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YES – 50 Live

YES – 50 Live

yes 50

Una premessa va fatta, non può esserci celebrazione di un cinquantennale degli Yes senza Jon Anderson e Rick Wakeman che hanno contribuito a creare capolavori come “Fragile” e “Close To The Edge”. Chris Squire purtroppo non c’è più da qualche anno, ma Anderson e Wakeman dovevano far parte, anche se solo come ospiti, di questo concerto, visto che ci sono anche Tony Kaye, primo tastierista degli Yes dal 1968 al 1971 e dal 1982 al 1994 e Patrick Moraz, tastierista degli Yes nel solo “Relayer”, del 1974. Billy Sherwood, da molti anni fan della band e da molto anche come bassista, cerca di non far troppo rimpiangere Chris Squire e Geoff Downes va ammirato per cercare di riprodurre la magia e la grandezza di un tastierista come Rick Wakeman e ci riesce, anche se a volte a fatica e cosa dire di Jon Davison, bravo interprete e imitatore, ma il confrontarsi con Jon Anderson non gli rende molta gloria. Il concerto in questione risale al 2018, precisamente il 20 e il 21 luglio al The Fillmore Philadelphia. Ci sono i grandi classici, quelli immortali, capolavori come “Close To The Edge”, meravigliosa suite al completo, dall’omonimo album del 1972 come “Awaken” altra meravigliosa suite estratta da “Going For The One” (1977), insieme a “Parallels” e come “Starship Trooper” e “Yours Is No Disgrace”, splendide come sempre e perle di “The Yes Album” (1971) e con Tony Kaye alle tastiere che impreziosisce anche “Roundobout”, dal capolavoro “Fragile” (1971). Giusto dare spazio anche a “Ancient”, piccolo estratto da “Tales From Topographic Oceans”, album del 1973 troppo sottovalutato, ma che è ricco di sfumature anche geniali.

C’è poi la lenta e avvolgente “Soon” con Patrick Moraz alle tastiere come ospite, brano che faceva parte di “Relayer” (1974) e va segnalato anche l’assolo alla chitarra acustica di Steve Howe e di quella meraviglia acustica che si chiama “Mood For A Day”, sempre da “Fragile”. Si torna indietro lontano nel tempo con “Sweet Dreams”, dal secondo album del 1970, “Time And A Word” e con “Madrigal” da “Tormato” del 1978 e si arriva ai tempi più recenti con “Nine Voices (Longwalker)”, da “The Ladder” del 1999 e con “We Can Fly From Here Pt. 1”, prima parte della suite estratta da “Fly From Here”, album del 2011 e riproposta anche nel 2018 in “Fly From Here-Return Trip”, con Trevor Horn alla voce al posto di Benoit David, ma qui Davison si appropria delle parti vocali. Tirando le somme ogni live degli Yes è un’esperienza, un tuffo nel miglior rock progressivo da cinquanta anni a questa parte, in capolavori inarrivabili, ma proprio per questo la mancanza di Ian Anderson e Rick Wakeman pesa, eccome se pesa, per me una non celebrazione di una meta importante, 50 anni, ma solo un buon album live.

FABIO LOFFREDO

Tracklist:

CD 1:

  1. Close To The Edge
    1. The Solid Time Of Change
    2. Total Mass Retain
    3. I Get Up I Get Down
    4. Seasons Of Man
  1. Nine Voices (Longwalker)
  2. Sweet Dreams
  3. Madrigal
  4. We Can Fly From Here Pt. 1
  5. Soon
  6. Awaken

CD 2:

  1. Parallels
  2. Excerpt From The Ancient
  3. Yours Is No Disgrace
  4. Excerpt From Georgia’s Song And Mood For A Day
  5. Roundabout
  6. Starship Trooper
    1. Life Seeker
    2. Disillusion
    3. Wirm

Label: Rhino
Genere: Progressive Rock
Anno: 2019

 

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/10
VOTO
yes 19

Band:
Jon Davison: Voce
Steve Howe: Chitarra e cori
Geoff Downes: Tastiere
Billy Sherwood: Basso, voce e cori
Alan White: Batteria

Special Guests:
Jay Schellen: Batteria
Tony Kaye: Tastiere nei brani “Starship Trooper”, “Yours Is No Disgrace” e “Roundabout”
Patrick Moraz: Tastiere nel brano “Soon”

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