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REBEL ROOTZ – Intervista alla band trentina

REBEL ROOTZ – Intervista alla band trentina

Rebel Rootz 2

In occasione dell’uscita del singolo e del video del brano “Everyday” (con la presenza del cantante romano Virtus), estratto dall’album “Impronte” uscito nel 2018, ho avuto il piacere di fare una chiacchierata con la band trentina Rebel Rootz, attiva dal 2010, che presenta una contaminazione sonora molto interessante.

Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Tuttorock, non vi chiedo come va perchè siamo tutti in questo stato di quarantena generale dovuta all’emergenza Covid 19, vi chiedo, invece, come state impiegando questo tempo?

Ciao Marco, grazie di cuore, è tutto surreale, sembra di vivere un incubo ma bisogna andare avanti e noi stiamo approfittando per scrivere il nuovo album, i pomeriggi li passiamo in Skype a comporre musica. Spesso verso sera ci connettiamo su Instagram e facciamo qualche diretta dove eseguiamo qualche brano in acustico e scambiamo due chiacchiere con chi ci segue.

“Impronte”, il vostro album più recente, che trovo molto bello, è uscito circa due anni fa, mi fate un bilancio di come sta andando?

Siamo felici che ti sia piaciuto, noi ci abbiamo messo anima e cuore, e i risultati sono arrivati. Abbiamo portato questo disco in tutta Italia e fatto tantissimi live, ci possiamo sentire soddisfatti. Il riscontro del pubblico è sempre stato positivo e molto partecipato ai live.

Venerdì 13 marzo è uscito il singolo “Everyday”, con tanto di video e collaborazione con il cantante Virtus, proveniente dalla scena reggae romana, com’è nata questa collaborazione?

Abbiamo sempre avuto molta stima per Virtus come artista e dopo averlo conosciuto anche di persona c’è stato subito un bellissimo feeling. Questo è il bello della musica. Ascoltavo spesso le sue produzioni e la sua voce mi ha sempre affascinato, avevamo il desiderio di inserire una strofa raggamuffin nel brano “Everyday” e abbiamo subito pensato a lui.

Il video è stato girato allo Skate Park di Trento, immagino un luogo di culto per voi che venite da quella città, è così?

Assolutamente sì, uno spazio che in passato è stato un importante luogo di aggregazione giovanile e di scambio ma negli ultimi anni ha perso la sua attrattiva. Oggi questo nuovo progetto gli ha restituito una nuova vita trasformandolo in un teatro acrobatico accogliente e sicuro. Il fatto che siano stati dei giovani di Trento ad unirsi per progettare la riqualificazione ci dà nuova speranza ed ottimismo per il futuro e le nuove generazioni.

Com’è la vita a Trento per un artista?

Dura come in tutta Italia penso, scherzi a parte, sicuramente non è semplice, la nostra città è in bilico tra due mondi, il primo che è quello universitario dove la gente vuole uscire e divertirsi, dall’altra invece locali che non possono più fare musica e devono chiudere molto presto. Questa situazione ovviamente va a colpire chi, come noi, fa questo mestiere. E’ dura ma non molliamo!

Questo brano, “Everyday”, parla della denuncia verso la cattiva informazione, ed è uscito in questo momento in cui questo fenomeno è ancor più visibile. Quanto male fanno certi media alle persone?

Direi che sono le nuove guerre, basta notare in questo periodo quanto un titolo può scatenare il panico nella gente, il nostro invito è quello di non soffermarsi al titolo ma di leggere, indagare, informarsi, ritagliarsi del tempo per approfondire. La cultura è l’unica nostra vera arma quindi combattiamo!

Voi sperimentate molto musicalmente, siete molto abili nel mischiare vari generi musicali come reggae, black music, funk, elettronica, dando vita a contaminazioni continue, in qualche vostro brano sento come se gli Africa Unite incontrassero i Subsonica, siete sempre d’accordo quando scrivete una canzone?

Mi fa molto piacere leggere questi due nomi, gli Africa Unite sono assolutamente la mia band preferita, quella che spesso mi dà l’ispirazione, i Subsonica sono invece una delle band preferite del nostro tastierista, direi che ci hai beccato in pieno. Per quanto riguarda essere sempre d’accordo direi proprio di no, siamo una famiglia e come una vera famiglia non sempre andiamo d’accordo, certe canzoni nascono in poche ore, altre ci mettono mesi.

Per chi non vi conosce, mi dite come vi siete conosciuti e quando avete deciso di formare una band?

Io ero reduce da varie formazioni di band, ma questa volta volevo provare con persone che non conoscevo, quindi mi sono messo alla ricerca fin che ho trovato giorno dopo giorno i miei cinque fratelli. Pensa che Pietro, il tastierista, l’ho conosciuto per caso ad un concerto di Cisco, parlando mi ha detto che suonava la tastiera e una settimana dopo era in sala prove con me. Ora ci vediamo tutte le settimane da dieci anni.

E a chi è venuta l’idea di chiamare la band Rebel Rootz?

Ricordo che dovevamo fare il nostro primo concerto e non avevamo un nome, in sala prove si parlava appunto del fatto che partiamo sì dal reggae ma tocchiamo tanti stili, da lì radice ribelle per poi diventare Rebel Rootz.

Anche nei vostri brani più reggae seguite l’esempio degli Africa Unite cantando in italiano di esperienze e luoghi vicini a voi, cosa che apprezzo molto. Bunna in un’intervista mi ha detto: “non siamo Giamaicani cresciuti in un ghetto, quindi abbiamo sempre cercato di parlare della realtà che ci circonda”. Siete d’accordo con lui?

Siamo perfettamente d’accordo ma dall’altra parte non giudico chi lo fa, nella musica siamo tutti liberi di fare ciò che vogliamo e quindi di dare sfogo libero alla propria creatività. A noi viene più semplice esprimerci in italiano e continueremo a farlo ma senza chiuderci nuovi confini e sperimentazioni.

I vostri live sono molto coinvolgenti e scatenano il pubblico, e voi quali emozioni provate nel suonare i vostri brani dal vivo?

Per noi è la vera essenza della musica fare i live, ogni live è come fosse il primo e questo sono sicuro che la gente lo percepisca, è una festa dall’inizio alla fine.

Qual’è il concerto che vi è rimasto più nella mente e nel cuore?

Diciamo che ce ne sono due, il primo è lo Strummer Festival insieme ai Mellow Mood, Africa Unite e Alborosie, un concerto incredibile e poi l’ apertura del leggendario Ziggy Marley a Verona, un bellissimo ricordo.

State programmando qualche data per quando finirà, speriamo tutti presto, questo periodo?

Assolutamente sì, ne avevamo anche in questo periodo ma purtroppo sta saltando tutto, speriamo che prima possibile finisca questo incubo e si ritorni alla vita “normale”.

Grazie mille per il tempo che mi avete dedicato, volete dire qualcosa ai lettori di questa intervista e ai vostri fan?

Grazie mille a te, mandiamo un abbraccio virtuale a tutti voi e mi raccomando tenete duro! Ci vedremo presto in situazioni migliori! Grazie a tutti per il continuo supporto.

MARCO PRITONI

Band:

Voce e chitarra: Massimo Fontanari
Chitarra e cori: Carlo Villotti
Basso: Francesco Dallago
Tastiere: Pietro Toniolli
Tastiere e cori: Michele Tasin
Batteria: Loris Dallago

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