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LIVE DRIVE IN – Intervista a Viola Colletti sul nuovo format per la musica dal vivo

LIVE DRIVE IN – Intervista a Viola Colletti sul nuovo format per la musica dal vivo

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In occasione della nascita del format “LIVE DRIVE IN”, ho intervistato la Direttrice Artistica “VIOLA COLLETTI”.

Buongiorno Viola, inizierei a chiederle come vi è venuta l’idea di Live Drive In?
Io sono Direttore Creativo di Live Drive In, di ZOO srl agenzia creativa di Verona e di Utopia srl di Giancarlo Sforza che da sempre lavora nel mondo dell’entertainment dedicato alla musica e al corporate. Nello specifico io e Giancarlo abbiamo un background storico che arriva dalla musica live, lui di 40 anni e io da molto molto meno. Negli ultimi anni ci siamo dedicati alle aziende, al ramo corporate, per portare le nostre competenze nel media entertainment presso di loro, ma abbiamo comunque sempre mantenuto la musica nel nostro orizzonte, per divertimento e per passione. Quando si è iniziato a parlare del blocco, del lock-down, siamo stati assaliti dall’angoscia del momento. Abbiamo pensato non soltanto a noi, che prevalentemente ormai ci occupiamo di corporate e digital entertainment, ma anche tutti i nostri colleghi dello spettacolo nonché al pubblico stesso, cui veniva tolto improvvisamente tutto il mondo del live. A metà marzo abbiamo quindi fatto una call in smart working tra Roma, Verona e Cesena, in questa occasione ho lanciato l’idea “E se facessimo un drive in?”. In particolare un drive-in allargato al mondo della musica, teatro ed eventualmente allo sport con un maxi-schermo. Tra Zoo, Utopia e 3d Unfold abbiamo iniziato a interrogarci sulle possibilità e sulle criticità di un format organizzato in tale senso, ponendoci quindi dettagliati quesiti su come si sarebbe potuto procedere. A questo punto ci siamo sentiti con Pasquale Aumenta, titolare di Italstage, azienda leader nell’allestimento di palcoscenici, assieme a loro abbiamo iniziato a scandagliare il mondo delle venue e dei local promoter riscuotendo immediato interesse. Questo ci ha spinto a proseguire con maggiore forza nel cercare di creare una rete per arrivare a un format sostenibile aiutando tutta la categoria degli addetti ai lavori, oggi in ginocchio e per nulla tutelata dalle normative. 

Avete trovato quindi delle città interessate, l’appoggio delle istituzioni?
In alcuni casi siamo stati contattati direttamente da Assessori, Sindaci, Presidenti di Regione, ma anche da local promoter; individuando quindi le possibili venue. Il format è modulabile e può quindi adattarsi alle diverse realtà o artisti, quindi accontentando città come Milano e Roma, ma anche realtà più piccole. Anche gli stati di avanzamento lavori pertanto sono diversi, in alcuni casi saremmo già pronti a piantare il primo piolo, in altri meno. Certamente, anche la diversa diffusione del virus da regione a regione rallenta tutto. 

Il format drive-in esiste dagli anni ’60 come idea, oggi ci sono tecnologie che allora non erano disponibili, avete fatto studi su come ottimizzare il tutto?Abbiamo studiato il tutto perché usando le tecnologie disponibili si riesca anche a realizzare un format che sia economicamente sostenibile, ipotizzando che il sistema resti in piedi mediamente per 4 mesi. Abbiamo studiato adeguamenti tecnologici innovativi anche per rendere la fruizione del suono il più fedele possibile, valutando ovviamente come risolvere la presenza dei vetri dell’auto che fanno da barriera. Il nostro progetto è modulabile, quindi le piazzole per le auto sono studiate in maniera che inizialmente gli ospiti siano obbligatoriamente seduti in macchina, ma in una fase successiva in cui le normative dovessero concederlo si possa scendere dall’auto e partecipare al live stando nella piazzola, sfruttando gli spazi di protezione che abbiamo disegnato. Abbiamo poi previsto un primo settore per cicli e motocicli in modo da permettere anche a chi non ha un’auto di prendere parte all’evento. Tutto questo prevede naturalmente sistemi di protezione per evitare fenomeni di contagio. Ma la parte più innovativa e divertente del progetto è stato ideare un terzo settore sfruttando i parcheggi coperti in fondo alla venue, in modo che chi arriva con l’auto la possa mettere nel box, salire sopra al tetto praticabile e recintato della struttura e gustarsi lo spettacolo acquistato da questa sky-box sopraelevata. La musica verrà diffusa in maniera ampia e non solo frontale per permettere a tutti di avere un audio di qualità. Le problematiche sono ovviamente numerose, quindi abbiamo dovuto, così come continuiamo incessantemente a studiare diversi aspetti come contingentare l’accesso ai bagni che rischierebbe altrimenti di essere è il primo punto di contatto fisico nonché curare la sanificazione degli stessi. 

