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I Love You: intervista ai Malati Immaginari

I Love You: intervista ai Malati Immaginari

I Malati Immaginari… un appellativo alla Molière per un duo che si definisce “ipocondriaco” e che attraverso la musica esorcizza il proprio male interiore, affrontando di petto le proprie debolezze.

Definirsi “malati” è un atto senza dubbio coraggioso ma al contempo forse anche un po’ scellerato: chi siete veramente?

Siamo Dario e Laura, due amici fraterni legati da un patto di sangue che va ben oltre la nostra musica. Siamo Malati Immaginari di nome e di fatto, ovvero apparteniamo a quei nove milioni di italiani che combattono con ipocondria, attacchi di panico e ansia. Abbiamo iniziato a suonare insieme come percorso di terapia, e oggi a distanza di qualche anno possiamo dire con certezza che la musica ci ha guarito. Nessun atto scellerato, abbiamo semplicemente avuto la forza e l’umiltà di accettare noi stessi con i nostri limiti, abbiamo trasformato i nostri punti deboli nei nostri punti di forza, e quel percorso di terapia oggi ci ha portato in tour nazionale con oltre 120 date negli ultimi due anni.

“Immaginario” è un termine che nella Francia del XVII secolo veniva attribuito ai pazzi. In effetti le atmosfere cupe e i vostri testi crudi mi fanno venire in mente una citazione di Carlo Dossi, membro del movimento letterario della scapigliatura milanese (quello che si potrebbe definire una sorta di bohémienne borghese)… il quale in una sua raccolta di pensieri denominata “Note Azzurre”, ovvero una sorta di taccuino pubblicato postumo, scrisse: “il genio cammina sempre sull’orlo dell’abisso della pazzia”. Volete commentare con me questa affermazione?

Innanzitutto grazie per l’accostamento di tale spessore culturale. Noi siamo semplici servitori della musica, proviamo a dire la nostra con le nostre canzoni. Il Dossi aggiungeva anche che gli accessi maniaci e gli accessi di genio hanno la stessa natura, con la differenza che i secondi sono produttivi, i primi no. In questo senso vi è l’accostamento del genio alla pazzia. Rimanendo qui sulla Terra e tornando alla musica, non sempre ci troviamo d’accordo con tale affermazione, perché il vero genio, ovvero colui che sposta l’asticella di un discorso artistico più in là, è sempre una persona che ha studiato e lavorato tantissimo. Michael Jackson, Elvis, David Bowie, Frank Zappa o i Pink Floyd, ovvero geni indiscussi del pop, oltre ad avere una visione che li portava oltre i propri “concorrenti”, erano artisti che avevano sicuramente studiato più di tutti, oltre ad aver curato ogni minimo dettaglio o particolare della propria musica.

Rimanendo nella tematica della “follia”, ci sono personaggi dissennati, antieroi del mondo del cinema [alla Jocker di Joaquin Phoenix, per intenderci] che vi affascinano e per il quale avete provato anche empatia o solidarietà?

Sicuramente Dracula nella versione cinematografica di Francis Ford Coppola, interpretato dall’immenso Gary Oldman, è l’antieroe che sentiamo più vicino a noi, almeno nella sua parte romantica e malinconica. La sua sete di sangue era di fatto una condanna eterna d’amore, da sciogliere solo con il sacrificio terreno dell’amata Mina. Ovviamente non nutriamo alcuna simpatia per la figura storica che ha ispirato il personaggio del romanzo di Stoker. La reale sete di sangue di Vlad Terzo di fatto lo porta tra i sovrani più crudeli della storia.

Passiamo al vostro singolo: “I love you”.  Questo “tu” ovvero “you” può essere letto anche come un “voi”, ho interpretato correttamente? 

La protagonista di I Love You è una persona specifica, reale, viva e vegeta. Talvolta il titolo del brano “I Love You”, appunto, lo usiamo come battuta rivolta ai nostri followers, come per dire “vi amiamo”, ma non ha a che vedere con il significato del testo, che appunto è rivolto a questa misteriosa donna in Smart!

