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Alla scoperta del mondo di “B-Side” insieme a Doriana Tozzi

Alla scoperta del mondo di “B-Side” insieme a Doriana Tozzi

Il potere immaginifico della musica è qualcosa di innato, spesso infatti evoca nell’ascoltatore immagini ed addirittura storie che prendono vita dal testo o dall’atmosfera di un determinato brano.

Ne sa qualcosa Doriana Tozzi che, lasciandosi trasportare da questa magia, ha creato un vero e proprio universo parallelo chiamato B-Side.

Una tetralogia che vede protagonista “l’altro lato delle canzoni” ossia racconti di fantasia nati dalla penna dell’autrice, ispirata dalle canzoni stesse.

Quattro volumi che prendono il nome dalle stagioni, per ognuna delle quali c’è uno specifico riferimento musicale. Autunno dedicato al rock alternativo italiano, Inverno sulla scia dei cantautori nostrani, Primavera con canzoni tratte dal repertorio dei “figli dei fiori”, e l’ultimo uscito Estate ispirato dalla musica punk.

Incuriosito da tale opera non ho potuto che scambiare due chiacchiere con Doriana per farmela raccontare e saperne di più.

Di seguito l’intervista completa:

Come nasce l’idea di B-Side?

B-Side ha molte idee. Tra l’altro bisogna distinguere tra B-Side Autunno, Inverno, Primavera ed Estate, perché sono quattro fratelli con quattro personalità e caratteri completamente diversi e guai a confonderli o si arrabbiano. Di solito si arrabbiano con me, mi chiamano la loro “versatrice d’inchiostro” …come dargli torto? Ma in generale sono un po’ permalosi, mannaggia a loro, quindi è bene sottolineare che ciascuno di loro ha le proprie idee.

In che modo, nel corso dei volumi della tetralogia, hai deciso di associare un certo tipo di linguaggio musicale ad un diverso modo di raccontare?

Il linguaggio, così come le atmosfere ricreate dai racconti, nascono per me sempre dalla musica. Per fare un esempio sull’ultimo volume, Estate, che è ispirato a canzoni punk, il mio punto di riferimento principale è stato Irvine Welsh, secondo me uno degli scrittori più “punk” che esista. Nella sua scrittura trovo sempre vagonate di ispirazioni e la libertà di espressione necessaria a personaggi che provengono da un certo tipo di cultura e soprattutto di controcultura, come quelli di questo volume.


Le prefazioni dei vari volumi vantano firme illustri, puoi parlarcene?

Potrei scrivere un libro a parte solo per rispondere a questa domanda! Comunque me la stai facendo a pochi giorni dalla morte di Ernesto Assante per cui vorrei dedicare prima di tutto due parole a lui, che non solo è stato uno dei più grandi giornalisti musicali italiani ma è anche stato sempre di una cortesia e generosità incommensurabili nei miei confronti. Ci incontrammo per la prima volta diversi anni fa, in occasione di una delle prime edizioni del Medimex, la fiera della musica. Io stavo appena intraprendendo la carriera di giornalista musicale e lui era un vero Maestro per me, ma nella frenesia di quei giorni riuscimmo a scambiarci solo qualche battuta veloce. Quando cominciai a scrivere il secondo volume di B-Side, Inverno, dedicato ai cantautori italiani contemporanei, pensai di ricontattarlo per avere una seconda possibilità per conoscerlo meglio ma soprattutto perché il suo sguardo critico e il suo approccio mi sembravano perfetti per il “mood” di quel libro. E ancora una volta lui è stato gentilissimo da subito, mi ha chiesto un po’ di informazioni sul progetto e poi ha concluso che gli piaceva molto l’idea, accettando di onorarmi con la sua straordinaria prefazione.

Per gli altri tre volumi ho avuto altrettante… botte di culo, diciamolo! Nel primo, Autunno, la firma della prefazione è di Rossano Lo Mele, che era già mio direttore nella rivista Rumore e con cui quindi avevo contatti frequenti. È stata doppiamente una gioia avere il suo supporto per Autunno non solo perché era il mio primissimo volume ma anche perché al suo interno c’è anche un racconto ispirato a un brano dei suoi Perturbazione. Per il terzo e quarto volume poi le prefazioni sono state sempre doppie. Per Primavera sono riuscita a “scomodare” il mitico Mr. Fantasy, ossia Carlo Massarini, e Alessandro Guercini, il chitarrista dei Fast Animals And Slow Kids. Un colosso della critica musicale e un astro nascente della musica che sono riusciti a cogliere e a offrire non solo ai lettori ma anche a me stessa alcuni aspetti particolari del libro che magari non si notano subito. Per quanto riguarda l’ultimo volume, Estate, le prefazioni hanno altre due super firme, ossia quella di Federico Guglielmi e quella di Roberta Sammarelli dei Verdena, quindi nuovamente un giornalista e una musicista. Anche con loro avevo già avuto contatti più o meno ravvicinati: con Guglielmi all’epoca del mio stage al Mucchio Selvaggio e con Roberta credo sin dall’uscita del primo disco dei Verdena, perché ricordo email che ci siamo scambiate tipo alla fine degli anni 90!

