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MUSIC FOR CHANGE – Intervista al direttore artistico Gennaro De Rosa

MUSIC FOR CHANGE – Intervista al direttore artistico Gennaro De Rosa

Un progetto molto interessante, “Music For Change”, che unisce musica e impegno civile, premi musicali e anche una compilation con 8 Artisti che interpretano 8 brani di 8 temi di impegno civile, ma lascio la parola al direttore artistico Gennaro De Rosa, che ci spiega meglio il significato e l’importanza di questa iniziativa. Di seguito l’intervista.

Ciao e benvenuto su Tuttorock. Musica contro le mafie e Music for Change, parlami di queste iniziative.
Ciao e grazie a voi per l’interesse nei nostri confronti. Abbiamo un rapporto consolidato con il vostro direttore che è da sempre molto attento alle nostre attività. Musica contro le mafie è l’associazione che da anni porta avanti un certo tipo di impegno cercando di unire la musica e l’impegno civile. Lo fa attraverso tantissime attività: progetti scolastici, progetti di rigenerazione urbana, workshop, concerti, creazione di strumenti editoriali come libri, cd e documentari.  Da 13 anni portiamo avanti un premio musicale, ormai ampiamente consolidato e riconosciuto che si chiama appunto “Music for Change”. Music for Change è molto particolare perché porta gli artisti che arrivano alle fasi finali a vivere una esperienza incredibile in un luogo unico in Europa: i Bocs Art della città di Cosenza. Uno spazio che noi abbiamo ribattezzato “Sound BoCS”, che poi non è altro che il nome della fase finale del premio, una residenza artistica nella quale i finalisti creano in 12 giorni i brani con i quali poi si andranno ad esibire e “sfidare”. Lo dico tra virgolette perché uno dei principali scopi che abbiamo è quello di togliere il sentimento di competizione e sfida tra i vari finalisti… e devo dire che è una operazione che fino ad ora c’è sempre riuscita. Nascono dei collettivi che durano tanto tempo e vanno molto oltre la durata dell’edizione di riferimento.

8 temi impegnativi ed importanti, quale è stato il criterio di suddivisione per gli 8 artisti finalisti e presenti nell’album collettivo?
8 Temi fondamentali, direi. 8 Temi che affondano le loro radici negli Obiettivi di agenda 2030. Sono molto convinto che oggi sui diritti umani e civili si giochi una partita fondamentale per tutti. Noi vogliamo fare la nostra parte. La musica non ha doveri particolari, e noi non cerchiamo eroi che pontifichino dai palchi, ma semplicemente artisti che non facciano finta di non vedere quello che gli accade intorno e lo raccontino a loro modo senza influenzarli. Il nostro apporto attraverso coach, conductor, esperti, giudici è semplicemente quello di dare supporto nella fase di creazione, di produzione e poi anche di diffusione. Quest’anno per la prima volta abbiamo introdotto le Audizioni Live; abbiamo ascoltato 25 artisti e in quel momento abbiamo già cercato di capire le affinità con i temi da parte di ognuno. Poi anche sulla base di questo abbiamo affidato un tema specifico per ogni finalista.

Una volta scelti i temi per ogni finalista loro hanno avuto libertà di esprimersi secondo il loro stile?
Assolutamente sì. I brani che vengono fuori dalla residenza Sound Bocs di Music for Change sono pura espressione dell’artista. Sono le loro idee e non le nostre filtrate da loro. Nella residenza c’è un percorso di coscientizzazione collettiva sui temi di cui ci occupiamo. Ma, da sempre, troviamo sensibilità spiccate e tanta consapevolezza sugli argomenti che sono la traccia della loro composizione.

13esima edizione… riesci a tracciare un bilancio, cosa è cambiato negli anni?
Beh tante cose sono cambiate. Il premio nasce in una modalità classica e per giunta in un luogo diverso e lontano da quello che oggi è il centro focale dell’attività di Music for Change. Le ultime 3 edizioni hanno segnato un cambiamento reale e non solo un adattamento alle emergenze che abbiamo vissuto tutti. Abbiamo colto l’occasione per rivoluzionarci e cambiare nel profondo. Quando si vuole agire sul cambiamento sociale, la prima cosa da fare è cambiare se stessi. Uno storico rapper diceva “Non rivoluzioni se non ti rivoluzioni”. Music for Change oggi è un contest molto particolare, che prevede tante fasi ed è un vero e proprio percorso che parte da maggio/giugno e si conclude a febbraio dell’anno successivo. Si vive una dimensione collettiva reale e le fasi sono tante: iscrizioni, giurie che scelgono i semifinalisti, audizioni live, scelta degli 8 finalisti e di 2 sfidanti, residenza artistica di 12 giorni, finale, scelta dei vincitori, partenza del Premio Stream Believe (cioè i brani distribuiti che si sfidano a colpi di Streaming) e poi premiazione ed esibizione a Casa Sanremo durante la settimana del festival. Questo è il percorso consolidato in questi anni. Stiamo già lavorando a nuove formule da introdurre per rendere sempre tutto più interessante per chi decide di partecipare. In primavera del 2023 uscirà una docu-serie tratta proprio da questa edizione. Sarà un prodotto molto originale, se devo trovargli una definizione direi: infotainment ma con elementi inusuali.

