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ISABELLA TURSO – Intervista su Nocturne

ISABELLA TURSO – Intervista su Nocturne

È uscito sulle piattaforme streaming e in digital download “NOCTURNE(https://isabellaturso.lnk.to/Nocturne), il nuovo album della pianista e compositrice ISABELLA TURSO. Contiene le composizioni “Nightfall” in collaborazione con la violoncellista cino-americana Tina Guo e “Rêverie” insieme al chitarrista classico Luca Nobis.

Buongiorno Isabella, piacere di conoscerci. Come ti sei avvicinata alla musica?
In casa avevamo una sorta di tastiera, organo elettrico, cui mio padre era molto legato, ma soprattutto era uno strumento di condivisione speciale tra genitore e figlio. La musica ha questo potere di creare legami, la condivisione è un aspetto che mi ha sempre affascinato fin da piccola, sicuramente ho sempre avuto dentro il pensiero di fare questo percorso, l’interesse è sempre stato presente, ero sempre la prima a volere partecipare a un corso di musica a scuola quando capitava l’occasione. Poi ho iniziato il percorso accademico in Conservatorio dai 9 anni, e quando c’è stato l’esame ho voluto farlo al pianoforte, non avevo altro obiettivo. Da lì c’è stato tanto studio e sacrifici, ma anche molta soddisfazione. 

Particolare anche la scelta di percorrere fin da piccola il genere della musica classica, non proprio usuale in un giovanissimo.
Torno a citare nuovamente mio padre perché ascoltava tanta musica classica e pianisti, inconsciamente, vista la mia età, vedevo la sua emozione nell’ascoltare questo genere e probabilmente si è trasmesso tutto a me. Non avevo ancora l’idea precisa di cosa fosse la musica classica, che poi anche oggi rifuggo da schemi chiusi e predefiniti, cerco sempre di unire tutti i mondi musicali. Ho avuto quindi l’idea fin da piccola di produrre suoni fisicamente, usare le dita e creare note.

Autori che ti hanno colpito in maniera particolare?
Sicuramente Chopin, Gershwin con la sua capacità di unire la classica al jazz, lui mi ha veramente illuminato sulla possibilità di spaziare tra più generi trovando strade alternative. Io non sono una jazzista, mi piace ascoltare atmosfere e farle mie usando il mio linguaggio personale.

Gershwin direi che identifica molto bene il tuo genere musicale. In effetti anche lui ha operato molto sulle colonne sonore e ci riallacciamo al tuo lavoro in Nuovo Cinema Paradiso.
Certamente, fra l’altro io ho cominciato a scrivere musica, prima facevo l’interprete suonando pezzi per pianisti, mi è capitato di suonare la Rhapsody in Blue di Gershwin in una versione particolare, dove c’era un pianista jazz che si lanciava in improvvisazioni all’interno del brano. Io, invece, suonavo la parte di Gershwin vera e propria, e qui mi è scattato il desiderio di scrivere la ‘mia’ musica, da lì sono nati due album in poco tempo, “All light” e “Omaggio a Donaggio”. 

Ma, ascolta, quando ti suona il telefono e invece di un modesto giornalista come me ti trovi a parlare con Ennio Morricone, come si rimane?
(risate) Quasi si sviene, era Natale e fra l’altro avevo la febbre, la classica influenza delle feste. In quel periodo avevo lavorato con suo figlio, Andrea, lui aveva realizzato la parte di archi e io quella pianistica per un nuovo arrangiamento di “Nuovo Cinema Paradiso”, e il Maestro Ennio ci teneva a chiamarmi per dirmi la sua opinione. Già era rara la cosa perché lui non era uno facile ai complimenti, quindi è stato bellissimo, mi disse che aveva apprezzato molto l’arrangiamento trovandovi sensibilità e talento con un modo di suonare particolare. Gli chiesi se stesse scherzando che mi veniva da svenire e ricordo mi disse: “Si segga signorina, non svenga, si segga”, cosa che feci sullo sgabello del pianoforte (risate). Sarebbe stato bello registrarlo per riascoltarlo successivamente, perché non sempre è facile portare avanti quello in cui si crede, mettici un periodo in cui è difficile fermarsi ad ascoltare. Io stessa a volte faccio fatica ad ascoltarmi, ecco perché è stato terapeutico scrivere questo album mi ha costretto a fermarmi, a riflettere su cosa volevo dire e come volevo dirlo, un periodo di emozioni contrastanti molto forti, possiamo dire che la ‘notte’ mi ha portato consiglio. 

Come dicevamo prima, spazi tra tanti generi e contaminazioni, pensiamo a Dargen D’Amico, ad esempio.
E’ stato interessante e divertente lavorare con Dargen, persona intelligente e molto aperta, disposto all’ascolto malgrado abbia, ovviamente, le sue idee, e quindi anche se non sempre è stato facile, siamo riusciti a trovare sempre degli ottimi punti d’incontro. 

Il che permette a chi piace Dargen, ma non conosce il pianoforte, di scoprire e apprezzare un mondo nuovo ampliando gusti e platea.
Assolutamente sì, durante il tour sono venuti tanti giovani che hanno apprezzato il modo diverso di comunicare di Dargen verso il suo pubblico, sia lui che io siamo due sperimentatori, e trovare punti comuni è stato fantastico. 

