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SIMONE TONIN – Intervista al Direttore della Gaga Symphony Orchestra

SIMONE TONIN – Intervista al Direttore della Gaga Symphony Orchestra

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La Gaga Symphony Orchestra, ensemble veneto di giovani professionisti, tutti under 30, diretto dal maestro Simone Tonin (classe 1992), è noto per proporre nei suoi spettacoli un originalissimo repertorio pop e dance capace di divertire spettatori di ogni età all’insegna dell’alta qualità artistica. Dai classici evergreen alle ultime hit trasmesse alla radio e sul web, il risultato è un entusiasmo dirompente che coinvolge e contagia il pubblico durante ogni concerto. Dal 2012 ad oggi la Gaga Symphony Orchestra ha realizzato oltre 70 spettacoli in Italia e all’estero (Mosca, Berlino, Cairo, Malabo in Guinea Equatoriale), nelle location più varie e diversificate, collezionando numerosi sold out e dimostrando versatilità ed ecletticità nella propria proposta artistica. Classe 1992, Simone Tonin all’età di sei anni inizia lo studio del pianoforte sotto la guida del M° Giovanni Campello, proseguendo poi presso il Conservatorio “A. Steffani” di Castelfranco Veneto nella classe di organo e composizione organistica del M° Gianluca Libertucci. A 15 anni abbandona il percorso organistico per dedicarsi allo studio della composizione presso il medesimo conservatorio, nella classe del M° Claudio Scannavini e successivamente con il M° Nicola Straffelini. Consegue il diploma con il massimo dei voti e la lode nel 2018. I suoi lavori orchestrali e cameristici sono stati eseguiti da ensemble e orchestre quali “Fortepiano trio”, “Quartetto AIRES”, trio “Natura Sonoris”, Orchestra “Macchiavelli” di Verona, e interpretati da solisti e direttori d’orchestra di spicco quali Leonora Armellini, Luca Ranzato, Christian Bertoncello, Andrea Rebaudengo, Roberto Scalabrin, Paolo Grillenzoni, Andrea Battistoni, Maurizio Dini Ciacci. Alcuni suoi lavori son stati trasmessi per le emittenti televisive RAI e SKY.

Innanzitutto complimenti, un enfant prodige potremmo dire, hai iniziato a dirigere ancor prima di conseguire il diploma.
Ho iniziato a suonare l’organo da piccolo e già allora mi divertivo a inserire pezzi rock e pop durante la messa, tipo Lady Gaga, riuscendo anche a far sì che la gente non se ne accorgesse. Poi alle medie annesse al conservatorio diressi i concertini di fine anno fatti con i miei compagni di classe, e quella è stata la prima volta in cui ho toccato una bacchetta, all’età di undici anni. Da quel momento non ho più diretto fin quando un giorno un’amica mi propose: “Facciamo la festa di istituto, perché non vieni tu a suonare la tastiera che noi abbiamo già basso, chitarra e batteria?”. Io risposi che avremmo potuto invece usare strumenti classici. Arrangiai quattro canzoni del momento e mi misi a dirigere. Fu un successo e da lì con la Gaga è partito tutto.

Sempre tornando indietro con il tempo, i tuoi primi ascolti furono da subito Stravinskij?
Ero ancora dentro la pancia e già ascoltavo musica classica: Mozart, Beethoven e altri autori, assieme a Queen e Beatles. Mi è sempre piaciuto non avere barriere, si sa che sono generi diversi, ma l’importante è che la musica sia fatta bene perché se è valida l’emozione arriva, se è fatta male no.

Vi siete fatti conoscere attraverso il talent Italia’s Got Talent del 2015 (vinto da Simone Al Ani), che ricordo ne porti?
E’ stata una bellissima esperienza, innanzitutto perché ci si rende conto dei tempi televisivi che sono estremamente dilatati, e proprio per questo fu molto stancante, ma incredibilmente appagante. Ad un certo punto Claudio Bisio ci ha detto: “Ma visto che siete così bravi a suonare con lo spartito, perché non provate a improvvisare?”. E qui brividi, ma alla fine ci hanno dato quattro Sì, per cui è andata benissimo.

