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IMPERATORE – L’artista napoletano presenta “Voci dentro”

IMPERATORE – L’artista napoletano presenta “Voci dentro”

In occasione dell’uscita del nuovo disco “Voci dentro”, prevista per martedì 15 febbraio con presentazione presso il Bravo Caffè di Bologna, ho avuto il piacere di intervistare Pasquale Imperatore, architetto, attore, cantautore, nato a Napoli nel 1961. Nel 2013 fonda il gruppo musicale teatrale circense “Banda Mediterrona”, con il quale si esibisce allo Spazio Eco di Casalecchio di Reno e, nel 2014, all’inaugurazione del locale BIO.it a Milano insieme a Syusy Blady, scrittrice e conduttrice televisiva. Nel 2016 realizza il recital “Eduardo in Musica” con brani composti sulle poesie di Eduardo de Filippo. Nel 2017, Pasquale Imperatore, si occupa della sceneggiatura, della regia e delle composizioni musicali del musical “Il Sogno” presso il Teatro Tivoli di Bologna. Nel 2019 si occupa della regia, della colonna sonora e, con il contributo di Elena de Curtis, Paolo Pruni e Daniele Sarnataro, della sceneggiatura del musical “Zuoccole Tammorre e Femmene”, viaggio nella vita di Antonio De Curtis, che vede la partecipazione, sul palco del Teatro Alemanni, della stessa Elena de Curtis e della giornalista Loretta Cavaricci. Nello stesso anno compone le musiche per “Il Morso di Luna Nuova” di Erri De Luca con la regia di Elena Voli. Nel 2020, insieme ad Elena de Curtis, continua il viaggio nel mondo di Totò attraverso il musical “Penziere e Femmene”, uno spettacolo incentrato sul rapporto di Antonio De Curtis con il mondo femminile, un connubio di musica, teatro e danza.

Ciao Pasquale, benvenuto su Tuttorock, partiamo subito con la presentazione di questo tuo nuovo disco, “Voci dentro”, che uscirà il 15 febbraio.

Ciao Marco, piacere, la mia musica parte dal mio essere napoletano, parte da Napoli e approda qua alla mia dimensione di vita, ogni tanto mi ricarico a Napoli ma la scintilla che fa nascere una canzone scocca qua, a Bologna, dove vivo. I miei riferimenti musicali non sono tanto collegati a Napoli, intendendoli come musica classica napoletana o neomelodica, la mia musica è un mix dei miei ascolti, ti posso citare Pink Floyd, David Bowie, Leonard Cohen, Peter Gabriel, Fabrizio De André. I brani nascono da una scintilla emotiva, da un vissuto, non riesco a sedermi a tavolino a scrivere una canzone, le mie sono ispirazioni che nascono a volte nella notte, solitamente parte una musica e istantaneamente devo andare a scoprire il testo che ci si trova dentro. Per me il testo è già musica di per sé, anche per questo compongo direttamente in lingua napoletana, anche se non escludo di scrivere in lingua italiana in futuro. Il discorso della lingua napoletana è collegato ad un aspetto squisitamente musicale della sonorità che ben si sposa con le sensazioni che ho dentro. Se dovessi tradurre un testo dal napoletano all’italiano si perderebbe la magia, ci sono delle sfumature, come in altre lingue latine come spagnolo e portoghese, che, traducendole, perderebbero tutto il loro potere. Questa magia l’ho trovata nelle poesie di Eduardo De Filippo e Antonio De Curtis, il grande Totò. Tengo molto all’aver dedicato due brani a loro in questo disco, non sono due brani nati per caso, questo mio percorso è il punto di arrivo, che poi è anche un punto di partenza, di un percorso iniziato nel 2013 a Bologna e che ha iniziato a concretizzarsi con l’incontro nato alla mostra di Totò nel 2017, dove rimasi folgorato dalla genialità di questo uomo, della scissione tra Antonio De Curtis e la sua maschera, quella che gli serviva per vivere. Lui odiava la sua maschera ma essa faceva parte della sua anima, lo aiutava ad essere sé stesso, è bellissimo questo concetto. Da lì ho approfondito i testi di Antonio De Curtis e ho iniziato a scrivere canzoni sulle sue poesie, che hanno già una loro musicalità dentro. Poi ho incontrato Elena De Curtis, la nipote di Totò, ad uno spettacolo di Alessandro Preziosi, e con grande emozione le dissi del mio lavoro. Lì scattò la scintilla che fece iniziare un percorso all’interno del quale ho creato uno spettacolo teatrale, “Zuoccole Tammorre e Femmene”, poi diventato “Penziere e Femmene”, che ho portato in giro a Bologna con una compagnia di attori, musicisti e danzatrici. È un percorso ancora in atto, anche se il Covid purtroppo ha fermato tutto e c’è una crisi mostruosa a livello di piccoli teatri. Con Elena, anch’essa presente sul palco negli spettacoli, è nata una bella amicizia e mi ha dato la possibilità di accedere a piccoli segreti di suo nonno. Da “Penziere e Femmene” è nato un disco, ancora in lavorazione, dove Eduardo e Totò si incontrano musicalmente e per il quale ho avuto l’ok anche della famiglia De Filippo.

