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ACCORDI DISACCORDI – Intervista su DECANTER

ACCORDI DISACCORDI – Intervista su DECANTER

In occasione dell’uscita del loro nuovo album “DECANTER” ho intervistato Alessandro Di Virgilio di ACCORDI DISACCORDI.

Ciao e complimenti per il bel disco, volete raccontarci come nasce il progetto “Accordi Disaccordi”?
Siamo nati grazie ad una curiosa coincidenza. Andai al cinema a vedere il film “Midnight in Paris” di Woody Allen e rimasi incantato dalla colonna sonora del film. Ovviamente si trattava del genere jazz manouche. Da quel momento mi innamorai della musica di Django Reinhardt. Dopo aver studiato alcuni brani tipici di questo genere, chiamai il mio amico Dario Berlucchi e iniziammo a suonare questa musica. Dal quel momento possiamo dire che nasce ufficialmente Accordi Disaccordi (ovviamente anche il nostro nome, non a caso, fa riferimento alla traduzione italiana del film sul jazz manouche di Woody Allen “Sweet and lowdown”). Iniziammo a suonare in strada in due, come artisti di strada, ma poco dopo, sentimmo la necessità di introdurre il contrabbasso, definendo così la tipica formazione del trio jazz manouche. Abbiamo trovato il connubio perfetto con l’inserimento di Dario Scopesi ed eccoci qua. Dopo il busking, è iniziata una vera e propria carriera concertistica sia in Italia che all’estero, in festival, jazz club e tour. 

Un disco totalmente strumentale, l’Italia non è storicamente un paese molto accogliente per questo tipo di sound, la vostra esperienza qual è?
Prima di tutto è una cosa che ci viene naturale e non sentiamo la necessità di dover aggiungere il cantato alla nostra musica. Sicuramente suonare musica strumentale ti incasella in una nicchia rispetto al mainstream, ma è anche il nostro modo per essere unici ed ottenere, in senso più ampio, la nostra voce e il nostro personale sound. Durante i concerti, invece, lo storytelling che accompagna i brani ci aiuta a connettere con il pubblico e a rendere lo show più coinvolgente.

Nel suono ho sicuramente ritrovato le atmosfere gipsy, ma ho percepito anche tocchi molto flamencati, mi sbaglio?
Assolutamente no. Noi non siamo tradizionalisti del genere jazz manouche. Al contrario, ci piace mescolare diverse sonorità e generi musicali differenti. Siamo cresciuti ascoltando tanta musica, non solo jazz, ma anche rock, blues, musica classica e musica da film ed è per questo che durante le nostre esecuzioni live, ma anche durante l’attività compositiva, ci piace fondere tra di loro questi mondi ed influenze musicali per creare qualcosa di nuovo, originale e personale.

Trovarsi nel Guinness dei primati che effetto fa?
É stato un bellissimo riconoscimento per noi. Siamo stati in Russia tante volte, suonando in tantissime città, grandi e piccole, finendo in posti lontani come la Siberia o l’Estremo Oriente. É stato molto interessante suonare in questi paesi, vedere la reazione del pubblico ed essere entusiasti dei loro apprezzamenti nei nostri confronti; tornando così a casa, a fine tour, felici e pieni di incredibili ricordi. Avere di fronte un pubblico così diverso da quello a cui siamo soliti è stata veramente un’esperienza pazzesca.  

Per non parlare della presenza all’Expo 2020 di Dubai, che esperienza è stata?
Dubai è un melting pot estremamente interessante. L’esperienza di Expo 2020 ci ha permesso di suonare di fronte ad una audience diversa e soprattutto ci ha dato la possibilità di conoscere un mondo nuovo da un punto di vista culturale. Ci ha colpito la gentilezza delle persone e la facilità con cui si possa creare una rete di contatti e amicizie. Insomma è stato un esperimento musicale assolutamente riuscito considerando il fatto che dopo Expo 2020, siamo tornati a Dubai altre due volte! 