Come riesci a coniugare la musica di adesso con quella del passato? Con questa rivisitazione cosa vi proponete?
Prendiamo la musica di adesso e la reinterpretiamo riorchestrando i brani rock e pop moderni in termini classici senza alterare il carattere originario della canzone. Se è un pezzo battuto resta battuto, se è calmo resta calmo. Quindi può capitare che Madonna venga inserita in un contesto wagneriano, mentre Jennifer Lopez venga arrangiata alla Stravinskij. E’ bello inserire questi riferimenti perché i musicisti li riconoscono e si divertono, mentre il pubblico strizza l’occhio alla musica sinfonica e balla sulle poltroncine. Così facendo riusciamo ad avvicinare il grande pubblico a qualcosa di nuovo e sconosciuto fino a quel momento. Eccetto per poche eccezioni il genere classico sinfonico resta tuttora un genere di élite visti i prezzi dei concerti sinfonici e dell’opera. La gente ai nostri concerti percepisce un elemento di continuità tra classico e moderno: legato in questo contesto apprezza meglio anche un pezzo sinfonico della grande letteratura che, affiancato ad un programma così polistilistico moderno, non risulta distante nel tempo e fuori moda poiché tutto é scritto per orchestra. Alla fine di un concerto una signora mi disse: “se non hai mai sentito musica classica e alla fine di un concerto Gaga vai su YouTube a cercare l’ouverture del Guglielmo Tell, significa che avete fatto bingo!”

In realtà abbiamo vari esempi di collaborazioni prestigiose nel passato tra rock e orchestra, ma in quei casi l’orchestra accompagnava l’artista. A mio parere voi fate qualcosa che va oltre, di completamente nuovo, reinterpretate i brani.
Esatto, noi reinterpretiamo il brano trasportando il canto originario del cantante in più temi orchestrali affidati agli strumenti.  Non abbiamo voluto un/una cantante proprio perché risulterebbe il protagonista principale e l’orchestra diventerebbe d’accompagnamento. Con noi invece i protagonisti sono due: l’orchestra e il pubblico che ci canta e balla sopra una volta riconosciute le canzoni.

Ho visto dai vostri video che in alcune occasioni l’orchestra canta coralmente, altra particolarità?
E’ un elemento che abbiamo aggiunto recentemente, qualcosa che il pubblico non si aspetta: non pensa che all’improvviso gli orchestrali si mettano a cantare ‘Somebody to love’ dei Queen. E’ stato divertente anche organizzare il tutto, mi sono trovato a dire “Maestri forza che ripeschiamo le nostre abilità canore: vediamo quanto eravamo bravi a canto corale”, e tutti ridevamo perché non si cantava dall’era del conservatorio.

Aggiungiamo che anche la coreografia ha molta importanza per voi, nei vostri spettacoli mostrate una espressività fisica notevole per un’orchestra sinfonica.
E’ nata senza pensarci, è venuto fuori in modo spontaneo. Ora abbiamo bisogno di sistemare per bene questo punto perché la macchina di produzione diviene sempre più complessa. Si sa, come diceva Robert Schumann: “lo studio é senza fine”, sia nella musica, sia nello spettacolo. Non esiste spettacolo senza evoluzione.

