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POLAR FOR THE MASSES – Intervista sul nuovo video “Manifesto”

POLAR FOR THE MASSES – Intervista sul nuovo video “Manifesto”

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Ho intervistato i Polar For The Masses, indie rock band vicentina che ha appena pubblicato un nuovo video, “Manifesto”, dopo un anno sabbatico, ecco cosa mi hanno raccontato.

Ciao ragazzi, innanzitutto benvenuti su Tuttorock e complimenti per il nuovo singolo “Manifesto”, brano molto energico e che illustra in maniera perfetta l’attuale società. Sono davvero così brutti questi tempi?

Marco grazie per questa domanda: per pochi sono tempi di bagordi ed eccessi, per molti invece, sono anni senza un futuro, si fa fatica ad immaginarlo, a pensarlo, non esiste più una visione a lungo termine, ma esiste solo il presente con tutte le sue complessità e assurdità. Se vuoi sono tempi senza un immaginario collettivo, sono i tempi dove i “mostri” distruggono i sogni.

Questo è il primo dei tre brani che presenterete entro la fine del 2019, li raccoglierete in un EP?

Per il momento abbiamo registrato tre brani, siamo appena ripartiti, non è previsto un EP ma sicuramente a breve ritorneremo in studio per qualcosa di nuovo, abbiamo ancora molte cose da sperimentare, non è finita qui.

Siete insieme dal 2006, ovvero da 13 anni, qual’è la vostra ricetta per andare d’accordo per un tempo abbastanza lungo visto che oramai molte band si sciolgono dopo pochi anni?

In effetti è da qualche anno che privatamente ci chiedono proprio questo. Non abbiamo una ricetta, ma quello che abbiamo imparato è il rispetto assoluto e reciproco tra noi anche quando siamo in disaccordo su tutto; abbiamo tre vite private distinte, ben diverse e raramente ci troviamo al di fuori del progetto POLAR FOR THE MASSES; la band è diventata un concetto, un “essere vivo” che respira attraverso il nostro desiderio di espressione. In questi anni abbiamo incrociato band ed artisti che si sono sciolti o fermati a tempo indeterminato e man mano che passano gli anni ci rendiamo conto di avere una storia da raccontare, vera, strana, balorda e vissuta, 13 anni iniziano ad avere un peso verso chi ci segue, la cosa assurda è che noi mentalmente ci siamo sciolti forse 50 volte, ma poi arriva un concerto piuttosto che una nuova canzone o nuovo obbiettivo e ci ricompattiamo come un macigno.

Nel 2013 avete abbandonato l’idea di cantare in lingua inglese ed avete iniziato a scrivere in italiano, col senno di poi, rifareste questa scelta?

Assolutamente sì, il periodo dei 3 album in inglese ci ha permesso di andare oltre le Alpi per molti concerti e ci siamo confrontati con culture diverse, abbiamo per così dire fatto la “gavetta”: non è un vanto ma un privilegio che ci è stato concesso. Siamo passati all’italiano consapevoli del rischio ma poi ci abbiamo preso gusto, finalmente abbiamo iniziato a dire chiaramente quello che volevamo, senza intermediazioni o traduzioni, nella nostra lingua madre, quella che fa essere più sinceri, per intendersi.

Nel 2018 vi siete presi un anno di riposo dopo due anni passati in tour, è stata una scelta sofferta o avevate bisogno di staccare la spina?

Non posso dirti che avevamo bisogno di una pausa perché non è vero, molto semplicemente la nostra etichetta aveva chiuso i battenti, non avevamo più una prospettiva, quindi ci siamo presi il tempo per fare altre cose, dedicandoci a progetti alternativi, dando spazio al nostro ego artistico, consapevoli che un giorno saremmo ritornati; IndieBox ha riacceso la fiamma e adesso siamo qui ai blocchi di partenza pronti per correre di nuovo.

Se doveste definire con tre parole le emozioni che provate quando salite su un palco?

Fratellanza, libertà, libidine.

C’è qualcuno nel panorama musicale attuale che vi piace particolarmente?

Ci piacciono tutti quelli che se ne fottono della celebrità o dei 5 minuti di gloria.

Voi venite da Vicenza, è un buon posto dove fare musica? Com’è la scena musicale in quella città?

Vicenza è la nostra città, anche se da fuori non sembra, ci sono molti progetti e artisti, poi che sia un posto buono per fare musica non lo sappiamo, in realtà non c’entra da dove vieni ma se hai qualcosa da dire. Abbiamo viaggiato molto, in 13 anni ci sono stati incontri con molti musicisti, band, artisti…in queste situazioni si discute sempre del panorama musicale italiano, quello che senti a Bari lo ritrovi a Vicenza, per cui finché ci sono progetti che nascono anche in un garage o sul divano di casa, allora crediamo ci sia speranza per un futuro pieno di nuove idee e canzoni.

Quali sono i vostri progetti futuri?

Da quello che ci dicono a Gennaio partiranno le prime date per il 2020.

Per finire, grazie del tempo che mi avete dedicato, volete salutare e dire qualcosa ai lettori di questa intervista?

Questi tre “stronzi” Simone Pass, Davide Dalla Pria, Alessandro Lupatin, vi augurano una lunga vita libera e consapevole.

 

MARCO PRITONI

Band:
Simone Pass

Alessandro Lupatin

Davide Dalla Pria

 

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