Now Reading
MEURSAULT OMEGA – Intervista all’ideatore del progetto Cliff Scott

MEURSAULT OMEGA – Intervista all’ideatore del progetto Cliff Scott

I Meursault Omega più che una band sono un progetto aperto e il loro sound spazia dal death metal fino ad arrivare ad accenni progressive. Ne abbiamo parlato con il fondatore del progetto Cliff Scott. Di seguito l’intervista.

Ciao e benvenuto su Tuttorock. Presenta la band, come nascono i Meursault Omega?
Ciao a te, Fabio e a tutti i seguaci di Tuttorock. Meursault Omega nasce come un progetto aperto, nel senso che non esiste una vera e propria band, ma piuttosto un filo conduttore – spinoso o contorto, fate voi – intorno al quale lavorare. E’ un progetto sperimentale del quale io, Cliff Scott, faccio da master mind e intorno al quale altri musicisti sono coinvolti.

Perché hai deciso di chiamare la band Meursault Omega? Quale è il suo significato?
Meursault è il protagonista del romanzo ‘Lo straniero’ di Albert Camus ed è un personaggio molto controverso, un pò come i tempi che stiamo vivendo. Omega fa riferimento alla fine di qualcosa, qualcosa di conclusivo. L’idea era appunto di sintetizzare in un nome le contraddizioni del nostro tempo, questo limbo di finito/indefinito, dove tutto sembra segnato, ma senza troppe certezze.

Il vostro sound è estremo, partendo dal death metal. Tu come definisci il sound della band?
Non direi che il genere sia proprio estremo, c’è una componente melodica molto accentuata e old school, anche se la scelta di suoni sporchi, quasi trasandati, e la componente sperimentale forse danno questa impressione.

Parlami ora di “Cold Thirst”. Quale è stato il processo compositivo dei brani?
A livello compositivo si tratta di un lavoro che si muove da linee di basso/batteria sulla cui impalcatura viene poi appoggiato tutto il resto. L’intenzione era proprio quella di creare una sorta di poltiglia sonora un pò oscura, sul quale poi sviluppare le tematiche dell’album.

Il significato del titolo dell’album e dei testi?
Sì, l’album è un concept che ha per tema il rapporto tra la morte e il potere. ‘Cold Thirst’, la sete fredda, non è solo sete di potere, ma anche il bisogno che il potere ha di conservarsi e perpetuarsi attraverso il sangue. Oggi le cose sono cambiate, ma non troppo.

Una copertina in chiaro stile death, in bianco e nero, teschi, impiccagioni e un cavaliere senza volto su un cavallo. Il significato?
L’artwork è opera di un ragazzo indonesiano, Frost Bite, il cui stile si combinava molto bene con le tematiche dell’album. Il cavaliere è il potere esecutivo, ma su di lui campeggia una struttura che è il potere vero e proprio. Del cavaliere facciamo fatica a scorgerne il volto, della struttura non sappiamo nemmeno chi la abita.

Il Lockdown e questa pandemia hanno contribuito in qualche modo alla stesura dei brani sia dal punto di vista musicale che dei testi?
La pandemia ha dato un duro colpo a chi opera nel settore, specialmente tra i gestori di locali, ma anche un nuovo impulso dal quale speriamo venga qualcosa di buono. ‘Cold Thirst’ è nato durante il lockdown, non so quanto ha influito la pandemia, ma forse a livello inconscio traspira questo senso d’insicurezza.

Una formazione molto estesa con tre voci femminili che usano anche il growls. Perché questa scelta?
Come dicevamo prima, non trattandosi di una band tradizionale, ma di un progetto sperimentale si può spaziare in più direzioni senza troppi problemi. Una volta scritto l’album e vista l’esigenza di copione, di dare voce a più protagoniste femminili, sono state coinvolte nel progetto con piena libertà d’azione Chiara Manese, Francesca Tosi e Simona Guerrini. Francesca e Simona hanno nel loro repertorio delle qualità veramente notevoli e sono pienamente a loro agio anche con il growl, quindi credo sia stata una scelta abbastanza naturale. Ma anche Lunaria Wistful, la quarta voce femminile che troviamo sul pezzo To The Core, ha fatto un lavoro sorprendente.

Le influenze musicali?
Sono tante, dagli anni settanta ad oggi di acqua sotto i ponti ne è passata tanta. Se devo farti tre nomi Melvins, Can e Celtic Frost.

Come è secondo te la situazione del metal italiano?
Ascoltiamo molto metal italiano e ognuno di noi con le sue band è pienamente coinvolto nella scena. Da parte mia, devo dire che la qualità sì è decisamente innalzata in questi anni e un certo riconoscimento internazionale lo dimostra.

Hai programmato un tour a supporto dell’album?
Sarebbe bello, ma troppo complicato!

Chiudi l’intervista come volete, un messaggio ad entrare nel mondo Meursault Omega.
Se non vi piace restare troppo in superficie e volete grattare un pò di crosta, potremmo essere quello che state cercando. Stay metal!

FABIO LOFFREDO