stupro contro Harvey Weinstein hanno contribuito a scatenare il movimento #meToo e l’artista ha pagato il prezzo per il suo coraggio e la sua libertà.
Artista profonda, anima sensibile, la profondità appartiene a chi conosce le profondità.
Ospite nel week end scorso a Radio Roma (nella trasmissione di chi vi scrive, radioromamagazine, radio e tv) ed oggi con noi per i lettori e lettrici di Tuttorock, abbiamo parlato del suo nuovo brano “I’m broken” che arriva a pochi mesi dalla pubblicazione dell’autobiografia Anatomia di un cuore selvaggio edito da Piemme e tuttora in corso di promozione da parte dell’artista ed edito in varie lingue in tutta Europa.  La Argento – come noto – è un’artista internazionale e molto creativa.  A novembre uscirà il nuovo album “Music from My Bed”, anticipato proprio dal singolo I’m Broken: il brano – come ci racconta nell’intervista – prodotto da Holly e con gli scratches di un veterano come DJ Gruff, descrive ciò che le è successo prima di realizzare l’album, ovvero la rottura del ginocchio in Thailandia, durante un programma tv e la condizione in cui si è poi ritrovata una volta casa. Il suo amico musicista Holly, dj e produttore, con cui aveva già collaborato in precedenza, le offre l’ispirazione con le sue basi e la sua musica, mandandole tracce su tracce.
L’abbiamo raggiunta e intervistata per Tuttorock:

Come nasce il tuo nuovo singolo, I’m Broken, così come tutto l’album? Quale l’idea creativa, narrativa, la tua esigenza creativa?
In realtà l’album è nato per caso, perché dovevo fare un lavoro, in quel periodo stavo girando Pechino Express, un lavoro per la tv, programma che sarebbe dovuto durare 5 settimane, mi sono però purtroppo rotta il ginocchio che mi ha costretta a tornare a casa. Sono caduta naturalmente in una specie di sconforto infinito, poiché non potevo muovermi e il dottore mi disse che sarei dovuta rimanere ferma in casa, in convalescenza per 6 settimane. E allora parlando con Holly, un mio amico musicista e dj producer, mi dice che è proprio il momento buono per fare un disco. Noi avevamo già fatto un pezzo insieme. Mi ha raccontato che una cosa simile era capitata in passato anche a lui, e aveva usato questo momento per diventare un musicista; Holly inizia a mandarmi la sua musica, mi ha spedito più di quaranta beat, ne ho scelti alcuni e ho cominciato a scriverci sopra dei testi, per metà in inglese e per metà in romanesco. Con la sua positività ed energia ho trasformato questo veleno in medicina. E’ stato un momento davvero opportuno per fare una sorta di introspezione e mettermi a scrivere il disco, cosa che non avrei mai fatto se non avessi avuto questo incidente. E’ avvenuto tutto per caso ma alla fine è stato meglio così, si è trasformato in un momento felicissimo.

Ti sei ispirata alla figura della pittrice Frida Kahlo, una donna e un’artista che ha fatto della sofferenza una forza. Cosa apprezzi in lei?
Frida Kahlo è un esempio proprio di questo concetto: trasformare il veleno in medicina. Lei, dopo un brutto incidente, aveva una frattura alla colonna vertebrale, non poteva muoversi e dipingeva dal letto. Sulla copertina del singolo c’è un’illustrazione di Frida, firmata dal fumettista spagnolo Miguel Ángel Martín, con cui sono amica virtuale da vent’anni. Un giorno ho visto per caso questo acquerello di Frida che si chiamava “Broken”. Era proprio la sintesi del brano che avevo scritto e così ho contattato Miguel e lui mi ha regalato il dipinto. La cover dell’album è invece una fotografia firmata da Jacopo Benassi. Gli ostacoli, gli impedimenti, la sofferenza sono un’occasione per crescere, per non fermarsi davanti a un ostacolo – superandolo – andando oltre e crescendo, superando i propri limiti. Si cresce, poi chi ha la fortuna di trasformarlo in arte lo fa e lo trasforma anche in arte. Ma anche l’arte stessa di vivere è una forma forse anche più importante dell’arte che concepiamo come tale.

Esorcizzare il dolore per andare avanti dunque e far sì che diventi non solo creativo ma propositivo e positivo:
Assolutamente sì, ha a che fare con la concezione che si ha degli eventi, anche della propria esistenza. Se noi diciamo e ripetiamo sempre a noi stessi frasi negative (“Non ce la farò, non posso farcela, non riesco”) in realtà possiamo invece deprogrammare, anzi riprogrammare il nostro cervello e “usare” gli eventi negativi per fare cose che ci faranno crescere.

