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RITO PAGANO – Intervista alla storica rock band bolognese

RITO PAGANO – Intervista alla storica rock band bolognese

rito pagano

In occasione dell’uscita del nuovo singolo “Mary”, dedicato a chi ha lavorato e sta tuttora lavorando in prima linea durante l’emergenza Coronavirus, ho avuto il piacere di fare una chiacchierata con i Rito Pagano, storica rock band bolognese.

Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Tuttorock, la domanda che faccio più o meno a tutti in questo periodo è: come avete impiegato e come state impiegando il vostro tempo durante queste fasi di emergenza dovute al Coronavirus?

Max: Bella domanda Marco! Periodo veramente particolare pieno di riflessioni e con molte incertezze, come dico spesso, se non riusciremo a conoscere la trama di questo film, sarà difficile prevedere l’epilogo… Comunque, come tanti, in casa cercando di approfondire interessi su cose che magari in questo periodo riescono a trovare più spazio, l’importante penso sia non buttarsi giù e cercare di restare in qualche modo attivi.

Emanuele: io sono uno dei pochi fortunati che non ha smesso di lavorare, per fortuna da casa e senza subire cali, questo mi ha consentito di trovare nuovi equilibri e stimoli. Se si vuole trovare un lato positivo in questa quarantena è stato proprio l’opportunità di fare i conti con sé stessi e ritrovare il tempo per varie cose, tra cui il poter coltivare la creatività.

Simone: Credo che questo periodo di emergenza sanitaria mi abbia dato la possibilità soprattutto di pensare…pensare al mio rapporto con gli altri e con questo povero pianeta che stiamo sfruttando in maniera davvero eccessiva. Ho riscoperto alcuni piccoli valori che probabilmente avevo dimenticato o che, ancora più certamente, erano semplicemente assopiti dalla frenesia quotidiana.

Giancarlo: In questo periodo di emergenza, ho lavorato direttamente in reparto Covid. La categoria infermieristica è in prima linea ed è maggiormente esposta, ma devo dire che tra tutti c’è stata massima solidarietà e voglia di sconfiggere il Covid.

Parliamo un po’ del vostro singolo, “Mary”, nato proprio per rendere omaggio a chi lavora in prima linea in questo momento, com’è nata l’idea?

Max: In modo estremamente vero, eravamo a metà marzo nel periodo peggiore per questa pandemia, passai una serata in videochiamata con Giancarlo, il nostro bassista, e Mary, entrambi infermieri. Entrambi, il giorno dopo, iniziavano il loro lavoro in reparti infettivi Covid19, era difficile non restare colpiti dal loro stato d’animo. Mary poi mi mandò un messaggio chiedendomi di scrivergli una canzone, ho sentito il dovere di farlo, il giorno dopo era finita, registrata e inviata con un messaggio WhatsApp, perché era nata cosi come un segno di amicizia e di vicinanza in un momento così difficile.

Come avete proceduto alla registrazione del brano, visto che non è possibile trovarsi nelle sale di registrazione da quasi due mesi?

Max: Buffissimo, registrato a casa con un microfono tutt’altro che professionale, senza scheda audio. Ho registrato la base su un multitraccia, poi la mia voce, poi ho pensato, ma dai la elaboro un attimo! Così ho inserito il resto un pezzo alla volta, basso, armonica, chitarre, qualche percussione e poi l’ho inviato a Mary. La cosa buffa è che poi, facendola sentire ai ragazzi, ci si è resi conto che valeva la pena farla crescere, cosi ho passato il tutto a Emanuele che ci ha messo la sua voce, l’abbiamo pulita, inserito una cassa… e ci è piaciuta…

Emanuele: come diceva Max il tutto si è evoluto in maniera molto naturale, io a casa ho tutta la strumentazione per registrare e proprio durante la quarantena ho avuto modo di sistemarla e tornare a utilizzarla. Dopo aver registrato la mia voce ho iniziato il mixing in autonomia, ma purtroppo i limiti di esperienza e le pecche sonore dell’home recording, mi hanno fatto chiedere aiuto a un amico professionista del settore che si è offerto di darci una mano occupandosi del mixing e del mastering del brano tirando fuori il massimo possibile da dei suoni non certo “professionali” al 100%.