Disco e opera teatrale affronteranno un percorso separato?

Le due cose saranno separate. Nello spettacolo “Penziere e Femmene” ci potrà entrare qualcosina di “Voci dentro” ma penso sia possibile maggiormente il contrario, Antonio ed Eduardo sono anche loro le mie voci dentro, “Voci dentro” è un contenitore che accoglie varie voci, anche le loro, credo sia giusto così anche perché questo disco è fatto di canzoni, lo considero il mio mondo nel quale posso ospitare anche il mondo di De Curtis e De Filippo.

Nell’epoca del neomelodico, del rap, della trap, come riesce a sopravvivere la canzone d’autore napoletana?

Guarda, abbiamo i Foja, i 24 Grana, 99 Posse e Almamegretta che sono dei riferimenti. Stando un po’ lontano da Napoli non sono molto dentro al mondo delle nuove proposte ma penso che la tradizione napoletana non morirà mai, c’è sempre un fermento attraverso laboratori, incontri, il punto fondamentale è che c’è bisogno che anche quelli che sono sulla scena da tempo siano integrati con i giovani emergenti, questa è una cosa che un artista come Daniele Sepe sta facendo molto bene. C’è il rischio della separazione tra chi è già ad un certo livello e chi è ancora ai margini. Devo dire che in altre città, come la stessa Bologna, c’è più integrazione da questo punto di vista.

Il 15 febbraio presenterai il disco al Bravo Caffè di Bologna, vuoi presentare questo evento?

Sarò con Elena, mia figlia, che abita a Roma e canta da sempre, lei mi ha dato una grande mano nel portare avanti questo progetto donandomi la sua voce. Poi ci saranno Rod Mannara al basso e alla chitarra e Damiano Trevisan alla batteria e alle percussioni.

Parlami un po’ della copertina del disco.

La copertina ha un’altra bellissima storia, a Natale sono andato a Napoli e ho incontrato, per farle gli auguri, una mia carissima amica, Donatella Mazzoleni, lei mi ha fatto vedere le sue opere, tra cui la Tabula Musicalis, che ha esposto anche al museo di San Martino. È una tavola che rappresenta una Napoli piena di simboli, hai una visione di questa città in una dimensione metafisica che ti risponde con dei suoni, con la musica, è una sensazione molto bella. Mi ha folgorato poi una sua opera recente non ancora pubblicata con il minotauro nelle viscere del vulcano, con il labirinto, Teseo, Arianna, un collegamento tra mitologia e Napoli in questo divenire continuo, lei ha ascoltato il mio disco e mi ha disegnato la copertina chiamandola “Voci dentro”, ed è un po’ come guardare Napoli da dentro, sono felicissimo perché per me rappresenta il consolidamento di un’amicizia attraverso un incontro artistico.

Hai in previsione qualche video?

Sì, ci saranno tre video, “Parlami”, che è quello che considero il singolo dell’album, l’ho voluto realizzare a Bologna con Rod Mannara, che suona con me ed è produttore musicale, e la sua compagna Federica Lecce. È una storia tra due ragazzi e ho voluto che fossero due ragazzi bolognesi, ricalca un po’ i contenuti del brano, l’altro è “Zona rossa”, l’ho girato nel quartiere Sanità di Napoli e lo faremo uscire in seguito, e vede protagoniste mia figlia Elena e Maria Teresa Gigante. Dulcis in fundo “Amore perduto”, che abbiamo girato alla Chiusa di Casalecchio di Reno dove io abito. Volevo dedicare a questo luogo che mi ha accolto un video, poi c’è un collegamento, il teatro di Casalecchio è dedicato a Laura Betti che ha lavorato con Totò sotto la regia di Pasolini quindi, per me, è un po’ come aver portato Totò qui.

Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere l’intervista?

Grazie a te! Chiudo dicendo che sto lavorando per un futuro migliore, anche con la mia musica, questo è quello che spero. La musica ha sicuramente un significato, credo nel valore che può portare e anche nel valore che possono portare le nostre “voci dentro” quando diventano musica.

MARCO PRITONI