Avete avuto già a che fare con artisti quali la sublime Patty Pravo, ora questa meraviglia di andare a eseguire una pietra miliare della musica italiana come Rimmel assieme proprio a Francesco De Gregori, nessun timore?
Accompagnare un grande cantante di musica leggera è interessante perché si introduce un tipo di approccio completamente diverso: fare l’accompagnamento ad un solista è esattamente il contrario di quello che facciamo noi nei nostri spettacoli perché, come ho già detto, non abbiamo protagonisti singoli, mentre qui ci sono e bisogna assecondarli musicalmente. E’ una sfida trovare l’equilibrio e l’amalgama sonora come nel caso di De Gregori, perché non c’è solo l’orchestra: bisogna anche fare i conti con gli equilibri della band, degli GnuQuartet, delle coriste… senza contare che ci sono anche i fans di Francesco che, conoscendo le canzoni a memoria, si trovano ad esempio una nuova versione di Rimmel da ascoltare, e c’é una certa responsabilità.  Con De Gregori in particolare si è creato un clima meraviglioso, abbiamo un’alchimia splendida tra tutti noi e lui ci tratta come fossimo dei figli.

Certo, abbiamo seguito varie volte il GnuQuartet, fantastici.
Loro sono veramente incredibili, quattro virtuosi che conoscono il proprio strumento a menadito e hanno costruito il loro spettacolo sulle loro personalità e sull’eccletticità. Abbiamo avuto modo di ascoltarli in occasione del concerto alle Terme di Caracalla: finito l’evento noi abbiamo smontato tutto e loro si sono trasferiti al pub di fronte invitandoci alla festa, continuando a suonare fino alle quattro della mattina. Sono eccezionali e spero in futuro ci sia la possibilità di fare qualcosa assieme.

Come scegliete i brani da riproporre? In ‘Dancers in Concert’ avete riproposto i cartoons.
‘Dancers in Concert’ è stato meraviglioso, ci siamo trovati con Marco Pelle che è il coreografo di Roberto Bolle, ce l’ha proposto il nostro fonico Federico Pelle che è suo fratello, ed è nata l’idea di fare uno spettacolo con i ballerini de La Scala. E’ qualcosa che non avevamo mai fatto, così come loro si sono trovati a ballare su canzoni moderne per la prima volta pur suonate da un’orchestra classica. I ballerini ci hanno chiesto la traccia pianistica dei medley delle canzoni italiane e delle canzoni d’amore, li abbiamo registrati in studio con un bel pianoforte a coda e glieli abbiamo dati perché in Scala sono abituati prima a provare prima con la riduzione pianistica, poi con l’orchestra. Una botta di bellezza è arrivata quando nel pomeriggio del concerto abbiamo fatto la generale: loro avevano preparato una coreografia mozzafiato che noi non ci aspettavamo sopra alla nostra musica, e noi, per par condicio, li abbiamo stupiti con gli effetti orchestrali che, per come erano state rese le canzoni, ovviamente al pianoforte suonavano in modo completamente diverso e con l’orchestra avevano acquisito una nuova veste. Spero con tutto il cuore che questo spettacolo si possa replicare, perché merita davvero.

Prossima data l’Arena di Verona, avete già avuto modo di suonare in quel contesto?
Sì, ci capitò con ‘ Intimissimi Opera on ice’ nel 2016. É emozionante essere in un luogo simile: struttura del I secolo dopo Cristo con un palco che guarda a 13.500 spettatori quando é sold-out, come sarà nel caso del concerto del 20.  Diciamo che é un bel tuffo al cuore quando si varcano i primi gradini del palco!

Progetti futuri?
Speriamo che il tour di De Gregori continui, la volontà c’è, vedremo.

MAURIZIO DONINI

Credits: si ringrazia Tania Cefis di Irma Bianchi Comunicazione per la gentilissima assistenza.

Grazie del tempo dedicato Simone, e vorrei chiudere con una bellissima frase di Sara Prandin, Direttore Artistico Gaga Symphony Orchestra:

«Che suoni in teatro, in piazza o addirittura in discoteca,
la Gaga Symphony Orchestra regala un’esperienza vivace e ricca di stimoli,
costruita sullo studio e l’impegno dei giovani.
E così, finalmente, intrattenimento e cultura possono avvicinarsi e diventare sinonimi».

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