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THE PARK DUO – Intervista a Domenico Loparco e a Cecilia Govoni

THE PARK DUO – Intervista a Domenico Loparco e a Cecilia Govoni

The Park Duo 1

Ho avuto occasione di incontrare una nuova realtà musicale bolognese, il duo formato dal grande bassista Domenico Loparco e dalla bravissima cantante Cecilia Govoni, ecco cosa è emerso dalla nostra chiacchierata.

Ciao Domenico, ciao Cecilia, innanzitutto benvenuti sulle pagine di Tuttorock, inizio subito con una domanda sul vostro progetto “The Park duo”, quando e come è nata l’idea di realizzare qualcosa insieme?

D: Ciao Marco! Tutto è nato per caso, Cecilia, con la quale siamo amici da più di 30 anni, un giorno mi ha telefonato, avevamo un trio che comprendeva anche un nostro amico di vecchia data, Roberto Brunetti, che quella sera non c’era. Allora le ho proposto di far comunque lo stesso qualcosa insieme, con basso e voce. In passato, quando suonavo con Andrea Mingardi, avevamo già suonato qualcosa io e lei per scherzo, allora ci siam detti, che pezzi facciamo? Abbiamo iniziato facendo il brano di Jessica Rabbit e Blackbird dei Beatles poi, dopo una lunga frequentazione, ci siamo persi di vista, ci siamo risentiti come ti dicevo via telefono e, da circa due mesi, ci siamo ritrovati in sala prove.

C: Eh sì, da lì poi non abbiamo più smesso, ore ore e ore di prove, la cosa è molto divertente e creativa.

D: Ci divertiamo un sacco, non litighiamo mai, accompagno una cantante bravissima con una gran voce e che ha un repertorio molto esteso che comprende circa un centinaio di brani. La prima prova è venuta benissimo, abbiamo subito avuto una grande intesa, devo dirti che non ho mai avuto un rapporto così bello con una cantante donna in precedenza. Ci vediamo due o tre volte ogni settimana.

C: Questa idea di voce femminile e basso mi ha sempre affascinato, non ci rendiamo davvero conto del tempo che passa quando proviamo. Nel 1984 avevamo provato con un basso a 6 corde, non avrei mai pensato ad un basso a 4 corde, ma con l’effettistica che usa Domenico tutto diventa più facile e divertente.

D: All’epoca c’era la moda dei bassi a 6 corde e ne comprai uno anch’io, poi con gli anni sono tornato a quello a 4 corde, è uno strumento povero, d’altronde cosa puoi fare con uno strumento con 4 corde, ma cambiando accordature riesco ad accompagnare molto bene Cecilia. Inoltre, da tantissimo tempo uso tantissimi effetti che possono trasformare il suono del basso in quello di altri strumenti. Uso molto anche il campionatore che diventa una sorta di terzo componente.

C: È anche bello potersi concentrare sugli strumenti e non solo sul canto, mi fa crescere molto come musicista.

So che puntate molto sull’improvvisazione, quindi non suonate mai un brano allo stesso modo, è così?

D: Qui ti risponde lei! Se incomincio io è la fine…

C: (ride –ndr). Ti rispondo io, Domenico cambia sempre le versioni dei brani e io mi devo adeguare…

D: Essendo abituato ad essere un single man, partecipando a fiere, clinic ecc., mi piace improvvisare, anche perchè ho suonato tanti anni con artisti con i quali ogni sera si suonava allo stesso modo. Quello era lavoro ma, quando sono da solo, mi piace spaziare ed improvvisare, spesso dal vivo io improvviso e lei poi mi segue, in questo modo il brano può andare avanti.

C: Ovviamente sono d’accordo sennò non sarei qui!

D: Anche te però cambi ogni tanto eh!

C: Eh sì, per forza!

Tu, Domenico, hai suonato con alcuni tra i più grandi artisti italiani, da Ivan Graziani a Lucio Dalla, da Andrea Mingardi a Renato Zero. Quale tra loro ti ha dato di più a livello musicale e quale a livello umano?