A oggi penso che la tecnologia possa permettere di ovviare a qualunque problema pratico, ma dal punto di vista del target raggiungibile avete fatto degli studi in proposito riguardo chi potrebbe essere interessato?
Ha perfettamente ragione, la prima cosa che ci hanno chiesto i local promoter è stato un budget plan puntato sulla capienza di un teatro e quindi costi spalmabili in questo senso. Devo dire che siamo già stati contattati da moltissimi artisti, anche di primissimo piano, interessati a partecipare. L’effetto del lock-down non è stato solo economico, ma anche psicologico, e quindi questi artisti sono i primi a voler tornare a calcare i palchi.  

In merito alla tipologia del pubblico che potrebbe essere interessato avete svolto indagini di marketing su quale fascia potrebbe essere interessata? Il format mi pare più vicino alla platea di un teatro che al prato o pit di un classico live.
Certamente, abbiamo visto anche eventi simili che sono appena stati organizzati in Norvegia e Germania, scoprendo anche molti punti interessanti. Come in ogni novità ci saranno consensi e dissensi, ma consideriamo che, come dicevo, molte persone usciranno dal lock-down provate non solo economicamente, ma anche e soprattutto psicologicamente. Sono previste forti reazioni di agorafobia, talvolta si vedono diffidenze anche solo per un incontro al supermercato, per cui ci sarà chi non se la sentirà di andare a un concerto, per quante misure di sicurezza possano essere messe in atto. Ma c’è al contempo un grande bisogno di ripristinare un percorso emozionale come solo un live può consentire. Il live-drive-in non è nato per sostituire qualcosa di esistente, nulla potrà mai surrogare la bellezza del live, ma per dare una risposta in un momento di ‘mancanza’, nonché provare a supportare tutto il mondo che gira attorno ai live. Il nostro motto è stato ‘intanto’.

Giustissimo, ma allargando il discorso verso il futuro, finita l’emergenza del momento il Live Drive In non potrebbe diventare un nuovo format fisso per portare nel mondo dei concerti un pubblico che al momento non partecipa perché non gradisce stare in piedi, non ama il prato, ma potrebbe essere invece attirato dal vedere comodamente un concerto con la propria auto?
E’ perfettamente centrata l’idea, ne abbiamo parlato proprio durante il primo brainstorming, che è stato lunghissimo, pensando a tutta quella gente che “Sarebbe bello andare a quel concerto, ma la macchina dove la metto?”, ma no, nulla potrà mai sostituire la bellezza del live, e lo dico anche da spettatrice. Live Drive In è solo una proposta transitoria per un momento drammatico che speriamo si esaurisca quanto prima. 

Avete già una forbice di prezzi da indicare al pubblico?
E’ troppo presto perché ci sono molte variabili in essere, sponsor che stanno evidenziando manifestazioni di interesse, comuni che vogliono intervenire con contributi, diverse logiche di settore, quindi non è possibile indicare al momento una forbice in tale senso. Bisognerà inoltre poi considerare le disposizioni normative che verranno preposte, un caso è se in un’auto ci vi è la presenza di 4 persone, diverso se come nel Drive In della Norvegia ne sono autorizzate soltanto 2. Diverso ancora se la venue individuata ha una capienza di duecento macchine o seicento. 

Vuole aggiungere qualcosa?
La ringrazio per l’intervista e la saluto augurandoci che la fase 4 possa avvenire quanto prima, ripristinando, insieme a quell’agognata “normalità” alla quale in molti fanno riferimento, anche il meraviglioso mondo dello spettacolo per come lo conoscevamo e che amiamo. Come dicevo, intanto, speriamo che le Istituzioni sblocchino quanto prima la possibilità di sostenere almeno questo modello temporaneo di intrattenimento, che in mezzo a tanto dolore potrebbe contribuire a favorire il ripristino di almeno un po’ di levità.

MAURIZIO DONINI 

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