Nella canzone parlate di un amore che però si snatura, divenendo soffocante, additivo e tossico, tanto da non lasciare respiro…

La nostra I Love You è un urlo disperato nella notte, non di certo una frase d’amore sussurrata all’orecchio carica di positività. Crediamo che tutti noi almeno una volta nella vita ci siamo trovati a urlare il nostro amore nella notte, magari dopo una delusione, un abbandono. Un “ti amo” straziato e gridato nella speranza che possa giungere alla persona. I Love You è un amore durato una notte, ma che ha lasciato un segno indelebile, al punto da diventare un’ossessione.

A livello di sonorità la traccia costituisce un drastico cambio di rotta rispetto ai precedenti singoli, con sonorità più vicine all’ alternative rock italiano degli anni ’90, tanto che mi risultano evidenti le influenze di gruppi come Subsonica e Marlene Kuntz. Come mai questa scelta?

In studio ci piace sempre sperimentare soluzioni diverse rispetto al nostro live. Un po’ per non annoiarci, un po’ perché lo studio permette traguardi che con il semplice suono live non sono nemmeno immaginabili. Siamo curiosi, e siamo anche delle spugne, assorbiamo ogni tipo di influenza. Per questo abbiamo virato verso un sound più minimal, quasi completamente elettronico, proprio per esasperare il nostro mood malinconico e claustrofobico. In questo è stato fondamentale l’apporto del nostro producer Alessandro Forte (già Disco di Platino con Aiello) e del cantautore Fabio Cosimo con il quale abbiamo scritto il testo.

Cosa dobbiamo aspettarci dal vostro prossimo album: Emostatico?

Emostatico sarà un disco molto compatto, interamente registrato nelle stesse session di I Love You, e per questo ne seguirà le orme. Sarà un disco a metà strada tra la Darkwave e la deep house, cupo, claustrofobico, come se volesse preparare un’esplosione che di fatto poi non avviene. Anche per questo si chiamerà “Emostatico”, proprio come quel dispositivo che appunto ferma il sangue, lo blocca evitandone la fuoriuscita.

Attualmente siete in tour con Ys LaVey, progetto post punk di Young Signorino. Cosa avete raccolto da questa esperienza?

Abbiamo appena concluso il tour lo scorso weekend, se escludiamo una appendice a Parma il prossimo 16 marzo all’Arci Stella. Ys, ovvero il nostro amico Paolo, è un ragazzo splendido, geniale a suo modo, con il quale abbiamo instaurato un legame umano molto intenso. La sua carriera, dalla trap all’attuale post punk, ci insegna ad avere il coraggio di osare e di mettersi continuamente in discussione, anche a costo di abbandonare una strada più sicura pur di seguire il cuore.

Avete in cantiere anche una featuring in uscita nei prossimi mesi, potete darci qualche indizio?

Esatto. Proprio con Ys Lavey stiamo organizzando una collaborazione per un singolo. Ma al momento non possiamo aggiungere o anticipare nulla!

Avete all’attivo oltre 120 date, ma se poteste scegliere il luogo “definitivo” in cui suonare per una serata, il vostro “punto di arrivo personale” quale sarebbe?

Guarda, noi abbiamo suonato al Teatro Ariston da finalisti di Sanremo Rock 2022. Non è stato come partecipare al Sanremo quello vero, ma è stata comunque una grandissima emozione. Premesso che torneremmo volentieri all’Ariston, ovviamente, ci piacerebbe tanto chiudere la nostra carriera tra tantissimi anni con un concerto all’Arena di Verona, vero tempio esoterico per la musica delle più alte sfere.

Vi ringrazio per il vostro tempo e vi auguro in bocca al lupo per la promozione del vostro ultimo singolo “I love you”

E allora viva il lupo! Grazie a te, speriamo di risentirci presto.

SUSANNA ZANDONÀ