D: Parto col dire che, a livello di esperienza sul palco, quando ero giovane, l’orchestra di liscio è stata fondamentale, così come l’aver suonato con Andrea Mingardi, però, a livello di artisti moderni, Ivan Graziani è quello che mi ha dato di più dal punto di vista umano. Ivan, anche a livello musicale, mi ha dato la possibilità di fare molti assoli perchè gli piaceva come suonavo e mi dava spazio per l’improvvisazione, infatti non li facevo mai nello stesso modo.

Quant’è difficile fare il musicista di livello oggi in un panorama musicale in cui l’alta qualità sembra venire dimenticata dalla maggior parte di produttori e stazioni radiofoniche?

D: È molto difficile, come lavoro ci sono quei pochi fortunati che hanno avuto l’opportunità di suonare con grandi artisti e lo fanno ancora. Su mille musicisti ne lavorano una cinquantina, gli altri, come me, devono arrangiarsi con lezioni, turni, progetti nuovi. Per poter campare devi comunque insegnare.

Una domanda per Cecilia, ho guardato, come sempre, il Festival di Sanremo. Ogni anno aumenta la quantità dei cantanti che dal vivo stonano parecchio, il motivo, secondo te, sta nel fatto che ci si concentra troppo sull’apparenza e viene trascurato l’aspetto tecnico?

C: Non sono d’accordissimo, ci sono molte voci con molta tecnica e molta preparazione, certo si pensa molto a trovare la melodia o la voce strana per non rischiare di copiare altri artisti. Molti di quelli bravi però danno poco a livello emotivo.

D: Io, da quando è scomparso Ivan, non seguo più il Festival di Sanremo, ne feci uno con lui con “Maledette malelingue”, ci sono troppi messaggi politici ormai.

C: Beh, poi c’è Morgan che mi piace in tutte le sue esternazioni…

D: Cecilia, vuoi continuare a suonare con me? (ridono, a dimostrazione di quanto si divertono insieme – ndr)

C: Vorrei citare anche Tosca, bella canzone e grande interpretazione. Comunque il Festival secondo me va guardato un pò, non tutto perchè sfido chiunque a resistere fino alla fine.

Volete parlarmi un pò della vostra formazione musicale?

C: Io ho studiato musica barocca tanti anni fa, appena uscita dalle scuole superiori volevo cantare, poi non sono mai stata costante coi generi, gli amici di 18 o 19 anni non sopportavano molto la musica barocca allora ho preso lezioni di canto jazz e canto moderno, poi ho partecipato a vari stage. Ho cantato tutte le volte in cui c’era occasione di farlo. Quando ho iniziato a cantare in un gruppo di progressive rock è tornato fuori il canto barocco ed ho capito che, in brani di venti minuti in cui cantavo un minuto, potevo fermarmi ad osservare gli strumentisti.

D: Sentendola cantare dopo tanto tempo sono rimasto allibito dalla sua bravura. Io ho iniziato a suonare la chitarra a 9 anni, poi, a circa 15 anni, nel nostro gruppo in cui suonavamo prog, fui costretto a sostituire il bassista che era assente e, in una sala prove di Borgo Panigale, iniziai a suonare il basso sulla chitarra togliendo il Mi cantino e il Si cantino. Poi un amico di mio padre prestò un basso simile a quello dei Beatles a mio padre e da lì non tornai più indietro. Ho sempre suonato da autodidatta sui dischi, senza leggere la musica, ad orecchio.

C’è qualche artista di oggi che vi piace particolarmente?

D: Io ti direi Max Gazzè e Alex Britti. Se poi penso a quelli di una volta ti dico Jaco Pastorius, lui mi ha aperto tutte le porte, insieme ai Brand X, la band di Phil Collins.

C: A me piace molto Esperanza Spalding, la vedo sempre su Youtube, canta e suona basso e contrabbasso in maniera divina. Ne ascolto molti che sono bravi ma lei è quella che più mi colpisce. Se parli del passato, Peter Gabriel, Whitney Houston.

D: Aggiungo Deep Purple, Beatles e Led Zeppelin.