E del video cosa mi dite?

Max: È veramente il caso di dire:” l’appetito vien mangiando”. Dopo averla discretamente sistemata a livello audio, abbiamo capito che necessitava di un video clip, a quel punto Emanuele ha fatto un ottimo lavoro.

Emanuele: la prima idea era quella di creare un videoclip composto dal montaggio di footage presi dai vari siti specializzati oppure ricreare la classica griglia che va di moda in questi giorni per simulare una suonata in compagnia su Skype, ma poi mentre lo realizzavamo non trovavamo la suggestione che trasmettesse il messaggio in maniera corretta e allora ci siamo mossi per registrare in autonomia con i propri mezzi più video possibili sempre nel rispetto della quarantena e delle sue restrizioni e questo ci ha permesso di focalizzare il messaggio il più possibile. In questo dobbiamo anche ringraziare i nostri amici che si sono prestati a cantare il ritornello insieme a noi.

Simone: Come spesso accade, le cose nate per caso si dimostrano le più capaci di arrivare diritte al cuore. È quello che è successo con questo brano, arricchito con immagini che enfatizzano ancora di più il messaggio di vicinanza e di solidarietà che ne sta alla base.

Giancarlo: Il video è un capolavoro fatto da Emanuele, man mano che prendeva forma, si sono aggiunti di dettagli significativi che sono arrivati direttamente al cuore.

I cambi di formazione ormai sono presenti in quasi tutte le band, tranne poche eccezioni. È così difficile mantenere una line-up stabile per tanti anni?

Max: I cambi di formazione ci sono sempre stati, rimangono il primo vero step per una band che deve acquisire credibilità, bisogna credere nel progetto, sposarlo e a quel punto la sinergia cresce e arrivano risultati, purtroppo ho incontrato tanti musicisti che poi per vari motivi se ne sono andati, ma sinceramente molti sono poi spariti dalle scene.

Simone: Sì, è davvero molto difficile mantenere una line-up stabile all’interno di un progetto come il nostro. E’ un progetto che si basa su tanto lavoro e molto sacrificio, non solo dal punto di vista della creazione musicale, ma anche, e forse soprattutto, nell’attività di organizzazione che è necessaria ad un progetto di musica originale per poter crescere, in un momento in cui, come quello attuale, è sempre più difficile proporre qualche cosa di profondo. Ho sempre sostenuto che questo progetto sia come un bel vestito che devi essere orgoglioso di mostrare alla gente, un vestito che però deve essere sempre curato nei minimi dettagli… ed è proprio tale cura che può stancare chi, alla fine, si dimostra non credere a fondo in quello che propone.

Questo singolo fa da preludio a un nuovo album?

Max: Il nuovo LP è pronto ed è il re-master di Fuori Tempo Massimo con la voce di Emanuele Mandaglio, ma il virus ha bloccato tutto… Stiamo già lavorando al nuovo LP di inediti, abbiamo una trentina di pezzi pronti, non ci ferma nemmeno il virus!!! Perché, visto il momento abbiamo pensato di lavorarci da casa…

Cosa significano per voi e per la musica in Italia realtà come l’Associazione Mixer di Osteria Grande, frazione di Castel San Pietro Terme, in provincia di Bologna?

Max: Suono alla Mixer da 30 anni, ho sempre considerato quel posto come casa mia, un’associazione dove si fa cultura senza speculazioni, credo sia un qualcosa da elogiare e in questo periodo vedo e sento nell’associazione una volontà di crescere ancora ed è fantastico!

