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ROBY FACCHINETTI – “INVISIBILI” NEL RICORDO DI STEFANO D’ORAZIO

ROBY FACCHINETTI – “INVISIBILI” NEL RICORDO DI STEFANO D’ORAZIO

Roby Facchinetti foto social

Abbiamo raggiunto telefonicamente Roby Facchinetti, voce e anima dei Pooh per ricordare Stefano D’Orazio, storico batterista, autore e “manager” anche dell’amatissima band, un pezzo di Storia della musica italiana, 50 anni di carriera insieme, la band italiana e non più longeva di sempre. Forse si contendono il primato con i Rolling Stones. Una lunga e bella intervista per parlare dell’ultimo singolo “Invisibili” scritta da Stefano D’Orazio insieme a Facchinetti, ultimo brano e testamento dell’amico scomparso il 6 novembre scorso, insieme all’opera “Parsifal“, altro testamento e lascito importante che Facchinetti porterà sui palchi italiani appena l’emergenza sanitaria lo consentirà. L’occasione anche per parlare con lui dei lavoratori dello spettacolo e della crisi del settore, con la sua vicinanza e solidarietà, nelle ultime ore si è acceso anche l’albero dei bauli, a Bergamo. Simbolo della crisi dei lavoratori dello spettacolo. Anima e voce dei Pooh,  ha scritto con il collega e amico di una vita questo brano molto intenso che mette in risalto, con dolcezza e sensibilità, il tema delle persone anziane. Al brano “invisibili” è collegato un videoclip per la regia di Gaetano Morbioli.  Roby e i Pooh sono un pezzo gigantesco della storia della musica italiana: più di 80.000 dischi venduti, oltre 3000 concerti live fatti, 400 brani incisi e oltre, 40 album tra vinile e CD. Sono numeri da capogiro.  Abbiamo ripercorso il suo ultimo progetto artistico, il primo romanzo “Katy per sempre” con il nuovo triplo album “Inseguendo la mia musica”, che comprende due cd live e uno in studio, contenente 5 inediti, tra cui “Rinascerò, rinascerai”, scritto durante la quarantena e i cui fondi sono tutti destinati all’Ospedale di Bergamo Giovanni XXIII, “Fammi volare” e appunto, “Invisibili“.  L’ultimo brano con Stefano D’Orazio.

Inevitabile iniziare dalla scomparsa di Stefano D’Orazio, il 6 novembre scorso: come hai vissuto questo mese e mezzo? Una morte che vi ha sconvolti e sconvolto tutti noi:
Stefano per quello che ha sempre rappresentato e per lo straordinario uomo che era, per il fatto che non ci siamo mai persi anche dopo il 30 novembre 2016 – data in cui i Pooh hanno fatto il loro ultimo concerto – è una perdita enorme. Noi abbiamo realizzato e completato insieme un’opera, Parsifal: si tratta di un’opera di due ore che ho promesso di portare in scena. Gli ho promesso che farò di tutto per portarla il prima possibile su un palcoscenico; questa è la mia missione e mi auguro, compatibilmente con l’emergenza Covid, di poterla realizzare presto.

L’opera riprende il vostro famoso album del 1973, Parsifal?

Sì, lo storico brano durava 12 minuti, lo abbiamo rivisto e ripreso, abbiamo dato la nostra libera interpretazione, soprattutto sul Santo Graal ma non solo: in Parsifal si parla di Re Artù e la tavola rotonda, delle crociate, Parsifal è un predestinato al Mito ed è davvero un’opera possente e importante che merita di essere rappresentata nel modo adeguato.

L’opera può essere considerata il testamento di Stefano D’Orazio?

Assolutamente sì. La lavorazione è durata due anni e mezzo, per Stefano e per me rappresenta il nostro testamento. La mancanza di Stefano per me, per noi tutti, è enorme: anche perché non ci siamo mai persi di vista, mai perso il contatto. Quando abbiamo lavorato insieme, anche ultimamente, ci sentivamo fino a cinque volte al giorno. In quel periodo è nato “Rinascerò Rinascerai” e altri tre inediti con testi suoi compreso “Invisibili”. La mancanza di Stefano è davvero enorme: lui era un grande musicista e un grande autore, un artista che ha introdotto nella nostra band il concetto imprenditoriale e anche grazie a lui, soprattutto grazie a lui, i Pooh sono cresciuti a livello live con grandi spettacoli; siamo stati i primi in Italia a portare i grandi spettacoli, la grande tecnologia, abbiamo anche in parecchi casi anticipato i tempi, siamo stati all’avanguardia. Io con le mie strumentazioni, con tutta una serie di strumentazioni e l’uso della tecnologia che ci ha resi veri protagonisti già a cavallo degli anni ’70 e ’80, fino ai giorni nostri. Stefano aveva questo concetto imprenditoriale incredibile e se siamo diventati grandi, lo dobbiamo soprattutto a lui.