Comunque, per farla breve, tutte le prefazioni sono state proprio delle botte di culo incredibili! Non lo dico per dire ma davvero oggi mi rendo conto che nessuno meglio di loro avrebbe saputo dare quegli specifici spunti e quelle chiavi di lettura personali ai vari volumi.

Qual è l’approccio che consiglieresti ad un tuo futuro lettore che si affaccia a quest’opera?

Sicuramente di liberarsi di qualunque etichetta e prepararsi a un’esperienza non facilmente catalogabile. Dico questo perché i quattro volumi di B-Side, pur portando tutti la mia firma, seguono comunque ciascuno lo stile dei generi musicali e degli artisti e delle canzoni al suo interno, quindi il risultato è un complesso mix tra quello che sono io, quello che sono le musiche, i testi, le ispirazioni degli artisti, le ispirazioni mie, le epoche delle canzoni e chissà cos’altro. Senza averlo troppo pianificato, mi sono resa conto che, ad esempio, in Autunno la mia scrittura, nascendo dal rock alternativo italiano, è più fortemente ancorata alla musica, mentre Inverno, ispirato ai cantautori italiani, è più narrativo; Primavera è un po’ il risultato dei due precedenti stili mescolati però con l’aria di cambiamento che si respirava tra la fine degli anni 60 e gli anni 70, ossia il periodo in cui sono nati i brani in questione; infine l’ultimo volume, Estate, torna a essere fortemente narrativo ma riprendendo in parte le affinità con la musica che c’erano in Autunno e aggiungendo un carico di nichilismo e rabbia in più alle ribellioni che germogliavano in Primavera, per renderle più affini all’ideologia punk.

Dato che le stagioni sono terminate ma la musica certamente no, prevedi un seguito per B-Side?

Ci penso continuamente, perché il “gioco” di trasportare in altri campi le storie e gli ambienti delle canzoni lo trovo stimolante. Ho già scritto uno spettacolo teatrale sulla stessa scia, ma per ora è nel cassetto e chissà se mai ne uscirà fuori. C’è anche l’idea di realizzare una trasposizione di alcuni racconti di canzoni a fumetti, disegnati da alcuni giovani fumettisti, ma diciamo che per adesso mi sto concentrando su altri progetti per cui queste idee le lascio sedimentare ancora un po’.

Quanto il tuo background da giornalista musicale si è interfacciato con quel lato da scrittrice di racconti più o meno di fantasia presente in B-Side?

Diciamo che c’è poco o niente di giornalistico nei miei racconti, essendo appunto di fantasia, ma talvolta si ritrovano alcuni aneddoti o legami con la vera storia degli artisti o i messaggi di quelle canzoni; perlopiù si tratta comunque di un qualcosa in più, che chi già conosce quelle storie potrà notare facilmente ma chi non le conosce non perde comunque nulla a livello di comprensione delle trame dei racconti. Certo non solo il mio percorso umano ma anche quello professionale resta comunque alla base di tutto, anche perché è stato proprio il mio lavoro a farmi porre le basi per forgiare, e qui magari rispondo in maniera più seria a quella che è stata la tua prima domanda, l’idea alla base di B-Side. Inizialmente, infatti, avevo ideato una rubrica su I Think Magazine in cui scrivevo racconti che nascevano dai dischi nuovi che ci proponevano da recensire, ossia al posto delle classiche recensioni, che in quel periodo mi avevano un po’ stancata, scrivevo delle “non recensioni” in cui il disco, che fosse un concept o no, diventava una storia unica, con tutte le canzoni che si collegavano al suo interno con un inizio, uno sviluppo e una fine. Mi sono accorta presto che questa cosa, però, finiva per essere limitante per le canzoni, dato il poco spazio che si poteva dedicare alle loro singole storie, così ho deciso di non scrivere più racconti che amalgamassero insieme tutte le canzoni dei singoli dischi ma racconti sulle canzoni, notando subito maggior interesse da parte dei lettori. Per questo ho pensato poi di provare ad allargare gli orizzonti e far uscire questi racconti dalla piccola nicchia di lettori del magazine proponendo ad Arcana Edizioni una tetralogia suddivisa per generi musicali. È nato tutto così.

Quali sono i tuoi ascolti dell’ultimo periodo?

Ascolto ininterrotto dell’ultimo minuto sono il nuovo discone degli Yard Act e quello dei C’mon Tigre. Ma la mia quotidianità in questo periodo è molto random: dagli Idles ad Appino, dai The Smile ai Voina… e poi alcuni progetti di artisti italiani meno noti ma su cui punto molto, come il Narratore Urbano, Kyoto e Claudym. Questo ovviamente per restare nell’ambito di lavori usciti da poco, che nelle mie orecchie si alternano sempre con i classiconi irrinunciabili: The Doors e Lucio Battisti su tutti.

Intervista a cura di Francesco Vaccaro

Doriana Tozzi

Scrittrice e critico musicale, laureata in Scienze dei Beni Storico-Artistici, Musicali, Ci­nematografici e Teatrali presso l’Università degli Studi di Siena con una tesi sul metal sinfonico, ha conseguito un master in “Nuovi e antichi linguaggi musicali” presso il Conservatorio “N. Piccinni” di Bari e si occupa di musica dal 2002. Dirige I Think Maga­zine e scrive per Rockit, Rumore e L’Isola che non c’era.