Entriamo nel dettaglio del tuo disco, che uscirà a novembre, dal titolo “Music from my bed”.  Raccontaci la genesi dell’album:
E’ un disco “astratto”, non c’è un filo logico, si tratta di un mix tra inglese e “romanaccio”. Come accennavo, l’idea di fare un disco è nata per caso, proprio a causa dell’incidente e del dover restare costretta a letto. Sicuramente fare musica su un letto è stata una situazione particolare. Inoltre, mi è venuta voglia di cantare in romanesco perché gli stornelli romani mi piacciono da sempre. Nel beat che mi ha creato Holly – presente in tutto l’album di prossima uscita – ho trovato che il “romanaccio” si adattasse molto bene e si sposasse perfettamente alla metrica, al suono troncato delle parole che si pronunciano in romanesco, molto meglio dell’italiano stesso.

Tornando al nuovo singolo, molto intenso, parliamo anche dell’interessante videoclip che lo accompagna. Come è nata l’idea del video?
Ho iniziato a collaborare tempo fa con il regista del video, Roberto Ortu. E’ sua l’dea di usare lo Shibari, nel video pratico questa un’antica forma di legatura artistica di origine giapponese. Non avevo mai praticato prima questa particolare forma d’arte, l’ho trovata rilassante, un metodo curativo, meditativo e interessante e mi sono sentita a mio agio: posso definire lo Shibari una pratica meditativa. Praticando la meditazione è stato veramente bello, lo rifarei.

Sappiamo che ti svegli molto presto la mattina: che cosa ti piace del mattino e cosa fai per rinnovarti quotidianamente?
Io sono del segno zodiacale Vergine e quindi per me la routine è una cosa importantissima. Mi piace svegliarmi presto quando tutti dormono, mi preparo la colazione già dalla sera prima perché mi piace trovare tutto pronto in cucina. La mattina non accendo subito il telefono, prima pratico e faccio meditazione tutte le mattine e tutte le sere e questo meditare mi ha aiutata molto nell’ultimo anno, mi ha davvero cambiato la vita. Leggo molto, faccio sport e sto attenta a quello che mangio. Secondo il mio parere, anche il cibo è una cura, bisogna vederlo come tale: se pensiamo al concetto che il corpo sia il tempio della nostra anima, me ne prendo cura il più possibile perché ci tengo a stare bene nella “testa”. In passato mi sentivo chiusa dentro un vortice e non riuscivo a vedere altre possibilità che il mio dolore in una sorta di “autoreferenzialità” del dolore.

E’ un disco resiliente o resistente, oppure tutte e due? Cosa ti infastidisce nelle interviste e cosa non ti hanno mai chiesto per conoscere la vera Asia Argento?
Il disco è resiliente, un po’ come sono io e qui ci riallacciamo al discorso precedente: quello di rialzarsi sempre dopo le difficoltà della vita e la sofferenza. Cosa mi infastidisce? Mi attaccano ancora oggi – per esempio – tante etichette, come “dark lady” o trasgressiva, o altro. Ma il tempo passa, oggi sono una donna di 46 anni e se fossi sempre “trasgressiva” sarei fuori tempo. Sono etichette difficili da togliersi di dosso. Cosa non mi hanno mai chiesto? Probabilmente cose a cui non ho voglia di rispondere, cose e situazioni che fanno parte dell’intimo e che considero il mio giardino privato, cose private, che tengo solo per me, molto preziose.

Hai prodotto il nuovo film di tuo padre “Occhiali neri”, recitando in un ruolo. Raccontaci qualcosa dell’ultimo film del tuo celebre e amato padre, Dario Argento:
Mi sono ricordata di questa sceneggiatura che mio padre aveva scritto negli anni ’90 e che non aveva realizzato per una serie di motivi con il produttore dell’epoca. Ai tempi c’era soltanto una versione cartacea, l’abbiamo quindi riletta insieme e l’ho trovata formidabile. E’ una storia moderna e senza tempo ed è un ritorno al giallo di mio padre. Una storia veramente attuale e moderna, anche se scritta negli anni novanta poi riadattata. Una trama senza tempo, un giallo ben costruito ma che non posso spoilerare! Non posso dirvi di più. La musica è elettronica, molto moderna, firmata dal maestro Arnaud Rebotini grande compositore francese che abbiamo voluto per il film. Vedrete.

Alessandra Paparelli