Siete e sarete sempre grandi. Ho visto il dolore delle tante persone in Piazza del Popolo che cantavano le vostre canzoni e piangevano contemporaneamente, durante i funerali di Stefano D’Orazio. Testimonianza che la gente vi ama moltissimo:

Si dice sempre “chi semina bene, raccoglie bene”, in questo caso abbiamo seminato benissimo e raccolto benissimo. Sei anche tu stata testimone di quanto amore ci sia stato restituito durante i funerali di Stefano, a Roma. Il nostro pubblico non perde l’occasione di manifestare l’affetto per noi, forse – e mi azzardo a dirlo – anche molto di più ora rispetto a prima. Forse perché abbiamo lasciato certamente tanto a livello musicale: più di 80 milioni di dischi venduti, 40 album, abbiamo lasciato tanta musica e tante parole e la maggior parte di questi brani sono dei veri spaccati di vita. Quante persone, scendendo dai palchi, dopo i concerti, mi hanno detto di essere state salvate dalla musica. Quanti, tra i nostri affezionati fans, ci dicono ancora adesso che i nostri brani li hanno accompagnati, hanno insegnato loro a vivere, li hanno resi migliori. Questo perché la musica ha anche questo ruolo: un ruolo fondamentale, salvifico, la musica è emozione e commozione. E’ magia, ha tanto potere. Questa consapevolezza l’ho maggiormente adesso, oggi che vivo la nostra storia “dal di fuori” mentre prima era impossibile comprenderlo, nella profonda consapevolezza di quello che facevamo e rappresentavamo. Adesso mi rendo davvero conto che abbiamo messo insieme tante belle cose, tanto amore, abbiamo dedicato tutta la nostra vita alla musica sacrificando famiglia e figli perché abbiamo creduto fosse giusto così. Perché i risultati nel lavoro si ottengono solo se si inseriscono questi concetti basilari: dedizione, passione e sacrificio. Eravamo davvero una macchina da guerra. La nostra è stata un’avventura musicale straordinaria. Ed è forse il motivo per cui la gente continua ad amarci tanto, ancora oggi. Al di là dell’avventura musicale, il perché del nostro grande fenomeno oltre a essere un esempio irripetibile – è difficile per una band essere così longeva e durare 50 anni – è anche un esempio umano, forse ancora più importante. In un mondo in cui i valori vanno scomparendo, fa ancora più effetto quando si riesce a trasmettere valori come l’amicizia, il rapporto umano, la nostra storia fatta da quattro amici che insieme hanno realizzato un’avventura perfetta, straordinaria. Quando si parla dei Pooh si parla di “amici per sempre”, la nostra umanità arriva, arriva prima ancora della nostra musica.

Anche l’omaggio di Roma Capitale, in Piazza del Campidoglio, è stato un momento toccante, molto commovente:

L’omaggio di Roma, la città Eterna, la sua città che lui amava tanto, è stato emozionante. Roma gli ha dedicato un omaggio bellissimo e commovente, il corteo funebre è passato per tutta la città e anche per noi è stato un momento indimenticabile. Sono quelle emozioni che resteranno per sempre dentro di noi.
Volevo legarmi al brano “Invisibili” di cui parleremo ma anche al tuo libro: la promozione ora è difficile anche per il libro “Katy per sempre”:
Store e firmacopie, sono importanti, adesso – in emergenza sanitaria – ho fatto alcune cose in streaming. La promozione è importante, io credo molto in questo libro che parla di quanto sia stata importante la musica nella nostra vita e di questa donna straordinaria che ci ha sempre seguiti durante i nostri tour. Ci tengo molto che il messaggio arrivi; Katy è una fan coraggiosa, una donna e un personaggio straordinario che ha attraversato gli anni delle grandi conquiste e dei diritti civili, con le grandi proteste. Lei ha attraversato quegli anni non avendo una vita semplice anzi, con passaggi dolorosi. La nostra musica è stata determinante perché l’ha sempre salvata. Perché la musica lei l’ha davvero vissuta e quando si riesce ad essere un tutt’uno con la musica, accadono dei piccoli miracoli. La musica può essere davvero la migliore “medicina” e leggendo questo libro si acquista la consapevolezza di quanto la musica possa essere potente e fondamentale.

