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Tuttorock_InMemory-Demetrio Stratos

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Demetrio Stratos è il ricercatore della musica per eccellenza, è la voce per eccellenza, quella Voce che era ed è il suo strumento.

Chissà come avrebbe vissuto questi tempi, quanto studio, dedizione, sacrificio e sperimentazione ci avrebbe ancora regalato.

Invece visse gli anni 60 e 70 appieno, prima con i Ribelli, poi con gli Area e i tanti suoi progetti.

Era nato il 22 Aprile del 1945 ad Alessandria d’Egitto e arrivò a Milano nel 1962, già l’anno dopo aveva una band che suonava del blues e del soul; poi nel 1966 la svolta, si unisce alla band de I Ribelli come tastierista e cantante e la sua voce-strumento in “Pugni chiusi”, grande successo del gruppo, arriverà nelle case dell’Italia del boom.

Rimarrà con loro sino al 1970; poi ci saranno gli anni e le sperimentazioni con gli Area – International POPular Group, fondati da lui e dal batterista Giulio Capiozzo:  testi toccanti, di fusione, di rivoluzione, di conoscenza come, ad esempio, in “Luglio, agosto, settembre (nero)” dall’album “Arbeit mach frei” del 1973 in cui parla della tragedia della Palestina e scuote gli animi oppure, in “La mela di Odessa” dell’album “Crac”, pubblicato nel 1975, in cui un fatto storico viene riportato in musica con una metafora.
Disse Stratos a proposito del brano: “Questo pezzo trae spunto da un fatto successo nel 1920, cioè quando un artista, un dadaista di nome Apple dirotta una nave tedesca regalandola ai russi, che avevano appena fatto la rivoluzione. La portò ad Odessa, i russi fecero una grandissima festa, fecero saltare sia la nave sia i tedeschi, e questo pezzo si chiama La mela di Odessa” (plauso anche, in questo brano, al basso di Ares Tavolazzi).
Una band tra le più grandi dell’Italia che fonde rock progressive, free jazz, musica elettronica e unisce con loro la musica etnica e la sperimentazione, un gruppo avanti gli Area, un gruppo Oltre, com’era Oltre nel suo essere e nel suo fare Demetrio.

E poi ricordiamo il suo lavoro di ricerca, di esplorazione della voce, che non teneva soltanto per lui, ma che divulgava.  La sua voce, ovvero il suo strumento, con cui passava dal rock al blues, dal pop al canto impegnato e si riconosceva ovunque: era il suo biglietto da visita.

Era nel suo sguardo ed era la sua anima.

Arrivava ovunque, andava oltre la semplice musica, il semplice canto e riusciva a riprodurre due/tre suoni insieme (diplofonie e triplofonie); la “libertà” di essere Voce non solo per sé ma anche per gli altri lo porta a far conoscere questa sua ricerca nelle università, nei corsi di fonologia, nelle scuole anche quelle per i più piccoli.

Grazie a questo continuo studio pubblica nel 1976 “Metrodora” e nel 1978 “Cantare la Voce”, due lavori particolari, dove la voce è accompagnata da essa stessa, nessuno strumento, solo la voce di Demetrio che si spinge in terreni arditi e mai conosciuti prima.

Ci lascia il 13 giugno 1979 troppo presto per chi ha tanto da dare, da ricercare, da far conoscere, a noi lascia una grande eredità, la lascia a tutti, indistintamente, musicisti e non: l’impegno, la ricerca, la divulgazione, lascia la Sua Voce.

Demetrio Stratos (22 Aprile 1945 Alessandria d’Egitto- 13 Giugno 1979 New York)

A cura di Monica Atzei