Il 2021 è stato un anno particolarmente interessante, hai lavorato anche con Dario Vergassola, e anche il Premio Rota.
Dario è forte, abbiamo fatto questo progetto con un regista che avevo conosciuto un anno prima in Cina, Luc Jacquet che aveva vinto l’Oscar con “La marcia dei pinguini”, oltre Dario c’era Dargen, Marquica, e “Storie di mare e piccole terre” è puntato fortemente sull’ecologia, un tema che ho quanto mai a cuore. Per il Premio Rota a Bari fu proprio Pino Donaggio ad invitarmi, ho suonato proponendo le mie musiche collegate a immagini di film. Lì ho condiviso il palco con Claudio Simonetti e i suoi Goblin, suonando il pianoforte, ed è stato veramente bellissimo. 

Visto lo strumento che suoni, immagino sia difficile portare con te il tuo pianoforte preferito 🙂
I pianisti devono arrangiarsi in generale, Horowitz si portava dietro il suo Steinway a coda perché poteva permetterselo (risate). Ma è interessante arrivare e trovare uno strumento che devi imparare a conoscere in poco tempo e farti amico. Poi, volendo, i pianoforti te li portano dove vuoi, il mio accordatore di fiducia me l’ha portato ovunque, dai palchi dei teatri alle spiagge piuttosto che in cima a 2000 metri. 

Veniamo al tuo nuovo album, “Nocturne”, con la partecipazione della famosa violoncellista cino-americana Tina Guo, come è nato?
 Lei è uno dei nomi di punta del panorama musicale come violoncellista, lavora tanto sulle colonne sonore, con Hans Zimmer, è sua la produzione del pezzo di Wonder Woman, la seconda parte di Dune che è in uscita adesso. Mi piace molto la sua attitudine musicale, bella, forte, libera. Nightfall è il brano che apre l’album e ci tenevo tanto che fosse una donna e che fosse lei, le ho scritto proponendoglielo, ha accettato e il risultato eccolo. 

Un brano bellissimo, molto rockeggiante, non si rivolge solo a un pubblico di musica classica.
Rockeggiante mi piace! Mi fa piacere tu dica questo, lei è molto rock, suona molto il violoncello elettrico, cui avevamo anche pensato, pur scegliendo alla fine quello acustico. Ma una rivisitazione rock non sarebbe male, si presta sicuramente. 

C’è un fil rouge che lega i brani di Nocturne?
L’ho pensato come una sorta di romanzo a otto capitoli, quando scrivo ho delle immagini precise nella testa, ma siccome la musica strumentale ha un grandissimo potere, ogni ascoltatore può sentirvi i propri pensieri e sogni. E’ un percorso notturno che parte dal crepuscolo e arriva fino all’alba. Non c’è un ordine cronologico, ma di racconto; ogni brano è legato a un momento della notte, ma anche a un ricordo mio, non essendoci parole, ma solo musica, viene lasciato spazio all’interpretazione di ogni singolo ascoltatore. 

La parte vocale, malgrado le tue collaborazioni, non è qualcosa che ti interessi particolarmente inserire nella tua musica?
Dargen per il suo modo di scrivere molto bello e poetico è stato perfetto per me, sicuramente mi piace legare la mia musica alla parola in qualche modo, così come amo collegarla alle immagini. In generale mi piace legarla a qualcosa che sento vicino a me, a qualche aspetto che sento affine. 

Come pensiero generale, pensi che avere un/una cantante sul palco, in genere il frontman/frontwoman è il cantante, possa spostare l’attenzione del pubblico dal pianoforte alla voce?
Il rischio è di apparire come accompagnamento, spesso si sente dire “accompagnato al pianoforte da…”, poi il pianista, magari, ha scritto i pezzi, composto le musiche, bisogna capire cosa si vuole trasmettere quando sei sul palco. Io l’ho fatto con Dargen con cui abbiamo lavorato alla pari e in perfetta sintonia, non farei l’accompagnamento perché in questo momento mi interessa promuovere la mia immagine. 

Progetti futuri? Magari un tour?
Ci sarà un album in uscita nei prossimi mesi, con In-Q (https://www.in-q.com), poeta californiano esponente della slam poetry, che scrive in spoken-word, non proprio rap, ma una sorta di recitato, molto improvvisato. E’ un autore pluripremiato, assieme abbiamo realizzato questo album che uscirà entro l’anno. C’è un tour in previsione da marzo, dobbiamo incastrare bene date e luoghi, piccoli gioielli come dimore storiche, castelli, piccoli teatri. Sarà un tour ecologico con auto elettrica e podcast dall’automobile, le date sono in via di definizione. 

MAURIZIO DONINI

Nocturne:
Isabella Turso – pianoforte
Etichetta discografica: Bluebelldisc
Distribuzione discografica: Artist First
℗&© 2024 Bluebelldisc Music
Produttore esecutivo per Bluebelldisc: Andrea Natale
Produttore esecutivo per Vibrante e Artist Manager: Boban Zlatkovic
Pianoforte registrato da Raoul Terzi presso Good Wave Recordings – Spiazzo (TN)
Accordatura pianoforte: Egidio Galvan
Archi e chitarra registrati da Diego Maggi presso Core-T-Zone Studio – Milano
Mixing by Stefano Barzan presso Tranquilo Studio – Milano
Mastering by Fabrizio de Carolis presso Reference Mastering Studio – Roma
Photo by Cristiano Miretti © 2023 Bluebelldisc Music
Hair & Makeup Artist: Lucia Orazi
Fashion Designer: Eleonora Lastrucci
Creative Director: Matteo Procaccioli Della Valle
Project Manager: Nathalie Giugni

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