Simone: Anche io come Massimiliano suono alla Mixer da tantissimo tempo. Credo che si tratti di una realtà culturale destinata ad essere sempre più rara purtroppo. Una realtà fatta di incontri, di parole e soprattutto di protezione verso coloro che desiderano proporre musica inedita. La speranza è che questa Associazione possa avere presto lo spazio che merita, vuoi per la sua storia e per i valori che propone.

A proposito di musica in Italia, voi siete attivi da più di 20 anni, in questo lasso di tempo molti locali e molti negozi di dischi sono stati costretti a chiudere e molti Festival non si svolgono più. L’avvento del digitale ha da una parte allargato i bacini di ascolto ma dall’altra ha dato un colpo di grazia al mercato della musica venduta in formato fisico. Voi come la pensate?

Max: C’è poco da fare, gli anni d’oro dove il rapporto artistico era basato su un prodotto musicale, raggiungibile solo attraverso l’acquisto del supporto fisico (all’epoca vinile) dandone così un valore, non esiste più. La tecnologia, la rete, ci permette sì di ascoltare e vedere qualsiasi cosa, ma senza necessariamente comprarla. Questo porta al crollo inevitabile del settore, ma non solo, anche l’immagine dell’artista fatica a trasmettere la stessa intensità o influenza di un tempo, essendo così facilmente raggiungibile ha perso fascino, poi ci sono i ritmi cambiati dove spesso si dedica poco tempo a capire o conosce le cose, compreso la musica e soprattutto se inedita.

Emanuele: io penso che l’arte sia sempre in evoluzione e sia figlia del suo tempo. Oggi indubbiamente il mercato musicale è cambiato, il pubblico è cambiato e se si vuole continuare ad arrivare a più pubblico possibile bisogna saper stare il più possibile al passo coi tempi cercando di non svendersi e/o snaturarsi. Se il messaggio che si porta avanti ha valore arriverà sempre a qualcuno che lo voglia ascoltare, l’importante è farlo sempre con passione, cuore e anima, se no non ne vale la pena.

Avete suonato su centinaia di palchi, qual è il concerto che vi ha lasciato il ricordo più bello?

Max: Aver aperto Ligabue nel 2010 allo stadio di Dall’Ara è stato un momento indimenticabile, cosi come le date con i Gang o le varie esperienze fuori regione, sempre bellissime.

Quanto vi manca suonare dal vivo?

Max È un male quasi fisico… e mi fermo qui ahahahha

Emanuele: per chi, come noi, porta in giro la propria musica, suonare dal vivo manca in maniera veramente viscerale, già solo il non poter andare in sala prove è difficile… Ma alla fine come è successo con il nostro singolo “Mary” in qualche modo questa necessità deve trovare sfogo e uscire allo scoperto.

Simone: manca tantissimo…come hanno detto i miei “colleghi” un artista ha bisogno fisicamente di avere dei consensi…di fare sentire alle persone ciò che propone a livello artistico, altrimenti l’artista piano piano muore. Speriamo davvero di poter tornare presto a suonare dal vivo, anche perché è l’ambito nel quale noi riusciamo, e siamo sempre riusciti, a dare il nostro meglio.

Giancarlo: Ci manca molto suonare, io vedo questa pausa forzata come uno spunto di riflessione e di rafforzamento dei legami con le persone alle quali teniamo.

Grazie mille per il tempo che mi avete dedicato, volete dire qualcosa ai lettori di questa intervista?

Emanuele: spero che il nostro video vi piaccia, come è piaciuto a noi realizzarlo e se volete continuare a seguirci ci potete trovare su tutte le piattaforme social (Facebook, YouTube, Instagram e Twitter) e potete visitare il nostro sito www.ritopagano.it.

Vorrei anche ringraziare Marco e tutta la redazione di Tuttorock per l’intervista e tutti voi lettori che seguite questa webzine.

MARCO PRITONI

Band:

Chitarre: Massimiliano Scalorbi
Voce: Emanuele Mandaglio
Basso: Giancarlo Laera
Batteria: Simone Marani

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