Un progetto artistico completo che stai portando avanti dove c’è questo intenso singolo, “Invisibili”, dedicato a un tema sociale molto importante e attuale, gli anziani: i più fragili e a rischio, proprio sotto questo periodo Covid

Mi dedico al progetto musicale e al progetto del libro: disco e libro fanno parte di una progettualità unica, completa a 360 gradi. E’ un tutt’uno, sono entrambi un progetto che mi rappresentano molto. Il disco contiene due ore di live, registrato lo scorso 2019 durante il mio tour “Inseguendo la mia Musica” e poi c’è anche il presente, rappresentato dal brano Rinascerò Rinascerai, Fammi Volare e ora Invisibili, il secondo singolo e l’ultimo testo che Stefano ha scritto; questo testo lo vivo come un ennesimo atto di generosità da parte di Stefano perché ha dedicato questa poesia, questo brano, agli anziani. Lo ha dedicato a un problema sociale che esiste, a tutte le persone anziane, ai nonni lasciati soli e troppo spesso abbandonati. Non si possono dimenticare le persone che ci hanno messo al mondo. Un problema attualissimo che Stefano ha messo su testo e se questo brano, ascoltandolo, può e potrà svegliare le coscienze di figli e nipoti, ben venga.

Un altro tema che tu hai toccato sono i morti-Covid, muoiono soli senza un familiare che li possa vedere, lo hai recentemente detto anche proprio per Stefano D’Orazio: morire così è terribile

Questo è un aspetto incomprensibile che la moglie di Stefano, Tiziana, ha gridato, lei che ha perso dopo Stefano anche suo padre. Si aggiunge dolore a dolore. Incomprensibile e inaccettabile non poter stare accanto a un familiare, a una persona cara. Ci viene impedito di dare un ultimo saluto a un familiare che muore, anche dietro a un vetro. Capiamo la pericolosità del virus – ne siamo consapevoli – ma dare un ultimo saluto a una persona cara, un marito, un figlio, un genitore, un parente che muore nei reparti Covid, dovrebbe poter essere concesso, anche solo dietro ad una vetrata e con un solo rappresentante familiare, per rispettare le normative. Ma lasciarli morire da soli, senza un abbraccio e senza poterli vedere solo un attimo, è dolorosissimo.

In queste ore si accende in molte piazze italiane e anche a Bergamo, tua città natale, l’albero dei bauli, simbolo dei lavoratori dello spettacolo, ideato dal movimento “bauli in piazza”, in risposta alla grave crisi in cui versano i lavoratori dello spettacolo:

Voglio far sentire anche io la mia presenza e la mia vicinanza, a tutti gli operatori e lavoratori dello spettacolo. Si tratta di 500mila persone, famiglie, che stanno soffrendo ormai da quasi un anno senza lavoro e non si sa quando questa sofferenza avrà un termine; senza di loro nessun concerto e nessuno spettacolo potrebbe esistere. Tengo molto a prestare la mia voce e il mio volto affinchè ci sia una maggiore attenzione e soprattutto che si possa fare di più per loro, rispetto a quello fatto fino ad ora. Auguriamoci che si torni presto alla vita normale.

Bergamo ha un triste e doloroso primato italiano e mondiale, come per le cinque province lombarde, per i morti Covid, questa pandemia ci segnerà per sempre?

Ci ha segnato, Bergamo ha il primato mondiale, abbiamo affrontato il periodo dolorosissimo con dignità e posso dire che la mia città è molto cambiata. Siamo inevitabilmente cambiati, in parte anche inconsapevolmente. Le abitudini prese, mascherine e attenzioni sanitarie, hanno modificato la nostra vita e il nostro quotidiano; questa è un’esperienza talmente forte che abbiamo vissuto e stiamo vivendo che voglio sperare serva a migliorarci.

Tornando proprio al brano Rinascerò Rinascerai, era nato proprio per raccogliere fondi per l’ospedale di Bergamo, Giovanni XXIII:

E’ andato benissimo, i fondi sono arrivati all’ospedale con cifre importanti. Tutto quello che sta maturando e continua a maturare economicamente, a livello anche di visualizzazioni e di tutti gli altri aspetti, continuano ad andare al nostro ospedale di Bergamo. Il brano ha superato ad oggi più di 20 milioni di visualizzazioni da tutto il Mondo. In angoli del Mondo impensabili. Un successo “planetario” per questo brano che vorrei definire un “inno alla vita” a favore dell’ospedale di cui sono state già fatte oltre 20 traduzioni, in ogni lingua; ci è arrivata anche una versione acustica in francese, straordinaria. Un inno alla vita e alla speranza, cose di cui abbiamo davvero bisogno.

Alessandra Paparelli