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LEGNO – “UN ALTRO ALBUM”, L’ULTIMO DISCO DEL MISTERIOSO DUO

LEGNO – “UN ALTRO ALBUM”, L’ULTIMO DISCO DEL MISTERIOSO DUO

Legno COVER

E’ uscito il venerdì 27 novembre, pubblicato da Matilde Dischi / Artist First, “Un altro album”, secondo disco dei LEGNO, progetto indipendente formato da due artisti dal magnifico accento (la regione di provenienza, inequivocabile) ma anche due supereroi (Legno Felice e Legno Triste) la cui identità è sconosciuta e misteriosa, i loro volti nascosti da due scatole, due maschere.
Abbiamo incontrato i LEGNO, i Supereroi dell’Indie, interessantissimo e originale progetto indipendente formato da questi due talentuosi musicisti, la cui identità è appunto sconosciuta; noi abbiamo raggiunto telefonicamente Legno Triste e lo abbiamo intervistato.
Si tratta di due supereroi, due cantautori che sono i protagonisti di un fumetto uscito insieme all’album. I LEGNO tengono molto a specificare – come ci ha raccontato nell’intervista Legno Triste – che si tratta di un fumetto vero e proprio creato con l’intento di offrire qualcosa in più e dare “un valore aggiunto al disco come supporto”, dischi che nel tempo hanno perduto il loro valore rispetto alle piattaforme musicali. L’idea del fumetto – sembra uscito dalla penna dei bei fumetti di una volta – nasce dalla passione comune per il mondo dei supereroi e dal loro grande desiderio di farne parte. Abbiamo naturalmente parlato anche del fumettista che vogliamo menzionare; per la realizzazione del fumetto, infatti, i LEGNO hanno lavorato con il disegnatore Niccolò Storai e con Francesca Del Sala, raccontando la loro storia. A supporto dell’uscita del disco, è uscito anche nelle radio il singolo “Delia”, brano che incarna perfettamente l’idea comune del disco, il filo conduttore che unisce tutte le canzoni, ossia l’amore nelle varie sfaccettature: nel quotidiano, nella vita di tutti i giorni e di tutte le persone. Non solo l’amore vissuto in prima persona, ma, come nel caso del singolo, l’amore nei racconti degli altri. E inoltre, l’amore universale, nelle cose.
“In questi ultimi due anni abbiamo visto – ci racconta Legno Triste nell’intervista – attraverso i messaggi che riceviamo e i live, quella che è stata la nostra crescita umana e professionale, ci siamo dedicati molto alle persone che ci hanno scritto e che sono venute a sentirci sionare dal vivo perché noi due siamo cresciuti con loro. Quindi, è stato molto importante per noi dedicare questo disco alle persone che ci hanno resi partecipi delle loro vite come per esempio Delia, una ragazza che ci ha sempre seguito, ci ha raccontato la sua storia che è poi diventata una canzone presente nel nostro secondo lavoro”.

Abbiamo raggiunto Legno Triste al telefono: chi siete e perché non volete mostrare il vostro viso? Perché Legno Felice e Legno Triste? Chissà quante volte al giorno ve lo chiedono…
Ce lo chiedono sempre, naturalmente. Diciamo che volevamo dare una distinzione, soprattutto caratteriale: Legno Felice, si lascia scivolare maggiormente le cose addosso mentre io, Legno Triste, sono quello che si arrabbia di più, forse più sensibile.

Partiamo dal vostro secondo disco: come è nato e qual è l’idea comune?
Il filo conduttore, come nel primo, è l’amore in generale non soltanto per una persona ma l’amore che si prova per un familiare, un amico, una persona cara. Le storie che cantiamo rappresentano non solo noi e il nostro quotidiano ma anche storie di altre persone, come nel caso di una ragazza che ci segue, ci ha sempre seguito e della quale abbiamo voluto raccontare la sua storia, ne è la testimonianza il brano “Delia”. Abbiamo raccontato quello che lei ci aveva raccontato, mettendo musica e parole. Sia in questo che nel precedente disco, abbiamo cercato di raccontare il nostro modo di fare, di essere e quello che ci circonda.