Cosa ti aspetti da questa nuova compilation?
“Music for Change – Collective Album #22” non è proprio una compilation nella visione classica di mix di brani di diversa estrazione di diversi artisti. Questo è proprio un Album Collettivo a Progetto; è suonato dagli stessi musicisti, è composto in un luogo unico, in un periodo circoscritto di pochi giorni, gli artisti hanno vissuto insieme durante la creazione e composizione. È quindi un vero e proprio album di un collettivo, ovviamente ognuno ha composto e interpretato il suo brano… ti dirò di più, ci sono tanti scambi tra i vari artisti nei vari brani. Mi aspetto che venga ascoltato da più gente possibile e che gli artisti comprendano quanto la forza del NOI (del collettivo) sia forte rispetto a quella dell’IO. Quest’anno (come anche gli altri anni) ci sono dei brani molto validi e credo che questi abbiano però un piccolo elemento in più relativamente alla padronanza e la consapevolezza del tema. Cioè sono brani diretti, non le mandano a dire. Brani che sono leggeri ma non sono superficiali nell’approccio. In alcuni casi hanno nobilitato la parola leggerezza.

Che percorso hanno fatto e faranno i brani?
Come ti dicevo i brani vengono da un lungo percorso, sono stati presentati per la prima volta al pubblico durante la finale del premio Music for Change presso un gremitissimo teatro Rendano di Cosenza. Sono stati valutati da 3 giudici on stage che erano Roy Paci, Zulù dei 99 Posse e Gabriella Martinelli. Poi il vincitore che è Luk con il brano “Numeri” si è esibito il 15 ottobre sul palco insieme a due ospiti Big come gli Eugenio in Via di Gioia e Rancore. In questo momento sono in piena promozione, alcuni di loro stanno portando il brano in giro nei loro concerti e il 7 febbraio saremo a Casa Sanremo durante la settimana del Festival e lì si esibiranno nuovamente tutti e suoneranno gli 8 brani che sono stati realizzati per Music for Change. Ti aggiungo che in meno di una settimana l’album sta avendo dei feedback di ascolti in termini di numeri e di critica molto positivi.

Chi volete sensibilizzare e perché con “Music For Change”?
Prima ti dicevo che oggi sui diritti si combatte una delle battaglie più importanti per il nostro futuro e soprattutto per quello dei più giovani. Il futuro è la parola centrale del nostro impegno, crediamo e immaginiamo un futuro che non può più essere quello che abbiamo vissuto nel passato, cioè di delega alle nuove generazioni: “ora tocca a voi cambiare le cose!”. Ecco …no…noi vogliamo costruire, nel nostro piccolo, un futuro nel quale tutti siano coinvolti collegando le generazioni del passato con quelle del presente, verso quelle del futuro. L’obiettivo è alto, lo dico senza retorica, ed è quello di spronarci tutti ad attuare il cambiamento attraverso la continuità e la corresponsabilità. Non basta essere sensibili,  sensibilizzati o sensibilizzanti… è importante che queste emozioni vengano trasformate in partecipazione vera e sincera. Don Luigi Ciotti (che poi è il nostro presidente onorario) dice che i valori non si trasmettono ma si testimoniano. Questi 8 brani sono 8 testimonianze attive in giro per il nostro paese, fisicamente e virtualmente.

Ma la musica può realmente cambiare qualcosa questo periodo storico non proprio semplice che stiamo vivendo?
Ci viene chiesto spessissimo cosa può fare la musica o ancor più ci chiedono se oggi abbia senso parlare o incentivare a fare musica di impegno civile. Io credo che oggi più che mai ce ne sia bisogno e se mi chiedono se c’è nel panorama nazionale dico di sì. Certo se ci aspettiamo di sentire quello che scrivevano Lolli, Guccini, Gaber o lo stesso De Andrè non lo troveremo e suonerebbe anche anacronistico per certi versi (al netto dell’immortalità poetica di tutti loro). Il contesto sociale è cambiato, la comunicazione è cambiata, il modo di esprimersi è cambiato e di conseguenza la musica a sfondo civile è diversa. Lo scorso anno, per fare un esempio tra tanti, è uscito un Ep di Brunori Sas ed io lì ce l’ho sentita questa roba qui. Il fatto è che la narrazione seriosa e moralistica ha per anni occupato quasi per intero la scena ottenendo poi un rigurgito, facendo allontanare tutti. Nei testi di “Cheap”, per continuare su quell’esempio, invece ho trovato quell’ironia che nel cinema è stata espressa magistralmente in film come Johnny Stecchino di Benigni e nelle pellicole di Pif. È questa la nuova strada per far diventare non impegnative da digerire le tematiche sociali o la stessa antimafia, partendo da un elemento che appartiene davvero al quotidiano. Come ti dicevo prima non c’è più bisogno dell’artista eroe ma un di uomo che non può negare l’esistenza di problematiche sociali e magari portarle agli onori dell’attualità e della cronaca anche attraverso l’ironia.

Chiudi l’intervista come vuoi, un messaggio a chi leggerà per dare visibilità a questa iniziativa.
Ascoltate l’album collettivo  “Music for Change – Collective Album #22”

https://open.spotify.com/playlist/4qQWetf6MskDHzCyKhqY2q

FABIO LOFFREDO