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GATECLOSER – Intervista alla metal band forlivese

GATECLOSER – Intervista alla metal band forlivese

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In occasione dell’uscita dell’album di debutto “From The Wasteland”, ho intervistato i Gatecloser, band forlivese formata da 4 ragazzi poco più che ventenni che hanno calcato il palco con nomi del calbiro di Alestorm, Skalmold, Secret Sphere, Kiko Loureiro, e che presentano un Thrash Metal dal suono potente e melodico con molte influenze diverse

Ciao ragazzi, innanzitutto benvenuti su Tuttorock, come state in generale?

Tutto bene grazie, la pandemia ha rotto un po’ le palle a tutti nel nostro settore ma si va avanti.

È uscito da poco il vostro album di debutto “From the Wasteland”, innanzitutto, parlatemi un po’ dell’etichetta Sliptrick Records sotto la quale è uscito il disco, siete arrivati a loro grazia all’agenzia Sbatimanagement di Michele Sbaraccani?

Non direttamente. Siamo arrivati a lei tramite Paolo Castelluccia (contattato dal nostro manager Michele Sbaraccani) il quale ha anche mixato e masterizzato l’album From the Wasteland.

I brani si differenziano l’uno dall’altro ma vanno a dar vita ad un concept, quello del “Gatecloser”, volete spiegare di cosa si tratta?

Gatecloser è l’unione di due parole: “gate” che significa passaggio e “closer” (letteralmente colui che sta vicino) inteso come custode/guardiano. Espandendo questo concetto si può dire che il Gatecloser è la personificazione del tempo che ognuno di noi percorre e che “custodisce” tutto ciò che facciamo e sentiamo. I temi dei brani sono differenti ma comunque comuni fra loro, rappresentano le varie azioni ed emozioni che ognuno di noi può fare e provare, buone o cattive che siano.

Come vi siete conosciuti e quando avete deciso di chiamarvi così?

Alessandro e Matteo si conoscevano e insieme hanno deciso di formare la band. Cercavano un cantante e hanno trovato Stefano (che già conosceva Matteo). Nicola si era trasferito a Faenza 2 anni prima e tramite conoscenze comuni è arrivato a Stefano che lo ha introdotto alla band. Il nome Gatecloser è venuto fuori per caso seguendo il collegamento e il significato che abbiamo voluto dare ai pezzi che stavamo scrivendo.

Di chi è stata l’idea del video del primo singolo “Bury Him Alive” e da chi è stato girato?

È stata un’idea comune tra la band (Alessandro, Stefano e Matteo in particolare) e il regista Stefano Pelloni.

In “Take My Hand” parlate di tema delicati come la violenza subita da una ragazza e la conseguente depressione, a dimostrazione che date molta importanza anche ai testi. Siete molto giovani e, oggi, la maggior parte dei vostri coetanei che si lancia nel mondo della musica lo fa con contenuti troppo spesso superficiali. Vi sentite orgogliosi di questo?

Non abbiamo assolutamente paura di scrivere canzoni impegnate né di scrivere canzoni stupide, se queste sono dettate dal nostro istinto. In sintesi come disse qualcuno tanto tempo fa: facciamo quello che vogliamo e se a qualcuno non sta bene, che si fotta.

Chi vi ha indirizzati verso territori metal?

Stefano è stato indirizzato verso il metal dalla famiglia, con consigli quali Evanescence e Nightwish. Matteo e Alessandro dalla voglia di conoscere e approfondire quello che i loro coetanei e amici ascoltavano. Nicola ha scoperto tramite sue passioni i Motorhead e tramite un amico del liceo i Metallica, sempre spinto dalla curiosità ha continuato verso quella direzione.

Quali sono gli artisti del passato e del presente che più amate?

Ce ne sono tanti, di band poi non ne parliamo che altrimenti la facciamo lunga. Abbiamo scelto per comodità di citarne alcuni in relazione allo strumento suonato da ognuno di noi: Ville Valo, James Hart, John Bonham, Krimh, Dimebag Darrell, Mark Tremonti, Cliff Burton, Nathan East.

La situazione riguardo alla musica live non è rosea, e il genere musicale che proponete non è proprio di quelli cui assistere seduti e distanziati… quanto vi manca suonare dal vivo e quando pensate di poterlo rifare?

Ci manca parecchio e non abbiamo idea di quando potremo tornare a farlo ma non pensiamo che ci siano generi da ascoltare in piedi e generi da ascoltare seduti. Il nostro pensiero è che questa situazione, come già detto, ha rotto le palle e messo in difficoltà un po’ tutti, compreso il settore concerti, per cui se ora l’unica soluzione è quella di suonare davanti ad una platea seduta, noi suoneremo davanti ad una platea seduta.

Mi dite un luogo, un locale o un festival in particolare dove vi piacerebbe suonare?

Suoneremo in qualsiasi occasione organizzata da persone serie. Non accettiamo i coglioni anche perché bastiamo già noi come tali (ride – ndr).

Grazie del tempo che mi avete dedicato, volete dire qualcosa ai lettori di questa intervista e a chi ascolterà il vostro album?

Ringraziamo Tuttorock per la fantastica intervista e invitiamo tutti i lettori a seguirci sulle nostre pagine social, non dimenticate di ascoltare “From the Wasteland” e il singolo “Bury Him Alive” sulle varie piattaforme.

Never give up. Stay thrashy and Boozy!

MARCO PRITONI

Band:

Voce, chitarra ritmica, tastiere: Stefano Tarroni
Chitarra solista, cori: Matteo Corbara
Basso, cori: Nicola Gavini Fiorentini
Batteria, cori: Alessandro Cupici

https://sliptrickrecords.com/gatecloser/
https://www.facebook.com/gatecloser/
https://www.instagram.com/gatecloser_official/

gatecloser from the wasteland cover