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THE ZEN CIRCUS – Intervista sul loro primo libro “Andate tutti affanculo” …

THE ZEN CIRCUS – Intervista sul loro primo libro “Andate tutti affanculo” …

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Il 10 settembre è uscito Andate tutti affanculo, il primo romanzo degli Zen Circus, in collaborazione con lo scrittore Marco Amerighi. Un lavoro di squadra che ripercorre alcuni dei momenti fondamentali della loro storia in chiave “anti-biografica”, per mostrare ai lettori il percorso compiuto per diventare quello che sono oggi; non solo dal punto di vista musicale, ma anche e soprattutto dal punto di vista umano, in quello che si pone come un romanzo di formazione a tutti gli effetti. Noi abbiamo avuto l’opportunità di incontrare Andrea, Karim e Ufo a Bologna, durante un evento promozionale, e di porgli così qualche domanda.

Iniziamo con una domanda forse un po’ banale; ve l’avranno fatta in molti. Voi avete definito questo romanzo un “romanzo di formazione anti-biografico”. I riferimenti biografici sono evidenti, dunque perché parlate di anti-biografia?
Ufo: Perché secondo noi è declinato in un modo che non è quello della biografia musicale canonica. Abbiamo utilizzato noi stessi come un pretesto dal quale tirare fuori una storia romanzesca, ma non romanzata. È un’anti-biografia perché è stata declinata in modo da renderla più simile alla fiction di formazione, come possono essere Le avventure di Huckleberry Finn o Il giovane Holden; sempre mantenendo le dovute distanze.
Karim: Di sicuro ciò che lo rende anti-biografico è lo stravolgimento della linea temporale; perché gli eventi narrati sono tutti autobiografici ma ci sono degli spostamenti dal punto di vista cronologico. Ovviamente c’è una linea temporale di base, ma è rivisitata da noi per favorire l’andamento narrativo.

Avete descritto il vostro romanzo come “il frutto di un anno di lavoro e di molti passati a pensarci”. Nel romanzo parlate spesso di “folgorazioni” che vi hanno fatto capire quali fossero le scelte da fare nel corso delle vostre vite. In questo caso qual è stata la folgorazione che vi ha fatto capire che era arrivato il momento di scrivere un libro?
Appino: In realtà non è stata propriamente una folgorazione. Negli anni, quando raccontavamo i nostri aneddoti, ci hanno detto più volte che avremmo dovuto scrivere un libro. Tre anni fa eravamo in viaggio con Francesco Motta e con il suo manager e abbiamo passato tutte e otto le ore di viaggio a raccontare a quest’ultimo vari aneddoti sulle nostre vite. Lui, che aveva letto Open di Agassi, si era esaltato dicendoci che avremmo dovuto scrivere un romanzo sulla scia di Open; la nostra storia romanzata. Diciamo che questo evento è stato il pretesto che ci ha spinto a farlo. Inoltre, il fato ha voluto che uscisse il giorno prima di quando uscì Andate tutti affanculo il disco dieci anni fa. Ma non è stato voluto. Pensa che di questa cosa io me ne sono accorto solo l’altro giorno.
Ufo: Più che una folgorazione è stata un’occasione.
Karim: Il romanzo ha dei tratti narrativi in comune con Open, soprattutto nella tendenza di incrociare l’autobiografia alla fiction, anche se a differenza di Open il nostro non è narrato in prima persona. Quando Mondadori ci ha chiamato la soluzione narrativa ha preso questa piega in maniera molto spontanea.

La scrittura è il mezzo più forte per raccontare sé stessi. Lo sapete meglio di me. Ma sapete anche che ha due facce: può essere un mezzo per esorcizzare le emozioni o può fungere da cassa di risonanza ed enfatizzarle ancora di più. Nel libro raccontate avvenimenti della vostra vita piuttosto forti; come è stato rapportarsi al racconto di questi eventi a distanza di molto tempo da quando sono accaduti?
Appino: Ognuno di noi ha avuto un approccio differente. Per me sicuramente è diverso, perché io questo l’ho sempre fatto con le canzoni. La prima con cui ho iniziato a farlo è stata Figlio di puttana. Tutti i personaggi presenti nel libro se vai a ben guardare sono nelle mie canzoni, quindi mi ha fatto sicuramente meno strano di quanto possa averlo fatto a loro. Io personalmente quando ho letto il libro l’ho vissuto abbastanza serenamente; avevo paura più che altro di come l’avrebbero presa le altre persone che sono state incluse in questo racconto.
Ufo: Infatti il problema principale era vedere come avrebbero reagito le persone che ci stanno attorno; per quello c’era un po’ di apprensione. L’assunto della tua domanda è giusto, perché la scrittura è salvifica ma può evocare anche dei demoni; di questo ne erano convinti sin dall’antichità. A noi è stato richiesto di fare delle prove di scrittura singola per tastare il terreno. Inizialmente non è stato semplice, però alla fine vedendomi come personaggio mi sono piaciuto; penso che il risultato sia stato ottimo.