C: Eh già, alcune canzoni dei Beatles sono davvero fenomenali.

D: Sono brani non semplici che con voce e basso vengono molto bene. Abbiamo cercato e trovato la ricetta per fare anche i brani più futili dei Beatles grazie ai miei studi su nuovi accordi e nuovi effetti.

Il 29 febbraio suonerete al Briocafè di Osteria Grande, frazione di Castel San Pietro Terme, che tipo di repertorio presenterete e qual’è il brano che più vi piace suonare?

C: Abbiamo un vasto repertorio, dai Beatles a Lucio Dalla, da Michael Jackson a Lou Reed. Come brano preferito io ti direi Here comes the Sun, Domenico ha avuto una bella idea seguendo un arrangiamento classicheggiante.

D: Ho scoperto il James Taylor country in una versione di Here comes the Sun in cui cantava in maniera strana, con un ritmo terzinato e l’abbiamo arrangiata a modo nostro.

C: Lui ha fatto fare a me la parte di violoncello ed ora adoro quella canzone.

D: Confermo, aggiungo ovviamente Blackbird e Can’t find my way home di Steve Winwood. All’inizio ci siamo trovati davanti a brani che sembravano inaffrontabili poi, unendo le nostre idee, ce l’abbiamo fatta a renderli nostri.

C: Tra i vari brani che presenteremo ci sono canzoni che schivavo, ad esempio Caruso di Lucio Dalla, con Domenico invece mi diverto molto a cantarla.

D: Eh sì, ci siamo inventati un nuovo arrangiamento, grazie soprattutto agli effetti di Cicognani, con cui collaboro da almeno 30 anni, con i quali riesco a trasformare il basso in uno strumento ad arco, un insieme di contrabbasso e violoncello. Vorrei aggiungere una cosa che mi viene in mente ora, le note sono 12, compresi i semitoni, è inutile fare canzoni o melodie nuove, Phil Collins e Ivan Graziani fecero due brani abbastanza simili, ma la melodia originale proveniva da una ballata irlandese, le note sono quelle quindi è normale che alcuni brani si somiglino e ce ne accorgiamo studiando le canzoni insieme.

C: Ad esempio abbiamo mischiato Caruso con Fragile di Sting, che per i fan di Lucio Dalla può sembrare un insulto.

Avete in previsione altre date?

D: Sì, ci hanno proposto due o tre serate da maggio in poi tra Sasso Marconi, Casalecchio e Marzabotto.

Avete in programma un LP?

D: Cosa ti dicevo Cecilia l’altro giorno?

C: Io lo registrerei dal vivo!

D: Dopo le prove, abbiamo fatto due passi e ci siamo parlati appunto di fare un disco, l’intesa è buonissima, noi non scriviamo pezzi nuovi, lavoriamo su brani editi. Un disco con 9 o 10 brani è nei nostri desideri, ci piacerebbe suonare nelle piazze come artisti di strada e portare i CD fisici non tanto per questioni economiche ma per diffondere il nostro verbo, in Italia non esiste un progetto con basso a 4 corde e voce e penso che alla gente possa piacere. Sarah Vaughan, la grandissima cantante jazz, diceva che il jazz era voce e contrabbasso. L’unico esperimento simile che ho visto in Italia è stato fatto da Grazia Di Michele a Sanremo anni fa.

C: C’è anche un duo con Petra Magoni e Ferruccio Spinetti ma è musica più sperimentale.

Grazie mille per il tempo che mi avete concesso, volete dire qualcosa ai lettori di questa intervista e a chi verrà a vedere i vostri spettacoli?

D: Grazie a te Marco per questa opportunità! Vi saluto con una frase del mio amico Fabrizio Verole-Bozzello, presidente dell’Associazione Mixer, che ci presenta così: “Il virtuosismo del basso incontra la sensualità della voce”.

C: Grazie Marco, spero che la gente possa apprezzarci, sono fiduciosa del fatto che su alcuni brani alcuni potranno emozionarsi, ciao!

MARCO PRITONI

Band:
Voce: Cecilia Govoni
Basso: Domenico Loparco

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