L’album è accompagnato da un fumetto originalissimo che ci riporta ai fumetti di un tempo, alle grandi firme. Chi è il vostro fumettista, conosciamolo meglio.

Il nostro fumettista è Niccolò Storai e con Francesca Del Sala, due ragazzi toscani, abbiamo lavorato alla realizzazione e impaginazione del fumetto. Avevamo la voglia di fare un fumetto, prima di tutto perché siamo amanti del genere – con un riferimento specifico ai Supereroi – e poi per dare anche un valore maggiore al cd che si sta perdendo a discapito della musica fruibile su altre piattaforme. La musica oggi è “liquida” mentre noi volevamo dare valore al vecchio caro cd.

C’è questo amore e ritorno agli anni ’90? Tra i vari brani troviamo la splendida canzone“I goal di Weah”, un ritorno al passato, non solo per il calcio?

C’è questo desiderio, soprattutto legato al calcio, di un tempo passato quando questo sport faceva davvero appassionare ed emozionare, era il calcio “vero”. Tra l’altro ci ha lasciato da poco un’icona mondiale di questo sport come Diego Armando Maradona che rappresenta il calcio di quando “i campioni erano campioni davvero”. Anche nelle sonorità, noi cerchiamo di ritrovare e riportare la musica degli anni ’90; per esempio nel disco suoniamo tutti gli strumenti quindi tutti gli strumenti all’interno del disco sono veri, tutti. In un mondo dove ora il sound è molto più elettronico, noi abbiamo sempre messo gli strumenti, tutto suonato realmente; c’è un rimando sul sax finale, nel brano “I goal di Weah”, al grande Antonello Venditti degli anni ’80-’90. Cerchiamo di riportare il nostro concetto di musica a quello perché poi noi abbiamo quel tipo di ascolti, fin da piccoli, veniamo infatti dai grandi cantautori e quindi vogliamo ricordare e rimandare ai giovanissimi – che purtroppo non conoscono il grande cantautorato – chi erano questi artisti.

Nel vostro disco c’è anche l’omaggio alle grandi serie tv, nelle piattaforme come Netfilx, mi riferisco al brano “Casa de Papel”: come è nata l’idea di dedicare alla serie “Casa di Carta” una canzone?

Perché nella serie tv anche loro indossano una maschera, hanno sul viso una maschera di Dalì, questa divisa iconica, ironica ci ha colpiti e avendo anche noi sul viso una maschera riconoscibile per chi ci segue ma anche per chi non ci conosce ancora, abbiamo voluto omaggiare questa serie popolarissima che tutti conoscono. Tra l’altro questo pezzo è uscito nel periodo del primo lockdown e l’abbiamo voluto perché la serie ha tenuto compagnia a tante, tantissime persone durante la quarantena di marzo e aprile scorso. In particolare, durante l’uscita del nostro pezzo era uscita contemporaneamente anche la 3° stagione della serie, quindi ci aveva fatto grande compagnia e abbiamo deciso di dedicare una canzone, scritta di getto: in fondo chi non si è in qualche modo innamorato della storia complicata e complessa della Casa di Carta?

Parliamo del brano “La canzone di Natale”, visto che sarà un Natale sottotono, causa emergenza Covid. Che tipo di Natale sarà e che atmosfere avete voluto proporre nella canzone? “Parenti Serpenti”, rifacendovi al celebre film di Monicelli del 1992 oppure nostalgia dei cenoni che non potremo fare? Meglio un Natale senza zie e cugini?

Diciamo sempre “che noia, i parenti a Natale”. Quest’anno invece per chi non lo potrà fare perché malato o per noi tutti che non potremo fare grandi tavolate, forse ci renderemo conto di quelle piccole cose che davamo per scontate e che invece ci mancheranno e ci mancano realmente; diciamo che quest’anno ci auguriamo che il Natale 2020 sia una giornata “meno di merda” degli altri giorni ma inevitabilmente, probabilmente, un po’ di “merda” lo sarà.

