LUCA MARTELLI – Intervista tra Litfiba e Ride Gorilla passando per Gli Atroci e Gior …

In occasione del live a In Bottega (Casalfiumanese) ho intervistato il batterista LUCA MARTELLI.

Ciao Luca, visto che abbiamo qui presente anche tuo padre, mi viene da dire che iniziare a suonare la batteria in casa non è facile, come tipo di strumento intendo, ma a parte gli scherzi, hai avuto un drum hero che ti ha particolarmente ispirato e portato ad appassionarti a questo?
Sicuramente i primi nomi che vengono in mente sono Ian Paice, John Bonham e Keith Moon, un poco il classico del genere. Come ho iniziato a suonare la batteria non lo saprei dire, ho rotto le scatole a mio padre in tutte le maniere, battevo mani e piedi su quello che capitava per segnare il ritmo. Mio zio poi aveva in casa dischi di Deep Purple, Led Zeppelin e The Who, quindi ho cominciato proprio con loro. Poi Kiss e tutta la musica degli anni ’70, questa è stata la mia droga musicale. 

La tua maniera scatenata e spettacolare di muoverti sulla batteria ricorda molto questi fenomeni.
 Sai, allora non c’era Youtube, arrivavano le prime videocassette e vedevi i Deep Purple, noleggiavi il VHS, senza nemmeno poterlo duplicare, quindi avevi un paio di giorni a disposizione per incamerare il tutto. Un altro batterista pazzesco che mi ha folgorato è stato quello dei Grandfunk Railroad, arrivai una volta a noleggiare un secondo video per duplicare una cassetta e potermela rivedere tutti i giorni, questa è stata la mia scuola. 

Certamente ora tutto è cambiato, molti musicisti con cui parlo mi dicono come allora si dovesse andare a orecchio per decifrare un accordo, ad esempio, oggi con Youtube puoi andarlo a vedere.
Assolutamente, io adesso lo faccio spesso, se fosse esistita allora questa possibilità avrei imparato ancora di più. 

Sei andato anche a scuola no?
Sì, da Giulio Capiozzi, il batterista degli Area, mi ha fatto amare la batteria in maniera estrema. Altra cosa è che non ha mai insistito per farmi suonare un particolare genere, ma ha voluto che imparassi la batteria e tramite questo mi esprimessi con la mia fantasia. Giulio mi contattò al telefono di mia madre, non esistevano i cellulari, insistendo che andassi a Cesenatico a prendere lezioni da lui, perché ci teneva tantissimo. A 17 anni partivo, piedi, autobus, treno, e andavo a lezione a casa sua. E’ stato bellissimo, ma per nulla facile.

Poi ti sarai lanciato nel suonare in pub e locali vari per fare gavetta, giusto?
Avevo una tale voglia di suonare che andavo ovunque, dal rock al liscio. 

Poi tanti gruppi, Giorgio Canali e Rossofuoco, Gli Atroci, ora i Litfiba.
Con Giorgio è stata un’esperienza incredibile, avevo 19 anni e lui mi disse, “Picchia duro, suona tutto quello che vuoi”. Da lui ho imparato tutto, anche i Litfiba, in cui sono entrato come membro e non come turnista, quindi discuto e propongo come gli altri. Questo l’ho imparato da Giorgio, lui mi ha responsabilizzato rispetto il mio ruolo, incitandomi a proporre idee, poi se ne discute.

Come dimenticare il tuo fare il Lurido Cavernicolo ne Gli Atroci?
E’ divertentissimo, assolutamente diverso che con Giorgio, con la possibilità di sperimentare elettronica e cose nuove senza problemi.

Mi viene da dire che adesso fai musica truzza ? ?
(risate) Già, ma ti devo confessare che mi sono veramente rotto le scatole di definire e sentire sempre definire la musica. Per me la musica è musica, basta che ti faccia venire i brividi. Io nel mi spettacolo mescolo di tutto.

Con i Litfiba poi un bel colpo.
Mi chiamò Piero che mi aveva visto suonare a Firenze con Giorgio, dicendomi che cercavano un batterista. Feci il provino con lui e Ghigo, così mi trovai sul palco con loro e Maroccolo, che ritengo il bassista per definizione e da cui ho imparato tantissimo. Puoi immaginare le emozioni che ho provato in quel tour incredibile.

Poi sei diventato una sorta di idolo in Sardegna.
Ma davvero, ho proprio un gruppo di amici che si è creato lì, faccio tantissime date. Tutto è nato dopo un live con i Litfiba, telefonai a quale locale proponendo il mio spettacolo, da lì sono arrivato a fare 60 date all’anno e lavoro così tanto da non riuscire a farmi un bagno.

Per rispondere alle domande dei batteristi, che strumentazione usi?
Tutta roba italiana, a iniziare dalla batteria che la fa un ragazzo di Bologna, Paolo Palmieri, che ci mette un amore totale e fa strumenti fantastici. Lavorando con Piero e Ghigo devi essere sempre a bolla, non gli importa se sei endorser, loro sono molto esigenti e gli interessa il suono. Palmieri mi fa tutto su misura, stasera qui uso una 22, con i Litfiba una 24 e con Giorgio una 26. Mi fa misure che non troverei in negozio e con i colori che desidero. Le bacchette me le fa uno di Bassano del Grappa, in carbonio, mi ha mandato dei prototipi da provare per un anno, fino a che abbiamo trovato la perfezione.

Come elettronica invece?
Io l’uso tantissimo, ho cominciato con Gli Atroci, come dicevo prima, poi mi sono lanciato, come con Mezzosangue, il rapper con cui lavoro spesso.

Ma stasera invece siamo qui con questo tuo progetto personale Ride Gorilla, il Gorilla che corre, come è nata l’idea?
Io non riesco a stare fermo, quando non ci sono tour non è nel mio essere fare l’insegnante, è qualcosa in cui non mi ritrovo proprio. Quindi ho ideato questo one man show. Odiano le pause tra una canzone e l’altra, volevo fare qualcosa che non si fermasse mai. Ho conosciuto dei DJ, e ho scoperto cose che non mi sarei aspettato, ho ideato questo show dove mescolo di tutto, senza generi.

Classica domanda finale, progetti futuri?
Suonare finché ho fiato ? ? Nelle date vuote del tour con Piero che inizia adesso ho messo quelle di Ride Gorilla.

MAURIZIO DONINI 

Band:
Luca Martelli – batteria

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