Nel libro si capisce quanto siate stati essenziali gli uni per gli altri, come lo sono state anche le altre persone che hanno fatto parte della vostra vita e che vi hanno spinto a diventare quello che siete, nel bene e nel male. Questo libro potrebbe essere considerato un tributo a loro ma anche a voi stessi, singolarmente e come band?
Ufo: Il nucleo narrativo è quello. Mostrare come si sia formata questa famiglia cercando di unire gli sbagli e le idee di tante persone.
Appino: Ed è anche quello di far vedere quanto sia importante la famiglia vera. Di sicuro gli Zen sono sempre stati un gruppo sociale. Noi tre ci siamo dati tanto supporto, ma ci siamo messi anche i bastoni tra le ruote, come sempre succede nella vita. Siamo una band e continuiamo ad esserlo in un paese dove i collettivi sono sempre più rari e a vincere è il personaggio. Tuttavia, se fossimo sempre e solo noi tre ci spareremmo. Abbiamo bisogno della gente che lavora con noi; il maestro Pellegrini, i tecnici, i fans. A volte ci allontaniamo anche gli uni dagli altri, altrimenti sarebbe asfissiante come in una famiglia vera e propria.

Andrea, tu prima hai parlato di Francesco Motta. Nel libro racconti di quando una sera lui ti disse che voleva fare il musicista e tu, reduce da un periodo non proprio felice, non sapevi consigliargli se fosse la scelta giusta. Come è stato a distanza di tanti anni ritrovarsi insieme sul palco di Sanremo?
Appino: Francesco lo conosco da quando aveva dieci anni. Quando ci hanno detto di Sanremo la prima persona che ho chiamato è stata lui. Il libro si ferma prima, ma quando è uscito Andate tutti a fanculo il disco Francesco è venuto a fare il fonico con noi. Il libro non lo racconta per determinati motivi narrativi, ma da quel momento c’è stata una lunga serie di cose che abbiamo fatto insieme. Ritrovarsi a Sanremo è stato bello, sicuramente un po’ strano, ma a un certo punto forse me lo aspettavo anche che sarebbe successo.

Voi chiudete il libro con il proposito di un album tutto in italiano; Andate tutti affanculo. Come mai la scelta di non raccontare quello che è venuto dopo al raggiungimento del successo, inteso ovviamente nella connotazione che si è soliti dargli al giorno d’oggi?
Appino: Il “vissero tutti felici e contenti” secondo me non interessa a nessuno; le avventure che stanno dietro sono molto più interessanti.
Karim: Di sicuro dopo sono successe molte cose degne di nota, ma questo non era il contesto adatto per raccontarle. Il nostro si pone come un romanzo di formazione, come Il Giovane Holden, che termina quando lui diventa uomo.

Vi faccio un’ultima domanda e poi vi lascio andare. Il 2019 è stato il vostro anno, anche se a voi questa definizione non piace, non vi siete mai posti come la band del momento, ma come il prodotto costante di ciò che avete costruito in vent’anni. Che obiettivi avete per il 2020?
Karim: Rimanere vivi
Appino: E non stiamo nemmeno scherzando, già rimanere vivo per me sarebbe un successo.
Ufo: In realtà quest’anno è andato bene per una serie di circostanze; sono passati vent’anni dal primo disco ufficiale, dieci dal primo disco in italiano. In realtà quest’anno, lo possiamo dire senza timore, avremmo dovuto fermarci. Poi ci sono state le opportunità giuste, ma era una cosa che non avevamo preventivato. Per l’avvenire sicuramente continueremo a suonare; per ora ci concentriamo su questa specie di “canzone” che porteremo in giro e faremo conoscere alla gente.

CHIARA MONTESANO

Credits: ringraziamo gli Zen Circus per loro grande disponibilità e Big Time Ufficio Stampa per la gentilissima assistenza.