Facciamo un passo indietro: come vi siete incontrati, tu e Legno Felice? Come è nata la passione per la musica che poi è diventata professione e qual è la vostra esigenza narrativa?

Ci conosciamo da tanti anni, facciamo musica anche al di fuori del progetto “Legno”. Conoscendoci da tanto tempo, la voglia di collaborare era tanta, scrivevamo insieme anche per altri artisti come autori e un giorno abbiamo deciso di iniziare a collaborare, scrivendo insieme e unendo le nostre voci. E’ stato molto bello, fin dall’inizio c’è stata una grande amalgama, oltre l’amicizia è nata una grande collaborazione per la scrittura dei testi.
L’esigenza narrativa è quella un po’ di tutti gli artisti, quella di non andare a pagare uno psicologo o psichiatra: si scrive per liberare quello che si ha dentro, senza lo scrivere staremmo male, fondamentalmente; anche per questo motivo siamo particolarmente contenti che questo disco sia uscito nonostante le condizioni attuali siano nuovamente sfavorevoli, con l’emergenza sanitaria.

Volevo chiederti un pensiero sul momento difficile che stiamo vivendo, sulla crisi dello spettacolo (musica, arte, teatro, danza) sui luoghi di cultura chiusi. Non solo live ma anche teatri e sale cinematografiche: mancano le tutele.
Penso che purtroppo l’Italia sia un Paese meraviglioso ma ancora indietro su questo tema. Finchè ci sarà ancora qualcuno che chiederà “che lavoro fai” a proposito di musica e spettacolo, ci sarà sempre questa profonda differenza. Se non si comprende a fondo che l’arte genera lavoro e muove l’economia, si rimarrà sempre indietro. Tra l’altro approfitto per ricordare che noi stiamo realizzando e terminando in questi giorni il video del brano “Delia” ed abbiamo deciso di lanciare un piccolo messaggio: realizzeremo questo videoclip all’interno di un teatro vuoto con un attore che canterà e mimerà il pezzo, come metafora dei teatri vuoti e chiusi, con immagini piuttosto forti e un lancio finale che dice “l’arte non si ferma”. Andiamo avanti, anche in un momento così difficile e complesso bisogna urlare forte che l’arte non si ferma. Rispettare le leggi ed affrontare il virus con le dovute precauzioni ma riteniamo che la gente non vada mai lasciata da sola.

In Italia manca ancora una Legge Nazionale sulla Musica che tutelerebbe sia gli artisti che le maestranze, ricordiamo che i lavoratori sono tantissimi:

Soprattutto le maestranze che sono davvero tante. Gli artisti sono in minoranza rispetto ai lavoratori dello spettacolo, a quelli dietro le quinte; i grandi nomi in qualche modo riescono a sopravvivere anche durante lo stop ma le maestranze no, gli stagionali no, le tantissime persone che lavorano con la musica in questo momento stanno soffrendo. Penso anche ai cantanti di karaoke e pianobar, sono persone che lavorano con la musica e dietro a tutto questo c’è un investimento importante, c’è un mondo di sacrifici dietro anche a questi artisti che purtroppo non viene riconosciuto. Quindi non possiamo pensare solo ai big e ai grandi nomi ma a intere categorie non riconosciute.

Che cosa significa oggi per te, per voi, essere un cantante indie?

Di solito noi non ci siamo mai identificati in qualcosa, l’unica cosa che abbiamo di “indie” è l’essere completamente indipendenti. In poco tempo siamo diventati da piccolo progetto un progetto che in tanti conoscono, abbiamo sempre fatto delle scelte in modo indipendente, in questo mi sento davvero “indie”: ho scelto come fare e quando fare. Vale per entrambi, sia per me che il mio collega.

Alessandra Paparelli