Di tutte le manifestazioni, concerti, collaborazioni, avete un ricordo particolare, un aneddoto, da raccontare?
Rimanendo in tema Dubai, uno dei concerti più memorabili è stato che si è svolto al tramonto in pieno deserto. Uno spettacolo mozzafiato. Anche il viaggio a Los Angeles per suonare all’istituto di Cultura Italiana è stato emozionante. Lo diciamo sempre, siamo nati grazie al cinema di Woody Allen e all’ascolto delle sue colonne sonore ispirate al gipsy jazz. Suonare nella capitale mondiale del cinema, per giunta in un vecchio cinema ora adibito a teatro… beh è stato magico. 

Veniamo al nuovo lavoro, come è nato questo disco? Quale idea avete voluto mettere alla base?
“Decanter” per noi è un disco importante e anche leggermente diverso dai precedenti. Seppur vi siano all’interno richiami e sonorità gipsy jazz, è il disco meno manouche della nostra produzione. Il motivo è semplice: abbiamo voluto immergere dentro questo “bicchiere musicale” tutta la nostra esperienza, le nostre differenti influenze, cercando così di creare un disco originale ed unico nel suo genere. Melodie classiche, suoni latini, virtuosismi chitarristici, influenze blues e ballad dai suoni cinematografici, influenzano ciascun brano di questo album, donando ad esso una nuova e ricercata sonorità acustica. 

Il processo creativo come si svolge? Avete ruoli definiti?
Per lo più le composizioni delle melodie sono scritte da me, ma il brano prende forma nel momento in cui lo suoniamo insieme, ognuno con il proprio stile, il proprio timbro sonoro. L’esecuzione di ciascun brano è il risultato della miscela di noi tre, dei nostri stili musicali e di come viviamo insieme quel momento. Ed è proprio durante i nostri concerti, che questi ruoli si vanno via via definendo più precisamente. Dario Berlucchi ad esempio introduce i singoli brani con storytelling e curiosità in modo da coinvolgere il pubblico. Vorremmo che la nostra musica arrivasse a tutti indistintamente, anche chi non ha l’ha mai ascoltata e se ne innamorasse. 

Che rapporto avete con le musiche da film, uno dei vostri punti pregnanti.
Siamo nati grazie al cinema, lo diciamo sempre; ci piace l’idea di scrivere e suonare ciascun brano come parte di una colonna sonora. Ciascuna delle nostre musiche potrebbe essere la compagna di viaggio di un ipotetico film e questo nostro sogno negli ultimi anni ha preso forma e si è sviluppato concretamente. Nel 2020 siamo entrati nel mondo del cinema grazie al brano “Stay”, scelto come colonna sonora per il film su Fabrizio De André “Il Concerto Ritrovato” di Walter Veltroni. Nel 2021 compongo (Alessandro Di Virgilio) la colonna sonora del film “Vicini di casa” di Paolo Costella e alcuni brani del nostro penultimo disco “Accordi Disaccordi” sono stati selezionati ed inseriti nel film. É stata una grande soddisfazione ed emozione riascoltarci nelle sale cinematografiche! 

Progetti futuri? Vi vedremo in tour in Italia?
Assolutamente sì! Dopo una breve tappa in Germania per i primi di maggio, suoneremo in Italia nel nostro tour che stiamo organizzando insieme a Barley Arts. Segnaliamo alcuni dei primi appuntamenti. Ci esibiremo il 26 maggio per il festival èStoria di Gorizia, il 14 giugno al PercFest di Laigueglia (SV) e il 27 giugno a Milano per il Blue Note Off al Diaz 7.

MAURIZIO DONINI

Band:
Alessandro Di Virgilio – chitarra
Dario Berlucchi – chitarra
Dario Scopesi – contrabbasso

www.instagram.com/accordidisaccordi/?hl=it
www.youtube.com/channel/UCdJSMnKXuCavc6CSZBRPcfQ
open.spotify.com/artist/4OqPR062Bm1ZxCvIXURMxz